giovedì 30 aprile 2009

MADREDEUS, AINDA. (1995 LISBON STORY)

Perché ci sono giorni in cui sei comunque con la testa altrove e allora ci vuole la colonna sonora giusta.

lunedì 27 aprile 2009

Gite, pause e ...

La differenza tra un umano e un criceto risiede nel fatto che l'umano il quale, cricetamente, corre sulla ruota della sua gabbietta, sa di essere sulla ruota, il criceto no. Questa tesi è stata sostenuta, anche se con altre parole, da un mio collega, un giorno di stanchezza diffusa, in relazione al gran da fare che avevamo e alla sostanziale inutilità del nostro affannarci. Sul momento ho annuito con aria complice, come a dire "io e te non siamo criceti, noi lo sappiamo che stiamo facendo cazzate!" e sono tornata al lavoro. Ho proseguito la mia attività, intasato i neuroni per giorni con concetti alti e risultati così così. Ho corso sulla ruota della mia gabbietta, zampettando intensamente, cercando di non sentire fatica, scoglionamento e quant'altro fosse conseguenza dell'incricetamento. Ad un certo punto, sempre correndo sulla ruota, comincio quasi a divertirmi, a gustare l'affanno e l'arruffamento del pelo dato dall'aria che scivola intorno. Corro, corro e sono convinta di andare da qualche parte, accarezzo il mio ego complimentandomi per i risultati, mi gratifico dei commenti ricevuti, mi arrotolo sulla mia efficienza, lussuriosamente assaporo l'organizzazione degli impegni e godo della sensazione di importanza che, anche se spalassi concime, mi avvolgerebbe a questo punto...

E' venerdì sera, torno a casa, ho in tasca un biglietto del treno, domattina me ne vado, 24-36ore di computer spento, di cazzeggio senza remore, di umani con cui condividere uno spazio, senza ruote, con del buon cibo e delle buone chiacchiere. Sto facendo la verifica: se sono ancora capace di godermi un ulivo al tramonto, di essere me senza un computer davanti, allora non sono un criceto.

giovedì 23 aprile 2009

Seduta

E' un giorno di sole, dopo tanto freddo c'è stata una tregua, vera, un giorno di primavera. Esco a camminare, macino chilometri senza pensare a nulla, solo respirando e cercando di scacciare l'inverno anche dentro di me. Cammino, l'equilibrio interiore vacilla, il mio essere un frullatore, il mio sentirmi nel frullatore, sono materia di riflessione frequente di questi tempi. Mentre cammino sembrano prendere forma delle rassicuranti razionalizzazioni a posteriori. Me le godo per un po', mi crogiolo nella tensione che si allenta e ad un certo punto mi accorgo della stanchezza, sono varie ore che cammino. Mi siedo, a valle Giulia, sotto il colonnato della galleria d'arte moderna. Una brezza leggera accarezza le colonne e smuove i teli che annunciano la mostra odierna (bella per altro). Mi siedo e respiro, non c'è nessuno intorno, poche macchine che passano, la folla è nel parco, a Villa Borghese, qui solo la quiete. I giochi di luce tra le colonne, la scarsa presenza umana è silenziosa, c'è spesso pace qui. Una pace che cerco di assorbire nel respiro, scacciando, a volte con successo, il senso di malinconia che l'inverno mi ha portato.

E dopotutto ci sono tante consolazioni!
C'è l'alto cielo azzurro, limpido e sereno,
in cui fluttuano sempre nuvole imperfette.
E la brezza lieve [...]
e, alla fine, arrivano sempre i ricordi,
con le loro nostalgie e la loro speranza,
e un sorriso di magia alla finestra del mondo,
quello che vorremmo,
bussando alla porta di quello che siamo.
(Fernando Pessoa)

martedì 21 aprile 2009

Il colore del grano


Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l’ora della partenza fu vicina:
"Ah !" disse la volpe, "...piangerò".
"La colpa è tua", disse il piccolo principe,
"io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."
"E’ vero", disse la volpe.
"Ma piangerai !" disse il piccolo principe.
"E’ certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni ?"
"ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".

(Antoine de Saint-Exupery)

Ripensando alle storie d'amore, d'amicizia, di sentimenti che hanno costellato la vita, ti rendi conto che a volte non resta nemmeno quel colore, a volte, invece, rimane molto di più. Non è vero a.?

domenica 19 aprile 2009

Duffy - Mercy live from Later... With Jools Holland

perché oggi mi merito almeno 4 minuti di pura coattaggine danzereccia ....

giovedì 16 aprile 2009

Andar via


Oggi vorrei andar via. Prendere un treno, un aereo, anche solo una bicicletta e andarmene. Lasciarmi dietro ogni cosa, prendere magari lo spazzolino, un asciugamano, un pezzo di sapone, tiè aggiungo due magliette e giusto qualche mutanda di scorta. Poi via e basta. Certi giorni mi sento prigioniera di me stessa, dei doveri che ho scelto di assumere, dell'ambizione di fare qualcosa della mia vita. Tutte scelte, decisioni, che impongono un ritmo a volte troppo serrato. Fuori è primavera, c'è un sole un po' pallido ma ci sono dei momenti di cielo azzurro che tolgono il fiato. Invece niente. Resto qui alla scrivania, sto diventando a forma di sedia e immagino solo vagamente l'odore dell'erba nuova e di qualche fiore. Ecco potrei....
e poi vado ...

martedì 14 aprile 2009

Attese


Giorni complessi questi. Molto lavoro, molto riflettere, molto altro donato e ricevuto, come per caso, in brevi attimi di condivisione rubati alla vita usuale. Tempo trascorso accanto a chi aspetta, in compagnia di quel parlare d'altro, di quel mai dire certe parole, che sottintende l'enormità di una situazione. Una tristezza sottile che si sovrappone, si mescola alla morte presente che aleggia qui accanto, tra le montagne. Un terremoto interiore si affianca a quello reale, sei lì con quell'amico e aspetti con lui, aspetti, senza mai nominare l'attesa. Ti muovi, mangi, dormi, tutto come sempre, con un ritmo quasi uguale a quello di ogni giorno, nel profondo ti senti come al centro della piazza dell'auditorium di Roma, quella piazza di astronave inventata da Renzo Piano, con quegli oggetti architettonici, enormi, incombenti, onnipresenti, locali di astronave aliena dal contenuto impalpabile, fatto di suoni. Qui, nello scorrere dei giorni, viaggi in compagnia di astronavi colme di emozioni inesplorate e temute. Aspetti e ripensi ad una poesia di Hikmet che già hai usato altrove, là con intenso ottimismo, oggi la richiami come una specie di rito scaramantico e con una vaga sensazione di urgenza.

Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.
(N. Hikmet)

domenica 12 aprile 2009

Gatti e feste


da qui
Il mio amico gillipixel è un romantico-sentimentale e ci fa gli auguri di pasqua romanticamente-felini. A parte l'esser grati degli auguri, il richiamo al gatto nel vaso mi alza una palla che non posso esimermi dallo schiacciare.
C'è stato un tempo in cui avevo un giardino, in quel giardino ci stavo bene e, data la mia nota incapacità a dir di no ai "bisognosi", ci stava bene anche una colonia felina. La gente del quartiere arrivava a mollarmi i gatti piccoli là dentro, ce li buttavano dentro. Così per un certo periodo ne ho avuti un discreto numero in giro, tutti piccoli tranne il mio gatto ufficiale che era ormai alla disperazione. Per quanto riguarda il giardino dovetti presto rinunciare ad una serie di cose:

1) vasca con pesci rossi fatta da me: mancava solo che trovassi l'intera comunità felina con canne da pesca intenta alla cattura. A parte le zanzare che erano eliminabili con apposito prodotto, la vista del misero pesce massacrato mi indusse a riempire la vasca di terra e a piantare dei papiri.
2) coltivazione erbe da cucina in appositi vasi: nonostante reti, filo spinato e grida con pacche su sederi felini, riuscivano ad eliminare qualsiasi barriera e a stabilire un uso assai prosaico delle cassette coltivate, con morte immediata dei germogli di timo-salvia-menta-basilico.
3) stendino dei panni all'aperto: le lenzuola stese provocavano un irrefrenabile desiderio di giocare a tarzan, anche le calze di nylon avevano questo effetto, con ovvia distruzione delle medesime. Ma fu la distruzione definitiva di una camicia da notte di seta a darmi il colpo di grazia. Avevano vinto loro e lo stendino passò in bagno chiuso a chiave.

Ora tenere fuori di casa dei gatti continuando ad usufruire del giardino, si sa, è cosa sostanzialmente impossibile, in particolare se uno dei gatti (il mio) è autorizzato a frequentare l'interno. Così ad un certo punto mi trovai anche la casa invasa a tratti dalla truppa al completo, da cui:

1) eliminazione delle tende che sostituivano le lenzuola nel gioco-tarzan
2) copertura di divano e poltrone della nonna che, se pur vecchi, ancora meritavano alcuni anni di vita
3) barricamento della camera da letto la notte onde non ritrovarmi soffocata dall'affetto della truppa
4) terrore nel rientro a casa per via dei "meravigliosi" doni che mi venivano portati (mezzo piccione, topo morto, lucertole in vari stadi di mutilazione)

Questo stato anarchico si protrasse per quasi un anno nel quale il lavoro e le vicende della vita mi lasciavano così poco tempo da non riuscire a stabilire una vera disciplina. Poi esaurita io ed esaurito il mio gatto ufficiale, si partì alla carica per una soluzione. Trovai casa a tutti o quasi, qualcuno andò via di suo, o meglio ci pensò il mio gatto a spiegargli che quella era casa sua. Le nuove cucciolate abbandonate le portai alla colonia felina di largo Argentina, dovendo però spiegare che non ero io la responsabile di tanta riproduzione (mi beccai certi cazziatoni senza poter infilare una parola...). La vita riprese serena, lo stendino tornò fuori, ma tende, pesci e cassette per le erbe aromatiche non tornarono più: il residente ufficiale aveva preso alcune pessime abitudini.

giovedì 9 aprile 2009

....


foto farlocca (da qui)
Sarà che mi sono intristita, sarà che sto lavorando, forse un po' troppo... ecco ho perso l'ombrellino, l'impermeabile giallo l'ho masticato ieri per cena e mi stanno crescendo degli strani peli... appena mi normalizzo avverto...

domenica 5 aprile 2009

King Crimson - Frame By Frame

Domenica mattina, lezioni di rock all'auditorium... mattinata di lusso :-)

venerdì 3 aprile 2009

Lucio Dalla - Ulisse coperto di sale

certe canzoni somigliano ai sogni che a volte faccio la notte ....

giovedì 2 aprile 2009

Ma perché?


Nel mio gironzolare in rete mi capita, sempre più spesso, di imbattermi in blog di giovani donne che si preoccupano dell'essere single. Scrivono bene, molto bene (cfr qui ad esempio), sono dotate di grande umorismo, palesemente intelligenti e argute, sono sicura che sono anche carine da vedere, eppure sembra scorrere una vena d'ansia nel loro trovarsi da sole. Dato che sono parecchio più vecchia di loro (mi sa che potrebbero essere figlie mie) non commento al volo, non faccio la vecchia zia con un "senti a me c'è tempo", taccio e rifletto. Torno indietro con la memoria ai miei 25-26 anni, a tutti i periodi, di solito abbastanza lunghi, in cui sono stata da sola, non in coppia per la precisione, come adesso. L'ansia seria a volte nasceva dalla consapevolezza che l'orologio biologico stava camminando, che il mio desiderio di maternità rischiava (e così è stato) di restare inespresso. Per il resto non me ne fregava proprio niente. Avevo altri problemi su cui concentrare l'attenzione. Che si potesse dire che sono una zitella l'ho sempre visto come un problema di chi lo diceva e non mio. Le persone sono persone, a prescindere dal loro essere in coppia, sole o a terzetti. Se si dice di me che sono una "brutta persona" mi devo preoccupare, non se mi attaccano un aggettivo che non mi appartiene. Perché non stare in coppia preoccupa? E' una condizione come altre, alla quale si può accedere in qualunque momento della vita...
Tanto per la cronaca: ho un'amica ultra-sessantenne che ha un fidanzato nuovo da qualche mese, quasi dieci anni più giovane di lei, un amico di oltre settantanni che sta con una donna di venticinque anni più giovane ormai da due anni. Dopo anni ed anni di vita solitaria, sia l'una che l'altro, ad un certo punto, si sono detti (e lo hanno comunicato ad alta voce) che erano stufi di star soli, si sono, penso, interiormente resi disponibili e voilà... la vita porta quel che serve.
Be' è vero che c'è un punto dolente, sopratutto se sei nel pieno delle forze: il sesso. Organizzarsi non è banale, alcuni ottimi suggerimenti vengono forniti, ma come minimo tocca fare un sacco di sport per mettere quelle energie da qualche parte. Certo a pensarci bene, è un problema secondario; in fondo, l'unico vero problema che vedo nello stare soli è la mancanza di un sentimento, di un contatto particolare: l'amore, con o senza maiuscola. Ecco mi chiedo e chiedo alla giovani signore in rete ma siamo sicuri che solo in coppia questo si possa trovare?

È l'amore che è essenziale.
Il sesso è solo un accidente.
Può essere uguale
o differente.
L'uomo non è un animale
è una carne intelligente,
anche se a volte malata.
(Fernando Pessoa)