lunedì 9 agosto 2010

E di nuovo si torna

Eccomi qua, dopo 1350km in una settimana, sono di nuovo connessa. Disintossicata da web, lavoro, conflitti e quant'altro disturba la quiete dell'anima. Mi sono allegramente lessata sulle strade d'Italia, diretta a Sud verso amici vecchi e nuovi, verso una leggerezza che raramente ho trovato. Ci sono cose che facciamo, incontri e atmosfere che guariscono. Ecco mi sento guarita.
Oggi poi è un giorno particolare, dedicato a chi non c'è più, a chi, nonostante siano passati parecchi anni e tanta acqua sotto i ponti, continua a mancarmi. Sono andata a portarle fiori e piante in quel luogo che a me non dice nulla, ma rappresenta comunque l'unico punto dove si possa compiere un rito di memoria. Quest'anno, per la prima volta, è stato un rito sorridente. Ho guardato la lastra di marmo con il suo nome e le date, con gli altri che sono lì e sono, come lei, morti d'estate, quasi tutti. Mi sono chiesta se anche io me ne andrò in estate, con il sole cocente e l'asfalto bollente. Mi sono chiesta se le piacerebbe come sono ora, mi sono risposta un "abbastanza", mai nulla le andava bene in toto, anche se era capace di amare incondizionatamente. Ho pensato che la mia estate su due ruote avrebbe significato un milione di telefonate, una ad ogni sosta, anzi con soste apposite per telefonare, perché lei era ansiosa. Oppure avrei dovuto mentire, come un'adolescente, partire di nascosto, senza dire come andavo. Mentire era cosa che da adolescente non facevo, al massimo tacevo. E a lei non tacevo granché, imparando nel modo più duro, che avrei fatto meglio a star zitta.
Tirava gran fregature la mia mamma, con la sua aria aristocratica e sorridente, ma era certamente una delle persone più divertenti che abbia mai conosciuto. Me la sono portata in viaggio questa volta, lei e tutti i ricordi, vicini e lontani. Gli uomini che ho amato, gli amici e le amiche, i sogni infranti e quelli avvenire, ciò che è stato e ciò che non sarà. La moto un po' pesava all'andata, al ritorno la sentivo più leggera. Tante cose hanno trovato il loro posto in questo andare. Ho lasciato andare cose e persone, un lasciar andare da dentro, da quel luogo dell'anima dal quale di solito ci si aggrappa a ciò che è stato bello. Ho ringraziato dal profondo per i bei momenti, per le tante cose ricevute, poi ho salutato e ho continuato la mia strada, finalmente diritta, in pace come non lo sono mai stata...

6 commenti:

Gillipixel ha detto...

Questa volta, cara Farly, il solo commento che mi sembra appropriato è il silenzio...un silenzio commosso, ma non triste...un silenzio sereno, rassicurante e rassicurato...
Questo brano è piccolo diamante di emozioni...
Un abbraccio silenzioso e bentornata :-)

farlocca farlocchissima ha detto...

ringrazio per i sempre notevoli complimenti messer gatto del Po :-)

Pupottina ha detto...

sì, ci sono persone e ricordi che non smettono mai di mancarci ... ognuno ha la sua persona per cui basta un pensiero per sentire dolore all'anima.
un abbraccio

farlocca farlocchissima ha detto...

non solo dolore, pupottina, anche l'allegria che ci comunicavano e il sorriso e le cose belle, il dolore, per fortuna, si attenua con il tempo che passa :-)

LorenZo ha detto...

...e io sono passato da qui tutti i giorni attendendo il tuo ritorno :-) (mi viene in mente la figura del mio cane sorridente con la lingua di fuori). Cmq nel frattempo ho lavorato duro in giardino, pompe, raccordi a baionetta, ristrutturazioni in cucina, bagno, milioni di viaggi al Brico più vicino. Mai fatto prima in vita mia. Un po' di lavoro fisico ci voleva. Ora mi godo l'arietta fresca del mare. Bel post. Cominciamo benissimo Farlocca! Bello il passaggio "al ritorno la sentivo più leggera". Anche questa è bella, ma non è mia: "Passa o tiempo e che fa, tutto cresce e se ne va...". Io ci vedo milioni di spighe dorate sotto una lieve brezza.
:-)

farlocca farlocchissima ha detto...

allora lorenzo, la citazione di pino daniela mi ha commosso, anche perché me la canticchio spesso :-)
una volta ho messo su un impianto di irrigazione in un mio giardino, mi piacque molto farlo, alla fine ero così contenta del risultato che accendevo e spegnevo l'impianto ogni ora tanto per vedere quanto era bello. in quel giardino arrivava la sera il ponentino, venticello romano tipico dell'estate, dava appunto quel leggero senso di brezza, di fresco, che pure senza le spighe fa sempre un gran piacere... felice di ritrovarti (bau!)