mercoledì 14 gennaio 2009

Degli sgambetti e dell'essere adulti*


Foto di Sandro B.
Mi sta capitando sempre più spesso di parlare, argomentare e discutere su di un tema un po' speciale: le reazioni violente, in particolare, nelle interazioni tra umani. Mi spiego. A volte le persone, la vita, sembrano intervenire su di noi "a gamba tesa", ci fanno lo sgambetto o così a noi pare. Questo tipo di eventi, mediamente, provoca dolore, frustrazione e sopratutto rabbia.
Molte delle persone con cui mi è capitato di "argomentare" sul tema sostengono il loro diritto alla reazione violenta, ad incazzarsi, a mandare a.. o di qua e di là chi "provoca" il sentimento di dolore, frustrazione o malessere con il suo sgambetto. Incitano me, in situazioni simili alle loro, a reagire rompendo gambe, oggetti o quant'altro capita. Io, però, non sono quasi mai d'accordo. E' vero, anche a me è successo di provare rabbia e furore e desiderio di vendetta per degli sgambetti o simili, ma più passa il tempo e meno sono le situazioni che classifico come "sgambetti" e a cui mi sembra giustificato reagire con rabbia.
Prendiamo uno dei casi sui quali ho discusso di più con amiche e amici. La situazione in cui ci si innamora, si sale sul carro in due e l'altro, ad un certo punto, dichiara di voler scendere. Ora se questo ipotetico altro non ha millantato amore eterno, non ha giurato fedeltà fino alla morte, non ti ha fatto indebitare fino agli occhi per traslocare/aiutarlo/fare-il-giro-del-mondo, e poi neanche restituisce celermente il denaro, ma è semplicemente salito sul carro dicendo "va bene vengo, stiamo a vedere che succede" e poi scende, magari anche rapidamente, cosa c'è da incazzarsi con furia ed ira funesta?
L'innamoramento è, quasi sempre e sopratutto se molto repentino, una nostra personale costruzione, un nostro desiderio di sederci sulla nuvoletta rosa e lasciarci andare, sentirci come bimbi ed affidare tutto di noi a qualcuno come se avessimo 3 anni. Dato che quelli con cui parlo ,di solito, di anni ne hanno più di 40, questo modo di fare mi sembra leggermente fuori tempo. Innamorarsi da adulti è sì salire sulla nuvoletta rosa, ma ricordando che di nuvoletta trattasi e non di realtà assoluta. Se poi, l'altro, molto prudentemente, dice "calma però, ognuno ha i suoi tempi e la sua storia appresso" a magior ragione la nuvoletta è di vapore. Per darle consistenza bisogna avere pazienza e consapevolezza, sapere che può dissolversi in ogni momento, che ha degli alti e bassi, che a volte da rosa si fa nera. Così se la mia nuvoletta si dissolve, non mi incazzo, non posso proprio. Posso essere triste, anche molto, posso non condividere le motivazioni e le ragioni addotte per andar via, per non partecipare più (dicevasi al post precedente che ci vuole coraggio in certe cose), ma non incazzata. Anzi, riconosco all'altro il sacro santo diritto (quasi dovere) di ritirarsi se sta scomodo, se la mia (e sottolineo mia) costruzione non gli piace, la trova stretta o quant'altro, se non vuole modificarla insieme facendola diventare nostra, è cosa buona e giusta che se ne vada.
Certo se per andarsene prende il caterpillar e mi passa sopra, appena raccolgo i miei cocci e li rincollo, lo vado a cercare per mandarlo all'ospedale (vedasi post vecchi sull'excompagno per l'uso del caterpillar in questi casi, giuro che però non l'ho mandato all'ospedale, ma solo per paura delle conseguenze penali). Se così non è, se con tenerezza e anche dolore, scende, lo rispetto e continuo a volergli bene, ad essergli grata per ciò che ci si è scambiato, lascio aperta una porta, magari un portoncino, per potersi riparlare/trovare prima o poi.
Insomma gli sgambetti ci sembrano spesso tali perché distruggono una nostra proiezione, un nostro sogno, un'idea preconcetta del reale che con quest'ultimo non ha niente a che fare.

Ecco guarda caso quando dico queste cose un sacco di gente si incazza con me...

Nella strada piena di sole vago ci sono case immobili e gente che cammina.
Una tristezza piena di terrore mi gela.
Presento un avvenimento dall'altra parte delle frontiere e dei movimenti.

No, no, questo no!
Tutto, salvo sapere cos'è il Mistero!
Superficie dell'Universo, oh Palpebre Calate,
non vi sollevate mai!
Deve essere insopportabile lo sguardo della Verità Finale!

Lasciatemi vivere senza sapere niente, e morire senza venire a sapere niente!
La ragione che ci sia essere, che ci siano esseri, che ci sia tutto,
deve portare a una follia più grande degli spazi
fra le anime e le stelle.

No, non la verità! Lasciatemi queste case, questa gente,
proprio così, senza nient'altro, solo queste case e questa gente...
Quale alito orribile e freddo mi tocca gli occhi chiusi?
Non li voglio aprire per il vivere! Oh Verità, scordati di me!
(Fernando Pessoa Demogorgone)

*dedicato ad M. che mai leggerà questo post, che tanto me ne ha voluto e che, su queste cose, tanto si è incazzata senza mai capirci un tubo

19 commenti:

Anonimo ha detto...

Che dire? Questa volta hai fatto centro. Nulla da aggiungere. Sono completamente d'accordo.
Essere incazzati fa bene all'inizio del dramma. Mantiene vivi. Mantiene quella rabbia interiore che aiuta a superare il dramma. Ma col tempo il dramma passa e uno si ritrova incazzato e.... ma perche' ero incazzato? Non me lo ricordo piu'. E allora la famosa portoncina (a volte qualunque portoncina) puo' essere riaperta, con la consapevolezza pero' di sapere il tipo di cose/persone che vi trovero' dietro. Basta saperlo!
Se poi il tipo di cose/persone proprio non ce la faccio a reggerlo, allora e' vero, lascero' sprangato il portoncino. Ma almeno sapro' che non e' perche' sono ancora incazzato, ma perche' so che dietro di esso per me non c'e' piu' nulla. Sono io che ho deciso, non gli eventi o il tempo. Scelta consapevole!

farlocca farlocchissima ha detto...

@fisico: che faccio svengo? evviva non abbiamo da polemizzare! se-semo-capiti!!! comunque quando parlavamo di rabbia noi era in relazione a gente che prende il caterpillar per scendere... :-) bacio

Gillipixel ha detto...

stavolta faccio solo un commentino in punta di piedi, Farly...ho trovato nelle cose che dici molta nobiltà d'animo, classe ed umanità profonda...l'incazzatura io la vivo sempre come una sconfitta e non credo tanto alla teoria secondo la quale lo sfogo incazzesco poi ti farebbe stare meglio...a me succede l'esatto opposto: dopo sto da cani...è vero che quasi sempre non è una cosa programmabile a freddo, ma se appena si trovano le forze, molto più nobile e saggio è lo sforzo di capire...così...solo questo :-)

farlocca farlocchissima ha detto...

@gilli: lo sfogo incazzesco serve se chi hai davanti ha bisogno di essere scosso, se in qualche modo quell'incazzatura fa passare un messaggio utile. certo anche io se esplodo mi sento di schifo dopo, ma ho visto che spesso la mia ira funesta ha avuto degli effetti straordinari, ponendo un alt ad esempio a chi scambiava disponibilità per coglioneria, insomma la storia della pipì sul tappeto... ;-) ergo prima di partire di destro meglio contare fino a 100 e capire se ne vale la pena :-D

Gillipixel ha detto...

ehehee...anche quell'aspetto è vero, Farly...va fatto un bilancio preventivo, forse: se lo star da cani incazzatorio vale la pena allo scopo, si può intraprendere :-)
coure mi dice blogspot, e come sempre ha ragione: son sempre quisctioni de coure :-)
...non mi sgridare se uso paroline qui...appena ho un attimo sforno uno scrittino folle per il bloghetto :-)

Anonimo ha detto...

hai capito la farlocca? farlocca, farlocca... sì, proprio! con il suo impermeabile giallo, che le da quell'aria inoffensiva...
molto gradito questo stile che dondola tra il meditativo e lo scanzonato per diventare... tagliente! ma ad ognuno il suo, perchè per le persone sensibili e gentili, uno spazio resta sempre. ed è questo che ci rende più capaci. (oh, ma che sto a scrive un post?) kiss, a.

maus ha detto...

come non essere d'accordo?
capita, a volte, che sia necessario far incazzare quella che con estrema delicatezza ha detto "scendo qui", non foss'altro che per evitare di avere -dall'altra parte- occhi ancora infinitamente dolci.

farlocca farlocchissima ha detto...

@a.: :-)
@maus: per ora speriamo di non dover sprangare i portoncini... :-)

Anonimo ha detto...

@farlocca:
Caterpillar per scendere? Era in relazione a gente che nuclearizza tutto e riduce il carro a un cumulo di macerie fumanti! E nemmeno gli importa troppo se sei ancora sul carro o no. Cosi' oltretutto distrutto il carro, non c'e' nemmeno piu' nulla da cui scendere. :-) bacio!

farlocca farlocchissima ha detto...

@fisico: be' restano i debiti ad esempio, no no qualcosina resta sempre ;-)

Anonimo ha detto...

fare sgambetti non serve a nulla. e affermo con decisione ma con tono pacato perchè ci credo fortemente che esiste la giustizia divina. cmq noi andiamo avanti perchè questa è la vita ed è proprio anche per questi eventi che ci riempiono l'anima nel profondo che vale la pena vivere e continuare il nostro percorso. mi viene in mente un'immagine di un filmato su quei sport estremi con il kayak o roba del genere dove si è completamente in balia della corrente ma a dispetto di ciò si riesce a non farsi travolgere completamente. ecco siamo come quelli :-)
V

farlocca farlocchissima ha detto...

ciao V. ben ritrovato :-) sì andare lungo il fiume della vita è proprio un pezzo di rafting... certo 'na pozza tranquilla ogni tanto nun me farebbe schifo :-D

Anonimo ha detto...

credo non sia molto facile, arrivato quel momento, fare distinzioni. quello che scrivi è molto ragionevole, ma la fine di un amore raramente è ragionevole, quando lo si subisce, sia in modo soft che in modo pesante.

farlocca farlocchissima ha detto...

@paperoga: già infatti le mie sono razionalizazioni a posteriori se parliamo d'amore, razionalizzazioni di esperienze vissute,reazioni avute. a me su uno mi molla gentilmente proprio non mi viene l'incazzatura... ma l'amore è solo l'esempio più facile, in realtà il discorso è molto più generale sulle incazzature "da illusione infranta". e ce ne sono ... uhm mi sa che è materiale per parecchi altri post ;-)

Anonimo ha detto...

farloc, hai sollevato un argomento che non tocca nessuno... ;-) kiz a.

(qui sotto c'è scritto "sunfos")

Anonimo ha detto...

@farlocca
Leggendo i commenti di tutti mi viene in mente una cosa. E' vero che quando proprio non reggo piu' una situazione devo sprangare tutti i portoni possibili. Ma gia' l'atto dello sprangare implica che dall'altra parte c'e' qualcuno/qualcosa che vuole entrare e che io voglio lasciare fuori. Ma cosa dire di quando uno riprova ad aprire portoni sprangati, anche solo per un momento, per vedere cosa c'e' oltre, e scopre che da lungo tempo nessuno bussa piu' a quel portone? Nella migliore delle ipotesi ci si sente di aver perso tempo e energie.... E la domanda non e' un puro delirio di logica filosofica...

farlocca farlocchissima ha detto...

@fisico: credo che ci sia bisogno di chiarire cosa intendiamo per "sprangare i portoni" o portoncini. io qui intendo chiuderli dentro di sé, cioè accettare l'assenza senza sperare che riaprendo la porta si trovi qualcuno che bussa. se chiudo solo la porta esterna, invece, sto aspettando che il tempo dia una direzione agli eventi... faccio una scelta, se poi la direzione non è quella sperata, non ho perso tempo, ho solo scelto una cosa invece di un'altra... uhm me so incartata o si capisce?

Anonimo ha detto...

Finita una storia le porte è bene tenerle aperte alle novità, alla vita, ai cambiamenti.
Nessuno può sapere chi saremo/ come saremo domani , e nè se ci sarà spazio ancora per chi ha deciso di andarsene.

Molto carino anche il tuo blog :-)
Ripasserò! Vale

farlocca farlocchissima ha detto...

ciao Valentina. quella per il nuovo è la porta principale, il portone che è sempre sostanzialmente aperto... per chi vuole ritornare in altra forma è forse aperto il portoncino, quello piccolo :-)