Dell'autunno, come della primavera, mi piace tanto l'equinozio. Mi fa pensare che siano stagioni per bene, caldo e freddo si alternano abbastanza equamente, giorno e notte stanno alla pari, almeno all'inizio. Certo la primavera è più simpatica perché nel suo scorrere porta una quantità crescente di calore e luce, mentre l'autunno ha questa vena di malinconia crescente, questo infreddolimento sempre maggiore. Comincia così, senza clamore, una mattina apri la finestra e capisci che dovrai mettere le scarpe chiuse e i calzini se no in moto le dita dei piedi perderanno sensibilità. Torni a casa, è sera e di colpo tiri fuori la coperta leggera, perché a te che sei un po' serpente, sotto i venti gradi ti si gelano pezzi sparsi. Però all'equinozio luce ed ombra si equivalgono, il pianeta, per un attimo diventa come il simbolo di yin-yan. E' tutto tranquillo, non c'è quella passione sfrenata che porta con sé l'estate, né quel senso di immobilità un po' fatalista, dell'inverno. Siamo, per un attimo, in perfetto equilibrio.
E allora ti dici che anche tu puoi fare qualcosa di equanime, di egualitario, di equilibrato. Ad esempio puoi ricominciare a parlare con la tua parte web, puoi uscire da quel silenzio quasi totale che ti ha catturato da giorni. Puoi equamente, (e possibilmente) in bella prosa, tornare a dire cazzate sul tuo blog.