lunedì 6 dicembre 2010

E certo che nel pubblico sono dei privileggiati...

Oggi nel primo pomeriggio avevo un appuntamento. Era stata indetta una riunione per un lavoro di ricerca che sto conducendo con un gruppo di universitari. Ci si vede nella stanza della prof alla Sapienza. Entro e fa un freddo boia, più freddo che fuori, al punto che la prof ha il cappotto. 
"Ciao Farlocca, ben arrivata accomodati" inciampando tra cavi di computer e fogli di carta mi passa una sedia. Siamo in 5 in una stanzetta ingombra di carte, libri, computer. Questo è l'invidiato studio singolo di un esimio docente. Mi siedo rabbrividendo.
"Freddino lo so, scusa, sono due anni che ho il termosifone fuori uso e la finestra mezza rotta, ma hanno promesso che quest'anno qualcosa mi sistemano... ecco magari accendo la stufetta..."
Tutti scuotono la testa, si leva un coro di no-non-ti-proccupare, non capisco bene finché non vedo la stufetta. Un oggetto diciamo di modernariato, in metallo non identificato con una bella resistenza di quelle che diventando incandescenti riscaldano bene bene. Peccato che in quella stanzetta, con quel coso dal filo spelacchiato, il rischio di finire tutti arrosto è quasi una certezza.  Scuoto anch'io la testa unendomi al coro.
Cappotto-muniti iniziamo a lavorare. Scorrono numeri, pezzi di software, ci perdiamo felicemente dietro a problemi di altra natura, ci passa anche il freddo.
Bussano alla porta.
"Avanti" la voce della prof sovrasta il nostro parlottio e si apre la porta
"Signo' semo quelli der termosifone" entrano in due vestiti da idraulici, non certo due tipi da film porno su casalinga-idraulico, ma hanno la tuta blu d'ordinanza e gli attrezzi giusti. Nessuno ha il tempo di reagire, ci scavalcano elegantemente e si mettono a smontare il termosifone. Noi imperterriti proseguiamo tra sibili e spruzzi. Ad un certo punto praticamente parte un'onda di marea e  noi ,sempre impassibili, continuiamo a lavorare sollevando i computer e i cavi dei medesimi. L'acqua scorre e noi solleviamo mucchi di carte qua e là, sempre continuando a parlare e discutere, mentre i signori idraulici continuano a bofonchiare attorno al termosifone. Fino a rimontarlo.
"Signo' noi hamo finito, ce pensate voi co li stracci..." ed escono sereni.
Mentre asciugavamo per terra armati di carta asciuga tutto e stracci rubati alle donne delle pulizie,  buttando carte bagnate e ridacchiando, nessuno escluso, la prof ha promesso pinne e maschere a tutti per la prossima riunione, "tanto farà caldo..." ha aggiunto sorridendo beata. Tra sbuffi e gorgoglii, il decrepito termosifone aveva davvero cominciato a scaldare.


2 commenti:

Gillipixel ha detto...

Cara Farly, le atmosfere "alanfordiane" hanno sempre costellato tutte le mie esperienze con enti ed istituzioni che mi sono trovato ad affrontare nel corso degli anni...non poteva essere altrimenti anche per la principale metà della chimera, dunque :-)

L'episodio è buffo e raccontato in modo divertente, come sai fare tu, ma c'è appunto anche la mestizia di fondo di Alan Ford...

Ci si mette pure blogspot ad infierire: ileseck, sentenzia con fare para-partenopeo, con chiaro cenno alla secchezza del termosifone :-)

Bacini riscaldati :-)

farlocca farlocchissima ha detto...

caro gilly, la prof padrona della stufetta, anch'ella conoscitrice dei fumetti antichi, a volte dice, con il suo strampalto gruppo riunito nelle fatiscenti strutture che la ospitano: "mi sento il numero uno, chi fa alan ford?" :-) o' termosifone pare che sta secco davvero ...