venerdì 23 gennaio 2009

Leggermente forse


A me capita, per dei periodi, di lavorare a ciclo continuo. Di trascorrer un fine settimana china davanti ad un computer, a parlare con qualcuno cercando di venire a capo di cose complesse. Non ti accorgi di nulla di ciò che accade intorno, tutto il tuo essere è focalizzato su di un qualcosa che divora tutta l'attenzione. E' una bella sensazione. Diventi leggero/a, non appartieni più agli affanni quotidiani, sei altrove, in un mondo in cui stai sempre bene. La testa funziona, nessuno dei pensieri estranianti, dolorosi, nostalgici, ma anche allegri e gratificanti, che, in condizioni normali ti accompagnano, ha spazio per intrufolarsi. Si crea un'atmosfera rara, nella quale esisti solo tu, il lavoro da fare e l'amico con cui lo stai facendo. Non può essere solo un collega, deve essere anche un amico, se no quel senso di ritegno che hai con "l'estraneo", non permette al pensiero di fluire liberamente e a quell'atmosfera particolare di realizzarsi.
Vai avanti così, a testa bassa, avvolgendoti in ciò che fai. Non senti la fatica se non quando cominci, dopo molte ore, a sbagliare cose elementari. Allora sai che bisogna fermarsi. Ti accorgi che le gambe chiedono imperiosamente movimento. Devi alzarti dalla sedia, non puoi più stare ferma. L'altro è con te, sintonizzato. Così, quasi senza parlare, si esce e si comincia a camminare. In silenzio all'inizio. Ci vuole un po' per riprendere contatto con il mondo. E' un'ora deserta per quella città del sud. Poca gente per le strade. Cammini e cominci a parlare, a dissertare di nulla, perché in quel momento qualunque cosa è nulla. C'è spazio solo per la leggerezza che finalmente ti concedi in pieno. Anche i pensieri malinconici sono diventati leggeri. Cammini, ti guardi un po' intorno, cogli il bello di ciò che c'è, non chiedi altro, non vuoi essere altrove. E a suo tempo, quando è il momento, e arriva presto, rientri, torni dov'eri, in quel mondo in cui tutto, alla fine, funziona come dovrebbe.


Lontano da me in me esisto
fuori da chi io sono,
l'ombra e il movimento in cui consisto.
(Fernando Pessoa)

8 commenti:

Gillipixel ha detto...

è bello quando succede di incappare in quei momenti che descrivi, Farly...è molto bello come li hai descritti, così com'è bella ogni occasione capace di sradicarci dalla nostra singolarità, facendoci sentire parte di un qualcosa di più grande...il sentirci individui è l'ambivalenza più paradossale della vita: ne andiamo orgogliosi, ma al tempo stesso, nel nostro intimo più complicato, l'istinto è quello di uscire dai limiti dell'Io, per confonderci nell'indistinto infinito, che possiamo trovare anche nell'anima di un altro individuo bramoso di dis-individuarsi con noi :-)
insomma, tutto farlocchescamente intenso, brava!!! :-)
A proposito di fusioni in una collettività extra-io, "popol" mi dice blogspot, e cade a fagiolo :-)

Gillipixel ha detto...

ehehehehhe..bellissimo un particolare della foto, che ho colto solo ingrandendola...sul muro in fondo c'è scritto: "Ugo ti amo" :-))))

farlocca farlocchissima ha detto...

aaaah aaah la scritta non me la ricordavo! so cecata! :-) comunque questi attimi non partono quasi mai da un desiderio consapevole, sono strane connessioni di anime che si creano in luoghi e tempi anche improbabili, come in un ambiente di lavoro o in un viaggio in treno o ... e poi io sono convinta che vivere isolati non ci permetta di sviluppare a pieno ciò che siamo, gli incontri creano sinergie creative straordinarie... vè? :-)

Gillipixel ha detto...

anche io ne sono convinto, ma da campagnolo orso-miciesco inveterato, faccio fatica a metterlo in pratica :-)

Anonimo ha detto...

che paese è quello nella foto?

Anonimo ha detto...

sono entrata a farmi gli affari tuoi.
mi sorprende sempre, accolta in questa pubblica intimità, trovare momenti di me che non esisterebbero nel presente, se non da te evocati. e da voi. dal vostro scambio di riflessioni "sottopelle", verso le quali l'accordo o la dissonanza, mette in circolo energia condivisibile. anche nella solitaria quiete della mia casa.
grazie
a.

farlocca farlocchissima ha detto...

@gilly: l'isolamento fisico è una cosa, ma webbianamente non sei affatto isolato, anche da qua passa qualcosa... forse meno, ma sempre qualcosa :-)

@paperoga: eeeh eeeh non è un paese, è una città, bari per la precisione :-)

@a.: cara amica mia è sempre un piacere quando passi :-)

Anonimo ha detto...

mi sembrava ostuni, diciamo che ho beccato ambientazione...