sabato 30 gennaio 2010

ryuichi sakamoto - rain(live)

Perché quando fuori piove...

domenica 24 gennaio 2010

Cassandra...


Sin da molto piccola mi capita di immaginare cosa possa accadere in una situazione prima di quanto facciano gli altri coinvolti. Non è un fatto legato alla stregoneria o a doti sovranaturali, è solo un fatto legato a una delle mie poche qualità: l'intelligenza analitica. Il mio cervello, senza che io gli dica nulla, elabora dati in modo continuativo, accumula informazioni, le immagazzina e sa sempre dove le ha messe. Certo ha una tabella dei nomi, sopratutto se di persone, pessima, ma non scorda mai un'immagine. Quindi se devo tirar fuori una bella citazione dotta faccio schifo, ma se devo connettere informazioni rapidamente effettivamente me la cavo alla grande. Tutto questo non è un vantaggio. Potete fidarvi, magari fai bella figura a lezione di matematica o finisci il compito di greco per prima, ma nella vita è una fregatura apocalittica. E già perchè passi un bel po' di tempo a dire "ma scusa te lo avevo detto" e di conseguenza a prendere sberle finché non impari a star zitta. Quando hai imparato a tacere stai male mentre vedi navi che affondano, gente che si impicca con le proprie mani e te, che gli vuoi bene, non puoi far nulla, al massimo puoi preparare il kit di pronto soccorso. Certo un qualche aiuto te lo da quel database eccellente che hai tra le orecchie, un po' aiuta a scansare calci, sberle e quant'altro. Sarebbe strumento potentissimo se associato ad un'intelligenza emotiva altrettanto sviluppata. Ma non è questo il caso, non dimentichiamo che chi parla, a ragion veduta, si chiama Farlocca Farlocchissima e non aggiungo altro.
Insomma quel che accade è che passo spesso per la Cassandra di turno. E pensare che a me quella povera principessa sfigata mi ha sempre fatto pena, me la immagino lì con questa diarrea verbale incontrollabile nella quale produce profezie terribili, con tutti che la guardano male e si grattano nei luoghi opportuni ogni volta che apre bocca. Mi immagino gli adolescenti troiani che al suo passaggio si spintonavano dicendo "tua cassandra!" come si faceva noi da adolescenti scemi al passare di menagrami, suore e preti. Ho passato diverso tempo a guardarmi alle spalle per controllare se qualcuno lo faceva con me, per fortuna pare nessuno lo abbia mai fatto. In effetti ho imparato a star zitta abbastanza presto. In ambito lavorativo, se proprio proprio le mura scricchiolano e gli altri sono sordi, faccio notare le crepe e qualche volta mi esce la previsione. Allora mi guardano tutti male e lo so che si grattano nei luoghi opportuni. Si capisce dal leggero movimento sotto il tavolo durante le riunioni. Quando poi la catastrofe si verifica, decidono che io devo avere entrature che loro non hanno e quindi passo per persona-con-importanti-connessioni. Cosa falsissima, lo giuro. Farlocca Farlocchissima non conosce nessun grande nome e non ha entrature particolare, però ascolta.
Tornando al mito e alla povera Cassandra mi sono chiesta spesso se davvero avessi qualcosa in comune con lei. Ho ripensato più volte alla sua storia. In effetti anche io vengo da una buona famiglia, certo non principesca ma sull'aristocratico sì. Ho studiato come le principesse troiane sicuramente facevano, la mia famiglia era abbastanza malata come la sua... Lei questa brutta fregatura della predizione inascoltata, si dice l'abbia presa per aver respinto Apollo. A me questo passaggio è sfuggito. Quando è che io avrei respinto Apollo? Parola mia, io uno bello così , se c'avesse provato con me, non lo avrei mai, ma dico mai respinto.

domenica 17 gennaio 2010

Napoli è....


E' sabato, sono quasi le due, stai correndo verso la stazione mentre mentalmente mandi al diavolo tutto e tutti. Sono giorni e giorni che aspetti questo momento, che te lo sei organizzato, che te lo sei promesso, a te e agli amici che ti aspettano. La vita fa del suo meglio per farti mancare la promessa, il tuo personale Titanic che sta affondando, la zia che s'agita, il frullatore che cerca di ri-catturarti per tritarti ancora una volta. Ce la fai, salti sul treno ad alta velocità e ora lo sai: tra un'ora sarai a Napoli. Non puoi dire che Napoli ti piaccia, non sarebbe esatto, se ci vai per lavoro ammazzeresti i colleghi locali, non ce n'è uno o una con cui divideresti un panino, figuriamoci una giornata lavorativa. Rappresentano la summa dei difetti orridi del luogo: arroganza che maschera incompetenza, approssimazione, passione per l'intrigo e l'azione furbesca. La città è un vero casino, cose meravigliose lasciate a crollare su se stesse, angoli di pura poesia inzzaccherati di monnezza. Insomma lo sai che è tutta vera la retorica del degrado che si racconta. E allora perché ci tieni tanto ad andare? Perché in fondo e neanche tanto in fondo, sei innamorata di quel gran casino e, sopratutto, a Napoli hai alcuni amici che ami profondamente e da tantissimo tempo. Con loro ti sei scambiata la promessa di vedervi almeno una volta l'anno. Magari per una sola giornata, ma almeno quella giornata deve esserci. Loro, come la maggior parte dei tuoi amici, sono abbastanza normali e quindi hanno figli, famiglia, quindi di solito vai tu. Certi anni la città non la vedi per niente, ti chiudi con loro da qualche parte e parlate per ore, vi raccontate fatti, impressioni, vi date consigli, rievocate soggiorni americani condivisi, vacanze insieme e progettate un futuro. Poi loro cucinano ed è sempre Natale pure se è agosto, dopo la visita vi ci vuole una settimana di dieta. Altre volte vi date all'esplorazione, diventi tu occasione per lanciarsi alla scoperta e ri-scoperta della città, del centro, del decumano e dei vicoli. Da Soccavo partite in spedizione, armati di ogni genere necessario alla gestione dei bambini e via a camminare nel casino, nei colori, nella monnezza e a riempirvi gli occhi di gente e cose.
Mentre il treno cammina veloce ti chiedi come sarà quest'anno. C'è tristezza nell'aria, tutti lo siete un po'. Ognuno ha il suo di Titanic in affondamento, tutti vi sentite precari, instabili. Però lei te lo ha detto "Vieni, vieni che ci fa bene a tutti, a te e a noi". Arrivi e c'è Napoli centrale, c'è il sole e un cane che dal binario ti accompagna alla metro, ti guarda e ti precede, se ti fermi si ferma, aspetta mentre cerchi un biglietto per l'autobus, biglietto che alla fine ti vende un signore gentile perché tutte le rivendite li hanno finiti e le macchinette sono rotte. Il cane ti aspetta, chissà perché tu lo segui, va giù per le scale, si districa nel labirinto generato dai lavori di ristrutturazione, ti porta a colpo sicuro al binario. Poi se ne va. Prendi il treno metropolitano, scendi a montesanto dove c'è la stazione nuova, non l'avevi ancora vista ed è bellissima. Sembra fatta d'aria. Sali sul treno della cumana e sei da loro. Per ventiquattrore sei lì, vi raccontate i rispettivi affondamenti, i desideri di fuga, scacciate la malinconia con il baccalà e il buon vino. Andate a passeggiare alle Terme di Baia, a guardare un fico che cresce a testa in giù tra le rovine di un'edificio romano. Poi corri di nuovo, questa volta superi ogni tuo record e salti sul treno mentre le porte si chiudono, non li avresti voluti lasciare.
Mentre torni la solita canzone ti suona in testa, la canti piano piano, ne richiami la malinconia e intanto speri che proprio quella malinconia che hai dentro muoia sui binari.


giovedì 14 gennaio 2010

Se ti vuoi vendere l'anima....

Se volete sapere cosa vi succede se fate un patto con il diavolo cliccate qui .... (non ho parole)

venerdì 8 gennaio 2010

Al rovescio

Ci sono tempi in cui stai di spalle alla vita. L'hai guardata bene negli occhi per un bel po' di tempo, vi siete fissate intensamente, come in quei duelli tra samurai in cui i combattenti si fissavano per mezza giornata e poi era un battito di ciglia a decidere chi aveva vinto o perso. Sei andata avanti così cercando di capire chi avrebbe abbassato gli occhi per prima. Hai fatto il samurai per anni. Una sera tornando a casa ti sei seduta sul divano, hai guardato bene il luogo, i mobili, gli oggetti, i quadri alle pareti, i vestiti che hai indosso. Cose ben note. Hai ripercorso i volti delle persone incontrate quel giorno, molti sono volti amatissimi e questo è bene, altri sono indifferenti e anche questo è bene, nessuno è un volto odiato e questo è molto bene. Hai pensato agli ultimi, faticosi, 5 anni e hai pianto un po'. Gioie, dolori, fatiche, la vita insomma. Ti sei alzata dal divano, hai deciso di non cenare, hai fatto un compito inchino da samurai alla vita, hai messo la katana nell'armadio e hai girato le spalle pensando "Che facciano un po' come gli pare, io sto qui se bussano apro, ma ora basta duelli." e finalmente, ascoltando solo il battito del cuore, hai preso sonno.


sabato 2 gennaio 2010

Due passi

Succede di ritornare in dei luoghi, di ripercorrere dei sentieri che già hai percorso. Succede di essere "di nuovo" in un luogo, di aprire gli occhi su qualcosa che hai già visto tante volte. Succede che di colpo quel che conosci non lo conosci più, che quel luogo in cui sei stata mille volte sia sconosciuto e pieno di meraviglia. Guardi il cielo, gli oggetti, le piante, lo sai che hai già posato gli occhi su tutte quelle cose, sai per certo che i tuoi piedi hanno già percorso quel sentiero, calpestato quel prato. Ricordi anche bene quando e con chi, ricordi come ti sentivi, cosa pensavi l'altra volta e la volta ancora prima. Oggi, come allora, però, il senso di meraviglia rende tutto nuovo, è così intenso da trasformare i tuoi occhi di quasi vecchia signora in occhi appena aperti. Respiri, sorridi, stai là, a Villa Adriana.