venerdì 28 novembre 2008

Parlare di nulla


Foto di Sandro B.

Un mio avventore sporadico mi ha fatto notare che in questo blog si parla di nulla. Le foto sono belle ma.... "Mentre fuori il mondo è nel caos, lì da te si vaga tra nuvolette, poesia e buoni sentimenti... be' quasi sempre...". Gli ho chiesto allora che sensazioni gli dava questo blog, se fosse per lui (è un uomo ovviamente) il salottino della nonna speranza o la sala di un parrucchiere. "Nulla di tutto questo! per carità.... è un po'... be' come signorine alle antiche terme in ciacole amene... ". Mica ho capito... però mi è venuta in mente questa foto di Sandro. Noi qui parliamo di nulla, intorno macchinari immensi continuano a muoversi, a produrre energia, movimento spettacolare e d'effetto. Come protetti dall'architrave restiamo appoggiati ai nostri pilastri, magari senza testa, restiamo qui a concederci un attimo di pausa, un ricordo, una scemenza leggerissima un "signora mia sapesse" condito di poesia.
Ecco, questo blog, per ora, è una pausa, un attimo in cui si produce movimento senza spettacolo, in cui parole leggere producono energia per chi la sa trovare. Un luogo nel quale a volte, i messaggi sono solo tra le righe e in cui, finalmente, non c'è bisogno di urlare per farsi sentire.

Non basta aprire la finestra
per vedere la campagna e il fiume.
Non basta non essere ciechi
per vedere alberi e fiori.
Bisogna anche non avere nessuna filosofia.
Con la filosofia non vi sono alberi: vi sono solo idee.
Vi è soltanto ognuno di noi, simile ad una spelonca.
C'è solo una finestra chiusa e tutto il mondo fuori;
e un sogno di ciò che potrebbe essere visto se la finestra si aprisse,
che mai è quello che si vede quando la finestra si apre.

(Fernando Pessoa da Versi Sciolti)

martedì 25 novembre 2008

Alberi


I tronchi dei vecchi alberi mi hanno sempre affascinato, i nodi della corteccia, gli anfratti tra le radici, catturano regolarmente la mia attenzione. In realtà amo gli alberi in generale, ma più sono vecchi, antichi, più mi piacciono. Da ragazzina avevo un rifugio estivo speciale, una magnolia secolare, enorme, con rami grandi quanto un letto. Salivo là e ci restavo per ore, magari con un libro, fu là sopra che lessi tutto il Barone Rampante di Calvino, sentendomi nel libro, immersa tra le pagine. Da adolescente, leggendo il Signore degli Anelli i mie preferiti erano gli Ent, sognavo la loro lentezza, la calma immensa che deriva dall'avere radici antiche, salde, l'esatto contrario di quello che ero (e un po' ancora sono) io. Gli alberi rappresentano ciò che non passa veloce, certo sono vulnerabili, ma un ulivo sarà, molto probabilmente, ancora là quando anche l'ultima memoria di me sarà scomparsa.

venerdì 21 novembre 2008

Nulla


Foto di Sandro B.


Senza testa osservo lo scorrere delle ore. Oggi la testa è vuota e non trovo la concentrazione. Dovrei girarmi verso il pannello delle idee e produrre "cose intelligenti". E invece nulla. Procrastino, giro in tondo, leggo qua e là. Perdo tempo. Con un gesto delle mie mani assenti invito ad entrare, ad accomodarsi nella stanza vuota che è la mia testa. Invito a visitare il nulla che oggi è mio compagno.
Prima o poi riprenderò il filo del pensiero e proseguirò, con attenzione, il viaggio...

La vita è un viaggio sperimentale fatto involontariamente.
(Fernando Pessoa)

martedì 18 novembre 2008

Insonnia


E' tutta la vita che dormo poco. Di solito mi sveglio molto presto, dopo 5/6 ore di sonno. A volte però è la sera che non riesco a prendere sonno. Ascolto i rumori della strada, la testa vuota non vuole concentrarsi sul libro che ho in mano, ascolto i rumori delle case vicine, pochi, rari sprazzi di compagni di veglia. Tento un giro tra i pochi canali che si vedono sul mio televisore di fortuna, ma anche su quelli l'attenzione non si ferma. Se fa caldo scendo e vado un po' in giro per il quartiere, incrocio barboni di ogni razza, turisti ubriachi e canterini, auto, tram, bus semi vuoti. Cammino un po', mi fermo in posti belli come Santa Maria Maggiore e guardo la chiesa, la piazza vuota, mi fermo lì finché qualche ubriaco non si mette a pisciare a 30 centimetri da me o il barbone di turno si mette a raccontarmi la sua vita. Allora mi alzo e torno verso casa. Il sonno continua a latitare, so che il giorno dopo sarò stupida, non me ne importa respiro la notte e mi metto a leggere poesie.

Prendimi fra le braccia, notte eterna,
e chiamami tuo figlio.
Io sono un re
che volontariamente ha abbandonato
il proprio trono di sogni e di stanchezze.

La spada mia, pesante in braccia stanche,
l'ho confidata a mani più virili e calme;
lo scettro e la corona li ho lasciati
nell'anticamera, rotti in mille pezzi.

La mia cotta di ferro, così inutile,
e gli speroni, dal futile tinnire,
li ho abbandonati sul gelido scalone.

La regalità ho smesso, anima e corpo,
per ritornare a notte antica e calma,
come il paesaggio, quando il giorno muore.
(Fernando Pessoa, Abdicazione)

giovedì 13 novembre 2008

Malinconia


Foto di Sandro B.

Certe immagini evocano la solitudine. Non quel sentimento che a volte viviamo stando da soli fisicamente e che può essere anche molto piacevole, ma una solitudine profonda, interiore. Un senso di isolamento che coglie all'improvviso, straniante, gelido. Una frase di qualcuno, un gesto e di colpo ci troviamo immersi tra strutture d'acciaio, avvolti da un manto di marmo freddo, a chiederci come possiamo riscaldarci l'anima che si è gelata. Un senso di deja vu ha l'effetto di uno zoom sull'ambiente circostante, tutto si allontana e ci troviamo in un luogo familiare, vuoto, nel quale le illusioni non esistono più.

Tutto ciò che vediamo è qualcos'altro.
L'ampia marea, la marea ansiosa. È l'eco di un'altra marea che sta laddove è reale il mondo che esiste.
Tutto ciò che abbiamo è dimenticanza.
La notte fredda, il passare del vento sono ombre di mani i cui gesti sono l'illusione madre di questa illusione.
(Fernando Pessoa)

domenica 9 novembre 2008

Era domenica


Intorno a Roma esistono luoghi inattesi, miracoli di quiete e bellezza dove un tempo scorreva intensa la vita di altri esseri umani. Monterano ad esempio. Luoghi in cui la natura ha ripreso possesso dei territori dell'uomo, delle sue opere, dove una fontana del Bernini siede di fronte alle rovine diroccate di una chiesa, luoghi nei quali, forse, qualcuno ha pensato di essere eterno.


Amo tutto ciò che è stato
Amo tutto ciò che è stato,
tutto quello che non è più,
il dolore che ormai non mi duole,
l'antica e erronea fede,
l'ieri che ha lasciato dolore,
quello che ha lasciato allegria
solo perché è stato, è volato
e oggi è già un altro giorno.

(Fernando Pessoa)

venerdì 7 novembre 2008

Astrazione


Foto di Sandro B.

Oggi ce l'ho di nuovo con le pietre. Guardo una delle pietre di Sandro. Questa ha i rampicanti, una sua geometria, una bellezza sghemba. I tralci di vite sulla pietra mi appaiono come tagli, sottili lacerazioni, ferite che non sanguinano più. Ferite da cui scaturiscono queste foglie, piccole, appena nate, a ricordarmi che da certe ferite, nasce la vita.
Pensiero,io non ho più parole.
Ma cosa sei tu in sostanza?
qualcosa che lacrima a volte,
e a volte dà luce.
Pensiero,dove hai le radici?
Nella mia anima folle
o nel mio grembo distrutto?
Sei così ardito vorace,
consumi ogni distanza;
dimmi che io mi ritorca
come ha già fatto Orfeo
guardando la sua Euridice,
e così possa perderti
nell'antro della follia.

(Alda Merini, da "La terra santa")

giovedì 6 novembre 2008

Addio

Foto presa da qui



Tutta presa dalla vittoria di Obama e dal vento di speranza che ci ha felicemente travolto, non avevo notato la notizia della morte di Michael Crichton.
Con la scusa del tener vivo il mio inglese, mi sono letta tutti i suoi libri, mi ha tenuto compagnia in innumerevoli viaggi, in aereo, in treno, persino in macchina. Con lo snobbismo tipico diell'intellettuale di sinistra non confessavo che a pochi intimi il fatto che i suoi libri mi piacevano molto e che mi divertivo tantissimo a leggerli. Dopo tutto non erano "buona letteratura"... Sotto, sotto, però, aspettavo ogni anno la nuova uscita. Mi mancherà.

martedì 4 novembre 2008

Non penso


Foto di Sandro B.
Stasera l'aria è tiepida, è novembre e sembra ancora fine estate. Ho voglia di uscire, di trovare un angolo quieto dove sedermi e ascoltare i rumori della sera. Ma è novembre appunto e il giardino sotto casa chiude al tramonto. Così non mi resta che guardare questa foto immaginandomi seduta lì, sotto il lampione, tra gli oleandri; non è più autunno è estate, c'è il suono dei grilli, il parlottare di gente che passeggia per i vialetti, un pulsare di vita cittadina che conforta, il parco è vivo. Immagino e ricordo un momento di quiete estiva, con l'aria tiepida che mi tiene compagnia. Poi, smetto di pensare.

Non sto pensando a niente,
e questa cosa centrale, che a sua volta non è niente,
mi è gradita come l'aria notturna,
fresca in confronto all'estate calda del giorno.

Che bello, non sto pensando a niente!

Non pensare a niente
è avere l'anima propria e intera.
Non pensare a niente
è vivere intimamente
il flusso e riflusso della vita...
Non sto pensando a niente.
È come se mi fossi appoggiato male.
Un dolore nella schiena o sul fianco,
un sapore amaro nella bocca della mia anima:
perché, in fin dei conti,
non sto pensando a niente,
ma proprio a niente,
a niente...
(Fernando Pessoa "Non sto pensando a niente")

*Se vi piacciono le panchine leggete qui e anche questo libro è molto carino, stesso autore.

domenica 2 novembre 2008

Nel regno della comunicazione di massa


Foto Piero V.
In questo periodo Roma è tutta un fermento di iniziative di protesta organizzate dal mondo accademico. Tra i più attivi sono i fisici de "La Sapienza" e dato che tra loro ho diversi amici, finisco coinvolta anch'io. Una delle iniziative più belle che hanno organizzato è stata quella delle lezioni in piazza Montecitorio, quasi una settimana di lezioni conclusasi con scienziati di grandissima fama (roba da rock star della fisica mondiale come G. Jona Lasinio, G. Parisi) che, davanti a questa lavagna, con mezzi di fortuna, hanno tenuto delle bellissime lezioni (anche un'ignorante come me le seguiva bene). Di gente ce ne era molta, di ogni età, i ragazzi ascoltavano magnetizzati, seduti per terra, scomodissimi, ma senza fiatare e senza muoversi. Poi sono arrivati anche i filosofi e anche loro hanno cominciato a far lezione poco più in là. Ho cominciato a ficcanasare e a chiedere se nei giorni scorsi si fosse fatto vivo qualcuno dal palazzo. Nessuno ma proprio nessuno si era presentato. Guardandomi intorno ho poi notato la quasi totale assenza dei mezzi di comunicazione di massa, infatti di questa iniziativa e di molte altre (laboratorio di fisica per i bambini nella facoltà occupata, incontri vari in giro per l'università) non si è saputo assolutamente nulla o quasi.
Poi sono passati i giorni e ci sono state le grandi manifestazioni e quelle piccole, di queste si è molto parlato sopratutto per sottolineare eventuali disordini. Poco e nulla è stato detto sulle motivazioni profonde e documentate della protesta. Così mi sono messa a studiare, a chiedere lumi agli esperti, a parlare con gli amici vari.
Cercando su internet intanto trovo questo articolo: L’attuale politica scolastica: false economie o economia fasulla? , la fonte è la Società Italiana di Statistica quindi decisamente non connotata politicamente, vale la pena leggerlo e vale la pena leggere pure il resto del magazine. Poi parlando con un economista della Sapienza, anche lui non particolarmente a sinistra politicamente, mi si spiega che in tempi di inflazione ad un taglio del, ad esempio, 2% su di una voce di spesa va sommata l'inflazione, quindi se l'inflazione sta al 4%, tagliando del 2%, sto in realtà tagliando il 6%. Mi dice poi che sono 10 e più anni che la spesa per l'istruzione subisce tagli e che quindi questi provvedimenti sono la goccia che sta facendo traboccare il vaso. Poi comincia la ridda sui giornali sul nepotismo all'università basata sull'analisi "occhiometrica" dei cognomi, non quantitativa e supportata da analisi scientificamente rigorose. Così, "occhiometrico" per "occhiometrico", riporto qui la riflessione condivisa da alcuni figli d'arte o quasi:
-ma lo sai quanto costa ad una famiglia un figlio che vuole fare il ricercatore in Italia?
-be' no, non di preciso..
-parecchio, un dottorando costa, alla famiglia e allo stato insieme, più di 100.000 euro nel corso della sua carriera di studio, mi dici quale famiglia che non reputa un valore una posizione universitaria ha voglia di sostenerlo? chi è disposto a dire va bene fai, te la stai cavando bene e pure se non diventerai mai ricco/a, a noi non ce ne frega niente? giusto una famiglia in cui fare ricerca è considerata "missione nobile".
Già perché gli stipendi dei "baroni" italiani sono circa la metà di quelli di tutti gli altri paesi europei.
In effetti al mio amico attualmente ordinario di statistica in un'università romana, quando vinse il concorso da ricercatore nei lontani anni 90, il padre, amministratore di condomini, disse "mo' sarai contento che ti pagano come un operaio specializzato?" papà era parecchio incazzato, ma lui tenne duro.
Mi spiegano anche che il meccanismo di assunzione universitario è corrotto, è vero, va cambiato ma che se tu hai un padre/zio/nonno/madre/zia/nonna in un settore scientifico-disciplinare (si chiamano così i raggruppamenti di materie sulla base dei quali si indicono i concorsi) diverso da quello in cui lavori tu quel tal parente nulla potrà per aiutarti... non ha potere contrattuale nel tuo settore. Quindi anche di questo bisognerebbe tener conto quando si parla di nepotismo.
Finita l'analisi del sistema universitario mi guardo bene intorno e lo spettacolo è sempre più desolante, così mi viene quel senso di stanchezza di cui al post precedente.

Da brava farlocca mi continuo a chiedere perché sia tanto difficile avere queste informazioni, perché in questa presunta democrazia non ci sia davvero lo stesso spazio per tutti i punti di vista.

Va bene oggi non sono poetica, nè ironica più di tanto, oggi sarà perché mi sono riposata, sono passata dalla stanchezza all'incazzatura, ci vuole energia per essere incazzati.