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domenica 13 settembre 2009

Per amore e per ....




Premessa:
Ultimamente mi accade che dalla lettura di London Alcatraz e dai commenti ai post mi giungano ispirazioni ispirate. Anche questo post ivi colse ispirazione. Sentitamente ringrazio.

Racconto: Ad un certo punto della mia vita ho molto amato (e per lungo tempo) un musicista. Non uno "normale", chesso un chitarrista sanguigno e rocckettaro, un debosciato bassista con il mito di Sid Vicious o un batterista con l'aspetto di John Belushi e la sensibilità di un traghetto della Tirrenia. No, io ho molto amato un compositore di musica elettronica. Attenzione non quella alla Depeche Mode, no sia mai! quella rischia di vendere! Egli, nel più meraviglioso stile del vero artista d'avanguarde scriveva musica elettronica sperimentale, musica seria, ma seria seria. Quando lo conobbi io sapevo di numeri, di lingue estere, di letteratura varia e di innumerevoli altre cose, ma non sapevo (e non capivo) una beneamata mazza di musica elettronica contemporanea. Certo è roba di nicchia, mi diceva lui, cose a cui bisogna educare l'orecchio, mi spiegava. Ed a questa mia educazione si dedicò con grande impegno. Ora voi dovete sapere che la Farlocca, quando innamorata, raggiunge l'apice assoluto della sua farloccaggine. Ella, mediamente considerata donna razionale e abbastanza intelligente, riesce a fare, dire e pensare qualunque cazzata in nome dell'amato bene. E il musicista, l'ho detto, molto lo amai. Quindi di buon grado, anzi con entusiasmo, accettai di essere educata.
La mia educazione prevedeva spiegazioni, ascolto guidato in privato (f a v o l o s o dal mio punto di vista per come andavano poi le cose finita la musica...), andare ad ascoltare concerti, vedere piece teatrali sonorizzate dai grandi del momento. Prevedeva però alcuni salti mortali con carpiato e avvitamento da parte mia. Innanzitutto i concerti "migliori" li facevano in posti come il Goethe Institut di Roma dopo le 21 nei giorni feriali. Immaginate la Farlocca che dopo otto-10 anche 12 ore di lavoro, si catapulta in moto, prima a prelevare il musicista che sta a un milione di chilometri (dato il traffico di Roma), lo carica e, trasformata in Medusa dal casco, catapulta se e l'amato all'altro capo della città, entra in una bella sala, con delle sedie scomodissime, dure e con la seduta in plastica, in larga parte occupate da esangui signorine in nero, esangui signorini in nero, alcuni palesemente tedeschi, altri palesemente romani, ma sempre esangui e in nero. Normalmente la Farlocca non è per nulla esangue e non veste totalmente in nero, neanche ai funerali è così in nero. La sensazioni principe è dunque l'Imbarazzo (con maiuscola); è fuori luogo la discente, è evidentissimo, anche la dimensione delle tette non si addice al luogo.
Puntualmente ella si accascia sulla sediolina scomoda e si dispone all'ascolto. Ripassa mentalmente le lezioni dei giorni precedenti, dove ha imparato di tutto sulla musica non-armonica, sull'elettronica usata per produrla (e lì almeno si è veramente divertita un sacco appagando la sua anima nerd), ora però, nonostante l'amore e la buona volontà, hanno abbassato le luci e dagli altoparlanti escono dei sussurri, su di un video gigante si muove un film muto risonorizzato e ... Farlocca si addormenta. In quegli anni ho sviluppato tutte le infinite abilità del dormitore angolare di fantozziana memoria. Ammetto che il sonno mi travolgeva sopratutto sui film muti risonorizzati e in corrispondenza dei compositori tedeschi. I latini li apprezzavo molto di più, francesi, italiani e spagnoli, di solito, proponevano cose dalle quali uscivo senza sentire la voce di Aldo Fabrizi con il basco nero nella parodia del regista d'avanguardia che mi ripeteva "boh ma c'ho visto?".
Altra situazione di difficile digestione erano le retrospettive-omaggi ai grandi compositori del passato (cioè morti l'altro ieri), i pionieri di ciò che si fa adesso. Devo ammettere che il mio orecchio si adeguava bene alla musica contemporanea, esultava con il resto di me in incontri di Scienza e Musica, si estasiava ad ascoltare Michelangelo Lupone che raccontava delle ricerche che conduceva con i fisici dell'Università dell'Aquila sulla trasmissione del suono nei materiali creando sculture di metalli vari e suoni. Ma proprio non ce la facevo con le ricerche sulla dissonanza degli anni '60-'70 del secolo scorso e la musica microtonale (cfr G. Scelsi). Immaginate un quartetto d'archi, bello, sistemato sul palco, silenzio assoluto assoluto intorno, i musicisti accostano le mani agli splendidi strumenti e strappano simultaneamente le corde mentre qualcosa produce il suono di un gesso che stride sulla lavagna. E' un dolore fisico, un tormento che nemmeno l'innamorata più imbecille riesce a sopportare. "Cazzo ma mi potevi avvertire che era così stasera?" gemevo con le mani sulle orecchie "Così come?" mi rispondeva l'amato con aria un po' sorpresa. Roba che Penderecki al confronto sembrava Patty Pravo.
Ho però visto e ascoltato anche meraviglie. Magari non nel massimo confort, chesso, spettacolo di musica e teatro in chiesa sconsacrata (e piena di buchi) a Roma a gennaio (-2 gradi Celsius). Due giorni di reclusione in un casale umbro per ascoltare canto armonico, non si poteva fumare da nessuna parte, facevo delle belle passeggiate nel gelo novembrino per i campi per mettere a pari il tasso di nicotina. E via così. Sì perché bisogna capire una cosa importante: il compositore di musica colta moderna è nato per soffrire, se è di buon umore, se ride, se mangia e fa sesso con allegria, poi come lo dice nel suo linguaggio d'arte?