Foto Piero V.
In questo periodo Roma è tutta un fermento di iniziative di protesta organizzate dal mondo accademico. Tra i più attivi sono i fisici de "La Sapienza" e dato che tra loro ho diversi amici, finisco coinvolta anch'io. Una delle iniziative più belle che hanno organizzato è stata quella delle lezioni in piazza Montecitorio, quasi una settimana di lezioni conclusasi con scienziati di grandissima fama (roba da rock star della fisica mondiale come G. Jona Lasinio, G. Parisi) che, davanti a questa lavagna, con mezzi di fortuna, hanno tenuto delle bellissime lezioni (anche un'ignorante come me le seguiva bene). Di gente ce ne era molta, di ogni età, i ragazzi ascoltavano magnetizzati, seduti per terra, scomodissimi, ma senza fiatare e senza muoversi. Poi sono arrivati anche i filosofi e anche loro hanno cominciato a far lezione poco più in là. Ho cominciato a ficcanasare e a chiedere se nei giorni scorsi si fosse fatto vivo qualcuno dal palazzo. Nessuno ma proprio nessuno si era presentato. Guardandomi intorno ho poi notato la quasi totale assenza dei mezzi di comunicazione di massa, infatti di questa iniziativa e di molte altre (laboratorio di fisica per i bambini nella facoltà occupata, incontri vari in giro per l'università) non si è saputo assolutamente nulla o quasi.
Poi sono passati i giorni e ci sono state le grandi manifestazioni e quelle piccole, di queste si è molto parlato sopratutto per sottolineare eventuali disordini. Poco e nulla è stato detto sulle motivazioni profonde e documentate della protesta. Così mi sono messa a studiare, a chiedere lumi agli esperti, a parlare con gli amici vari.
Cercando su internet intanto trovo questo articolo: L’attuale politica scolastica: false economie o economia fasulla? , la fonte è la Società Italiana di Statistica quindi decisamente non connotata politicamente, vale la pena leggerlo e vale la pena leggere pure il resto del magazine. Poi parlando con un economista della Sapienza, anche lui non particolarmente a sinistra politicamente, mi si spiega che in tempi di inflazione ad un taglio del, ad esempio, 2% su di una voce di spesa va sommata l'inflazione, quindi se l'inflazione sta al 4%, tagliando del 2%, sto in realtà tagliando il 6%. Mi dice poi che sono 10 e più anni che la spesa per l'istruzione subisce tagli e che quindi questi provvedimenti sono la goccia che sta facendo traboccare il vaso. Poi comincia la ridda sui giornali sul nepotismo all'università basata sull'analisi "occhiometrica" dei cognomi, non quantitativa e supportata da analisi scientificamente rigorose. Così, "occhiometrico" per "occhiometrico", riporto qui la riflessione condivisa da alcuni figli d'arte o quasi:
-ma lo sai quanto costa ad una famiglia un figlio che vuole fare il ricercatore in Italia?
-be' no, non di preciso..
-parecchio, un dottorando costa, alla famiglia e allo stato insieme, più di 100.000 euro nel corso della sua carriera di studio, mi dici quale famiglia che non reputa un valore una posizione universitaria ha voglia di sostenerlo? chi è disposto a dire va bene fai, te la stai cavando bene e pure se non diventerai mai ricco/a, a noi non ce ne frega niente? giusto una famiglia in cui fare ricerca è considerata "missione nobile".
Già perché gli stipendi dei "baroni" italiani sono circa la metà di quelli di tutti gli altri paesi europei. In effetti al mio amico attualmente ordinario di statistica in un'università romana, quando vinse il concorso da ricercatore nei lontani anni 90, il padre, amministratore di condomini, disse "mo' sarai contento che ti pagano come un operaio specializzato?" papà era parecchio incazzato, ma lui tenne duro.
Mi spiegano anche che il meccanismo di assunzione universitario è corrotto, è vero, va cambiato ma che se tu hai un padre/zio/nonno/madre/zia/nonna in un settore scientifico-disciplinare (si chiamano così i raggruppamenti di materie sulla base dei quali si indicono i concorsi) diverso da quello in cui lavori tu quel tal parente nulla potrà per aiutarti... non ha potere contrattuale nel tuo settore. Quindi anche di questo bisognerebbe tener conto quando si parla di nepotismo.
Finita l'analisi del sistema universitario mi guardo bene intorno e lo spettacolo è sempre più desolante, così mi viene quel senso di stanchezza di cui al post precedente.
Da brava farlocca mi continuo a chiedere perché sia tanto difficile avere queste informazioni, perché in questa presunta democrazia non ci sia davvero lo stesso spazio per tutti i punti di vista.
Va bene oggi non sono poetica, nè ironica più di tanto, oggi sarà perché mi sono riposata, sono passata dalla stanchezza all'incazzatura, ci vuole energia per essere incazzati.
Poi sono passati i giorni e ci sono state le grandi manifestazioni e quelle piccole, di queste si è molto parlato sopratutto per sottolineare eventuali disordini. Poco e nulla è stato detto sulle motivazioni profonde e documentate della protesta. Così mi sono messa a studiare, a chiedere lumi agli esperti, a parlare con gli amici vari.
Cercando su internet intanto trovo questo articolo: L’attuale politica scolastica: false economie o economia fasulla? , la fonte è la Società Italiana di Statistica quindi decisamente non connotata politicamente, vale la pena leggerlo e vale la pena leggere pure il resto del magazine. Poi parlando con un economista della Sapienza, anche lui non particolarmente a sinistra politicamente, mi si spiega che in tempi di inflazione ad un taglio del, ad esempio, 2% su di una voce di spesa va sommata l'inflazione, quindi se l'inflazione sta al 4%, tagliando del 2%, sto in realtà tagliando il 6%. Mi dice poi che sono 10 e più anni che la spesa per l'istruzione subisce tagli e che quindi questi provvedimenti sono la goccia che sta facendo traboccare il vaso. Poi comincia la ridda sui giornali sul nepotismo all'università basata sull'analisi "occhiometrica" dei cognomi, non quantitativa e supportata da analisi scientificamente rigorose. Così, "occhiometrico" per "occhiometrico", riporto qui la riflessione condivisa da alcuni figli d'arte o quasi:
-ma lo sai quanto costa ad una famiglia un figlio che vuole fare il ricercatore in Italia?
-be' no, non di preciso..
-parecchio, un dottorando costa, alla famiglia e allo stato insieme, più di 100.000 euro nel corso della sua carriera di studio, mi dici quale famiglia che non reputa un valore una posizione universitaria ha voglia di sostenerlo? chi è disposto a dire va bene fai, te la stai cavando bene e pure se non diventerai mai ricco/a, a noi non ce ne frega niente? giusto una famiglia in cui fare ricerca è considerata "missione nobile".
Già perché gli stipendi dei "baroni" italiani sono circa la metà di quelli di tutti gli altri paesi europei. In effetti al mio amico attualmente ordinario di statistica in un'università romana, quando vinse il concorso da ricercatore nei lontani anni 90, il padre, amministratore di condomini, disse "mo' sarai contento che ti pagano come un operaio specializzato?" papà era parecchio incazzato, ma lui tenne duro.
Mi spiegano anche che il meccanismo di assunzione universitario è corrotto, è vero, va cambiato ma che se tu hai un padre/zio/nonno/madre/zia/nonna in un settore scientifico-disciplinare (si chiamano così i raggruppamenti di materie sulla base dei quali si indicono i concorsi) diverso da quello in cui lavori tu quel tal parente nulla potrà per aiutarti... non ha potere contrattuale nel tuo settore. Quindi anche di questo bisognerebbe tener conto quando si parla di nepotismo.
Finita l'analisi del sistema universitario mi guardo bene intorno e lo spettacolo è sempre più desolante, così mi viene quel senso di stanchezza di cui al post precedente.
Da brava farlocca mi continuo a chiedere perché sia tanto difficile avere queste informazioni, perché in questa presunta democrazia non ci sia davvero lo stesso spazio per tutti i punti di vista.
Va bene oggi non sono poetica, nè ironica più di tanto, oggi sarà perché mi sono riposata, sono passata dalla stanchezza all'incazzatura, ci vuole energia per essere incazzati.
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