mercoledì 31 dicembre 2008

Anno vecchio, anno nuovo


Foto di Sandro B.
Il 2008 me lo vedo così, come la statua funebre nella foto di Sandro. Un dandy, un ottocentesco romantico personaggio di romanzo che viene a morire a Roma e si fa seppellire con gran pompa nel cimitero più bello della città (quello acattolico). Questo anno è stato un signore dai grandi eccessi, dalle grandi emozioni e dagli improvvisi cambiamenti, quindi non facilmente definibile. Non lo posso definire un anno di merda come detto da alcuni, perché nonostante ve ne sia stata molta, si è poi rivelata concime efficacissimo per grandi miglioramenti. Non posso dire che sia stato un anno bello, perché ho addosso una fatica enorme, fisica e mentale, che mi ricorda quanto mi è costato anche ciò che di bello si è realizzato. Non è stato un anno grigio questo. Neppure un anno monocolore, piuttosto direi un anno-caledoscopio. E' stato un anno di vita intensa e creativa, di grandi lacrime ed immense risate, è stato un anno di morte e resurrezione. E' stato un anno in cui ho un sacco di gente da ringraziare, un elenco davvero lungo, dalle amiche (e loro sanno), a maus, al quale devo l'insana idea di questo blog, ai lettori, assidui che commentano a voce o per iscritto, a Sandro che continua a fornirmi di bellissime foto ( ;-) ), agli amici che continuano a darmi allegria e affetto, agli altri blogger che ho incontrato di persona o virtualmente, dai quali imparo sempre qualcosa, alla zia che, pare strano, ma insegna molto pure lei... e la lista è così lunga che ci vorrebbero tre blog per scriverla tutta, ma in fondo chi è da ringraziare sa già che lo/la ringrazio.
E' quasi andato, insomma, questo 2008, ancora una manciata di ore e poi si cambia. Dunque lo saluto con rispetto, augurandomi, augurandoci un 2009 con immense risate e scarsissime lacrime, nonostante tutto.

Buon Anno

lunedì 29 dicembre 2008

Sogni


Oggi c'è un'atmosfera onirica nella mia testa. Il mondo si scolora e trasforma, si imbeve di segni, simboli e atmosfere rarefatte. Oggi penso ai sogni, a quelli che si realizzano, ai miei e a quelli degli altri. Penso alle immagini sfuggenti dei nostri desideri che sono e poi non sono più tali. Ai momenti di felicità fatta di attesa e di realizzazione, felicità che una volta ottenuta scivola altrove. Penso agli amori veri e presunti, agli scambi che arricchiscono i giorni, ai giochi di parole e ai pensieri inutili. Penso a me, ai mie anni, agli incontri e agli addii. Guardo indietro, faccio bilanci. Nasce un sorriso, perchè più indietro guardo, più lontano vado nel passato e più questo oggi si colora di quieta bellezza.

Quando passerà questa notte interna, l'universo,
e io, l'anima mia, avrò il mio giorno?
Quando mi desterò dall'essere desto?
Non so. Il sole brilla alto:
impossibile guardarlo.
Le stelle ammiccano fredde:
impossibile contarle.
Il cuore batte estraneo:
impossibile ascoltarlo.
Quando finirà questo dramma senza teatro,
o questo teatro senza dramma,
e potrò tornare a casa?
Dove? Come? Quando?
Gatto che mi fissi con occhi di vita, chi hai là in fondo?
Si, sì, è lui!
Lui, come Giosuè, farà fermare il sole e io mi sveglierò;
e allora sarà giorno.
Sorridi nel sonno, anima mia!
Sorridi anima mia: sarà giorno!
(Fernando Pessoa, Magnificat)

venerdì 26 dicembre 2008

Natale e dintorni


Foto presa da qui

-Pronto, PRONTO!!
-Sì zia eccomi che c'è?
-VIENI VIENI CHE NON CE LA FACCIO PIUUUUU'!!! MI SUICIDO!!!
-Sì zia arrivo ma che c'è? oggi alle 5 c'è la festa di natale (organizzata da lei) veniamo tutti...
-AAAAAH MA IO NON-CE-LA-FACCIO .... AAAAH
-Arrivo!
mollo tutto incluso amico mooolto interessante e parto alla volta della zia fendendo il traffico natalizio, 30 minuti di scooter per 2km ... sono le 4pm, suono al citofono:
-
Mi apri...?
click
-Bene, grazie che sei qui. Ci sediamo in salotto che ti offro qualcosa?
mortacci tua, penso, volevi solo compagnia... sto lì, lei si agita, poi si tranquillizza poi si riagita, poi si ritranquillizza, mi produco in numeri degni del miglior cabaret italiano, lei un po' ridacchia, un po' dice cose da malato psichiatrico, un po' dice cose da quella grandissima figlia di mignotta (pace a nonna) che è
-Sai ho pensato che voglio farmi interdire...
-Scusa zi' e mo perché questa?
-Beh, così fanno tutto gli altri...
-No zi' mi dispiace ti devi rincoglionire ancora un bel po' per essere interdetta
Ridacchia la figlia-di-mignotta (sempre pace a nonna).
Alle 5pm cominciano ad arrivare tutti, ma proprio tutti, nessuno la abbandona alle "sante ricorrenze", tutti lì a farle festa, a chiacchierare, a darle attenzione. Così la temutissima festa quasi-natalizia va serena, i bambini, usualmente teppisti si comportano bene, le cugine arrivano anche se in ritardo, la (santa) filippina che l'aiuta sorride e tutto, magicamente, è al suo posto.
Il pomeriggio volge al termine, è quasi ora di cena, molti vanno via e restiamo in pochi, mio padre, la sua pazientissima compagna, mio fratello più piccolo, le due cugine più giovani, si ride, si scherza, anche lei. Poi si mette in poltrona, noi siamo distratti dalle chiacchiere...

-
BAAAASTA!!!! NON CE LA FACCIO PIUUUU'!!! IO MI SUICIDO....NON VOGLIO PIU' VIVERE
attimo di silenzio, poi mio padre, serissimo:
-
Beh, che tu voglia suicidarti, che tu ti sia stancata di vivere, può anche essere legittimo... quello che non capisco è perché devi rompere i coglioni a noi con questa storia...
zia guarda lui, guarda me...
-Sai papà credo voglia esser sicura che se non la sentiamo per qualche ora (chiama anche 20 volte al giorno) veniamo a controllare e togliamo il cadavere prima che puzzi.
-
CAPITO!! (sottolinea lei)
-uhm che dici zi' se invece di suicidarci ci mettiamo la camicia da notte e andiamo a dormire?
-(serena) sì certo, vado in bagno buona notte e buon natale

tutti si baciano e si salutano, la festa è finita, Buon Natale.

martedì 23 dicembre 2008

Raccoglimento


Foto di Sandro B.

Fuori il vento, il rumore del mare, le onde che frangono, il cielo grigio. All'interno silenzio. Pareti bianche che accolgono, santini e santi dorati, uno sfarzo povero condito di trine fatte a mano. Uno spazio minimo come solo le chiesette in riva al mare sanno descrivere. Guardo la foto, penso all'atto che la vecchia signora compie, un atto estraneo nella forma sia a me che a Sandro. Ma forse non è poi così estraneo nell'essenza. Un gesto di raccoglimento, un momento di isolamento dal mondo esterno alla ricerca di un contatto con qualcosa che, per alcuni, è divino e per altri, più terreni, è solo l'interno di sé. Penso ai rituali di raccoglimento che ciascuno sviluppa negli spazi che ritiene più consoni, una chiesetta, una panchina, un divano... In inverno è un raccogliersi nel calore, in estate un isolare i sensi dalla luce intensa, ma è anche camminare, è silenzio e sopratutto pace.

Ma io, sempre estraneo, sempre penetrando
il più intimo essere della mia vita,
vado dentro di me cercando l'ombra.
(Fernando Pessoa, Ma io, sempre estraneo)

domenica 21 dicembre 2008

Parole

Le parole sono un ponte tra noi e gli altri. Sono ponti instabili, soggettivi, facilmente crollano comunicando, nell'atto di essere proferite, qualcosa che giunge diverso dall'intenzione iniziale. Questo accade spesso quando, il più sottile linguaggio non verbale, comunica altro. Altre volte, sopratutto quando si muovono in sincrono con il linguaggio non verbale, mettono in contatto le due sponde di un fiume, due esseri umani che così sono insieme, per un attimo magari, ma sono insieme. Ponti raramente volatili, più spesso eterni sia se proferite che se scritte, memorizzate o dimenticate, le parole restano. Possono uscir fuori fluide, scorrere via con il loro senso, con ciò che gli attribuiamo, o inceppate e monche, comunque vanno, camminano, costruiscono contatti o barriere , tutto e il contrario di tutto. Nel mio universo farlocchesco, sono sempre e sopratutto ponti. Le parole che scrivo o proferisco sono sempre per qualcuno, magari un generico interlocutore che bivacca nella mia testa (tanto per dire che sono sana di mente), un omino senza genere, piccolissimo (se no nella testa non c'entra) che sta seduto lì e mi ascolta sempre e sempre commenta e sempre risponde. Quell'omino è fondamentale perché è molto saggio, vede i punti di vista degli altri, mi insegna a costruire ponti ben sostenuti, ad evitare di usare il badile quando serve una carezza, mi insegna a contare fino anche a unmilione prima di dar fiato ai polmoni o vita alla tastiera. E se sto dicendo/scrivendo/facendo una vera cazzata mi dice "va bene, ma lo sai che è una cazzata...questo ponte non tiene, quest'altro permetterà ai barbari di entrare..." così, dopo, non potrò recriminare, non potrò dire non-lo-sapevo e andrò incontro alla legnata/fesseria/pastrocchio di turno farlocchescamente sì, ma consapevole.


Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.

E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.

E così sui binari in tondo
gira, illudendo la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore.
(Fernando Pessoa, Autopsicografia)

giovedì 18 dicembre 2008

Creazionista

Francesco Guccini - La Genesi
vista così si spiegano tante cose...

lunedì 15 dicembre 2008

Romanzi metropolitani


Foto di Sandro B.
Il rumore del treno metropolitano parla di stanchezza. E' tardi, nessuno sale, nessuno scende. Il ritmo delle ruote suona a metà tra jazz e flamenco, culla, incanta. Una patina di nebbia, una sera invernale, una destinazione non nota. Guardo e immagino una vita, costruisco un piccolo film, uno sceneggiato (come si diceva una volta), con protagonisti stanchi e amareggiati, proletari da terzo millennio con un lavoro un tempo dignitoso. Esseri "normali" come quelli di un racconto noir che all'improvviso scatenano la violenza inesplicabile. Violenza senza senso, attivata dalla solitudine, dal grigiore dei giorni sempre uguali e maledetti.
Oppure un romanzetto rosa, l'uomo là seduto legge una lettera d'amore, chino su di essa immagina versi di risposta, scartabella tra le poesie che conosce per meglio raccontare un sentimento che lo invade. Amori da supermercato, tremori da fotoromanzo. E intanto il treno va e l'immaginazione si scioglie in sonnolenza, in nostalgia.

Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
non dico che fosse come la mia ombra
mi stava accanto anche nel buio
non dico che fosse come le mie mani e i miei piedi
quando si dorme si perdono le mani e i piedi
io non perdevo la nostalgia nemmeno durante il sonno

durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
non dico che fosse fame o sete o desiderio
del fresco nell'afa o del caldo nel gelo
era qualcosa che non può giungere a sazietà
non era gioia o tristezza non era legata
alle città alle nuvole alle canzoni ai ricordi
era in me e fuori di me.

Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
e del viaggio non mi resta nulla se non quella nostalgia.
(Nazim Hikmet)

venerdì 12 dicembre 2008

Ara Pacis


Foto di Sandro B.

Immagini nelle immagini, riflessi di sacro nel profano. Il sacro della cupola ottiene le gambe del visitatore profano, con esse percorre la sala guardando l'esposizione di altre opere, ora profane ma un tempo anch'esse sacre. Chissà quando questa cupola perderà il suo stato di emblema e diverrà solo un oggetto nel cielo di Roma? L'altare nella teca ci ha messo qualche tempo per passare da oggetto di culto, a rudere dimenticato e poi a oggetto di pura ammirazione. Nella teca si muovono i visitatori, si imbevono di impressioni antiche, poi escono e accanto altra arte, solo poco più recente.
A Roma ci si muove tra impressioni sovrapposte, tra emblemi di ciò che è stato e di ciò che è ancora, tra luci, ombre, riflessi che sussurrano o gridano storie che, quasi mai, capiamo razionalmente. Per Roma cammini ma non ascolti con la testa, non vedi solo con gli occhi, assorbi direttamente dalla pancia nell'anima. A volte, qualcuno, in uno scatto, riesce a fissare quel sovrapporsi di sensazioni, quel mescolarsi di uomini e cose che a me toglie il respiro, perché, in fondo, in questo modo, solo qui è possibile.

Gli dei sono felici

Vivono la vita calma delle radici.
I loro desideri non li opprime il Fato,
o, se li opprime, li redime
con la vita immortale.
Non hanno ombre o altri che li attristino.
E, inoltre, non esistono...

(Fernando Pessoa)

mercoledì 10 dicembre 2008

E P racconta



Torno e trovo una mail di una cara amica che è un magnifico racconto. Chiedo e ottengo il permesso di pubblicare.... Le dedico questa foto, perché c'è sempre luce alla fine.... a te P. da farlocca

ciao come stai supereroe di ritorno dalla città del nobel ?

eccoti il mio diario degli ultimi giorni frutto di una mattina a casa con bronchite .....

la sorella è arrivata su roma con un'ansia di chi negli ultimi 20 anni è stato male e infelice ed ora si vuole rifare del tempo perduto fottendosene di te che la supplichi " hai presente quando sei stanca, ma stanca stanca ?! ecco è il turno mio! nun me voglio ammalà, chiaro ?!? ". Programmi giornalieri da turista-kamikaze minimo 2 mostre al giorno. svicolo con difficoltà dal tour massacro.

sarà che sono stanca, sarà che alle mostre e nei musei ci son cresciuta, ho studiato arte, la amo e perciò trovo volgare il consumismo in generale, figurati dell'arte: guarda che ti riguarda e poi non ti rimane un cazzo semplicemente perché i neuroni ormai son quelli ed il cervello non sa più dove collocarle tutte queste immagini, sarà che quando guardo è come se lentamente bevessi e me imbriago più velocemente de cuando gavevo 20 ani, ciò .... le dico ma ciccia: eccoti le chiavi i biglietti dell'autobus la mappa di roma quando torni, all'ora che ti pare, c'è il pranzo pronto .... no lei vuole ME, la mia totale abnegazione e attenzione ad ogni sua esternazione a raffica di mitraglia tipo dov'èlinterrutore della luce, a che altezza è da terra ? ed io: ma ad altezza satta de gato, por via ghe xe un gato ciò in casa!

ti domandi ma chi è questa bimba di 54 anni, ma fosse vero che quando da piccola ti chiedevi se fosse davvero quella la tua famiglia e li guardavi come dei marziani quando tu vivi su venere, fosse fosse che avevi ragione? chennesò un banale scambio all'ospedale, mi hanno adottata etc., ma chi è sta donna che dice noi ti vogliamo bene, noi siamo la tua famiglia ... ma chi situ ? anzi ma di chi situ ( di chi sei, chi è tuo padre ? così si chiedeva il cognome fino a poco tempo fa )
ma chi l'ha generata, chi l'ha cresciuta e soprattutto que hé hecho para merecerme esto ? almodovar giovane fa scuola.
ecco forse da frocia sarei stata più felice, boh ci ho i miei dubbi ..

mi viene da ridere, ghe caccio il Burlo (leggi urlo), così forse mi sente e temporaneamente la smette... infatti mi dice di non urlare lo sai che mi da fastidio, ma va ?penso io la guera è guera, e aggiungo a voce alta sono io la vittima qui mi son rotta i coglioni ...

intanto chiami anche papà, perchè sennò scade l'ora per chiamarlo nel posto del cazzo migliore che hai trovato alla modica cifra di 3000 euro al mese. e lui mi dice che gli manco !! gli dico che sto lavorando e m. lo andrà a trovare nei prossimi giorni che deve aspettare natale e poi ci vediamo. e lui ma io non voglio lei, mi manchi tu.................... come biasimarlo anch'io mi manco.
appendo il ricevitore e mi esce un cazzoooooooooo a pieni polmoni, che i vicini avranno solo conferma dei loro sospetti: sono dentro una crisi di nervi, non più sull'orlo :-) e lei stupita ma che dici che fai ?
niente m., niente, cerco di sopravvivere.

penso a mamma alla sua silenziosa consapevolezza, alla sua intelligenza, al suo amore non ricattatorio, al suo non rompere mai i coglioni al prossimoooo, la ringrazio dentro di me di tanta pazienza, anche degli errori che ha fatto, dalle debolezze alle sue vette spaziali piene di aria, te faccio respirà, di quel che è riuscita a darmi, cose diverse evidentemente a me e a mia sorella 10 anni in mezzo un'altra esperienza.

la sogno pure dopo anni che non la vedevo, la sogno con l'amica spagnola morta lo scorso anno, passeggiamo insieme, sono amiche e la spagnola mi tiene per mano e mi dice vai a vivere a barcellona e mia madre l'incalza vedrai che lì stai meglio.
mi sveglio un po' turbata dall'asma notturna e dalla passeggiata tra le ombre. mi vogliono anche loro ? eh no!!

vogliono forse dirmi che 500 km son bastati tra me e mio padre ma non basteranno tra me e mia sorella ?

la sorella piccola di 54 anni, heidi come la chiama suo figlio, è partita e mi ha lasciato la bronchite e l'asma e un sogno ingombrante.

bene il diario di questi giorni vacanzieri è finito. voglio lavorà !!! e anche lì certi slalom ...

ti lascio però in bellezza (autocelebrante) con una poesia a me dedicata dallo zio di una cara amica veneziana (che è tornata a vivere con marito israeliano+ due figli a tel aviv stanchi della nostra bella italia).
lo zio è fisicamente un rasputin buono, disadattato di questa società, con una grande sensibilità, poche parole, molte sigarette, ex alcolista, uno dei pochi veneziani che di venezia ti raccontano tutto, un libro vivente, e ti conducono zitti zitti per calli e campi fino agli angoli più segreti e meravigliosi.
me l'ha scritta di getto in pochi istanti a dedica del suo primo libro ( ti guarda e in un minuto ti scrive la tua poesia, di getto, un genio...) .. mi è spuntata una lacrima ... a volte uno semisconosciuto ti sente più di un familiare.

come diceva quella Ho sempre confidato nella bontà degli sconosciuti. poi però la internavano al manicomio....

per P.

RAMI
DI
FOGLIE
PROFUMATE

CHE
SFIORANO

CHE
COPRONO

CHE
SVELANO

CHE CREANO
UNA

CASA
TUTTA
TUA

UNA CASA
D'ARIA
UNA CASA
DI CIELO.

Giampaolo Simonetti 08.12.2000

martedì 9 dicembre 2008

Buio


Ho trascorso tre giorni a Stoccolma. Forse ne parlerò, forse no, ancora non so. In fondo ci sarebbe molto da dire, ma oggi l'unica cosa di cui ho voglia di parlare è la luce.
Ho essenzialmente trascorso tre giorni al buio. Stoccolma a dicembre è silenzio, luce soffusa di giorno, luce soffusa nelle case e negli alberghi. Parole sussurrate, gesti gentili e sorridenti, movimenti lenti. E' vicina la festa di Santa Lucia che si celebra incoronando un giovane con una corona di candele e tutte, o quasi, le finestre sono decorate con candele , inoltre anche hannuka è vicina e così altre candele ancora alle finestre. Le bancarelle natalizie riempiono il centro città, ma non c'è confusione, anche la folla è silenziosa. Tre giorni di sensi immersi nell'ovatta, con grande piacere. Poi stamattina Roma. Luce piena, sole splendente, rumore rumore, gente ovunque, macchine ovunque. Terribile? No è stato come tornare alla primavera anche se è dicembre anche qui.

giovedì 4 dicembre 2008

Approdo


Foto di Sandro B.

Oggi è un po' che guardo questa foto di Sandro. L'acquedotto romano sovrasta i binari, è lì da più di 2000 anni, sta ancora in piedi, chissà come e chissà perchè. Immenso, impassibile, mi permette di vedere il contrasto tra la fuga dei binari, il moto ossessivo di un treno immaginato e l'immane tranquillità di ciò che è sopravvissuto alla propria funzione.
Salgo sul treno e vado, proseguo cercando una destinazione, un luogo di pausa, di arresto. Salgo sul treno che immagino passare, viaggio verso il non-luogo che da tempo cerco, quello in cui approdare, in cui sedere quieti. Viaggio verso quel luogo, ogni tanto lo incontro. Dopo un po' si sposta, si trasforma, va altrove. Allora bisogna risalire sul treno, salutare di nuovo l'acquedotto e ripartire.
Felice l’uomo che ha raggiunto il porto,
Che lascia dietro di sè mari e tempeste,
I cui sogni sono morti o mai nati,
E siede a bere all’osteria di Brema,
Presso al camino, ed ha buona pace.
Felice l’uomo come una fiamma spenta,
Felice l’uomo come sabbia d’estuario,
Che ha deposto il carico e si è tersa la fronte,
E riposa al margine del cammino.
Non teme né spera né aspetta,
Ma guarda fisso il sole che tramonta.

(Primo Levi, L'approdo)

lunedì 1 dicembre 2008

Ma solitude (dedicato a chi ama certi momenti)

Devo dire che ultimamente non faccio neanche in tempo a sentirmici sola, ma spesso ho amato ed amo i momenti solitari e raccolti. In quei momenti questa è la colonna sonora che ho in testa.