Guardo questa foto di Sandro. Oggi mi emoziona. Quella sedia lì nel sole, mi da un senso di pace, di quiete. Mi vorrei sedere lì, a fare il gatto anzi la gatta (non sbagliamoci sul genere!), a godermi il calore del sole sul pelo appena arruffato dal vento. Su quella sedia un po' sghemba, con la paglia sfilacciata dal mio rifarmi le unghie. Immagino una giornata d'inverno in cui splende il sole. La temperatura fresca, ma al sole si sta bene. Giro un po' su me stessa, come a verificare la consistenza della paglia, la pulizia del punto, un rituale di accoccolamento necessario per trovare pace, per appropriarmi del luogo. Poi mi siedo e mi acciambello portando il muso sulle zampe già piegate, la coda a scaldarmi il naso, socchiudo gli occhi per filtrare la luce e proteggerli dal vento. Resto là seduta per qualche tempo.
Una nuvola copre il sole, la temperatura scende. Meglio entrare allora. Mi alzo, stendo le zampe anteriori e inarco la schiena stirando i muscoli con la coda che punta verso l'alto. Alzo una zampa e la stiro, alzo l'altra e stiro anche quella. Con uno sbadiglio arruffo il pelo, poi salto giù e mi avvio verso casa regina incontrastata di un momento di pace.
Una nuvola copre il sole, la temperatura scende. Meglio entrare allora. Mi alzo, stendo le zampe anteriori e inarco la schiena stirando i muscoli con la coda che punta verso l'alto. Alzo una zampa e la stiro, alzo l'altra e stiro anche quella. Con uno sbadiglio arruffo il pelo, poi salto giù e mi avvio verso casa regina incontrastata di un momento di pace.
Gatto che giochi per via
come se fosse il tuo letto,
invidio la sorte che è tua,
ché neppur sorte si chiama.
Buon servo di leggi fatali
che reggono i sassi e le genti,
hai istinti generali,
senti solo quel che senti;
sei felice perché sei come sei,
il tuo nulla è tutto tuo.
Io mi vedo e non mi ho,
mi conosco, e non sono io.
(Fernando Pessoa)
come se fosse il tuo letto,
invidio la sorte che è tua,
ché neppur sorte si chiama.
Buon servo di leggi fatali
che reggono i sassi e le genti,
hai istinti generali,
senti solo quel che senti;
sei felice perché sei come sei,
il tuo nulla è tutto tuo.
Io mi vedo e non mi ho,
mi conosco, e non sono io.
(Fernando Pessoa)
9 commenti:
Questo è un colpo basso, Farly...lo sai che sono sensibile a certi temi :-)
Sei andata proprio in fondo in fondo alla felinità dell'universo :-)
...stupendo, non so come commentare...hai descritto la gestualità miciesca nella sua essenza pura e la poesia di Pessoa è bellissima, con la foto che suggella il tutto...il mio cuore felino si è espanso sul mondo, grazie :-)
che vuoi fare a furia di guardarli i gatti impari :-) e poi ti assimili... maaaooo ;-)
Mmmmaaaaaaooooooooo :-)
a stare al sole so boni tutti. prova a mangiare l'erba gatta e poi vomitarla...
Maaaaaoooooo :-)
@gilly: maaaooo e se semo detti tutto ;-)
@paperoga: eh sì l'erba gatta è difficile... ma penso sia simile a quando ti prendono l'impronta dei denti di sopra, solo che deve essere più buona l'erba gatta...
si.
(e vorrei fermarmi qui perchè la foto è stata scattata un attimo prima od un attimo dopo. fatto sta che la gatta non c'è. e questo mi parla al cuore)
a.
@a.: già, la gatta sarà in casa magari nell'armadio tra i golf :-)
1 riga e mezza... ma c'è tutto. eccezionale, farly!
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