Siamo ai tempi del mio dottorato. Sono in Italia e sto portando avanti un lavoro con due tutor, uno nelle terre patrie e uno negli USA. Quest'ultimo mi convoca oltre oceano nonostante io faccia resistenza, durante l'anno ho fatto avanti e indietro così tante volte che la sola idea di un altro viaggio aereo mi fa vomitare. "Farlocca è necessario che tu venga, c'è il mega-convegno-internazionale qui, è una grande occasione e tu devi presentare il nostro lavoro. Serve anche a convincere i colleghi che vale la pena averti qui da noi per un po'... e poi il tuo fidanzato è a New York, così lo vedi e il biglietto lo pago io..." peccato che di vedere il fidanzato non mi va, peccato che il luogo del mega-convegno-internazionale è praticamente il buco del culo del mondo spostato sui monti Appalachi. Chino la testa e salgo in aereo. In fondo sono l'unica scontenta, il fidanzato è tutto allegro, il tutor italiano anche (e vai mi si leva di torno per un po', lo visualizzo mentre danza dato che non gli sono mai stata simpatica) e il tutor americano è il più contento di tutti (siamo ancora grandi amici) visto che dei tre è forse l'unico che mi apprezza e mi vuol bene davvero. Arrivo a New York, sto un paio di giorni, affitto una macchina e parto. Siamo a maggio, a Roma fa caldo, a New York è tutto fiorito, ma sui monti Appalachi siamo all'inizio del disgelo. Guido tra chiazze di neve sporca, alberi spogli e una natura che comincia appena a stiracchiarsi uscendo dal letargo invernale. Dopo 5 ore di guida a velocità legali (50 miglia orarie all'epoca) arrivo nel già citato buco-del-culo-del-mondo. Mi reco alla sede del convegno, mi registro, sorrido a tizio e caio, abbraccio con calore e gioia il mio tutor americano e vado a posare i bagagli in un orrido motel poco lontano. Sì orrido, uno di quei posti da 15 dollari a notte che erano pochi pure per l'epoca. Un coso a moduli prefabbricati, con copriletto in ciniglia (lisa) arancione, moquette a fiori macchiata al punto che del colore originale si è persa notizia, specchio sbreccato, mega-letto al centro della stanza con televisore (decrepito) che domina ogni cosa (ci vuol poco dato che la stanza è sostanzialmente un loculo). Ho poco da mugugnare, sono un'infima studentessa di Phd non posso sperare in nulla di meglio. Mi reco alla conference hall e mi immergo nella scienza. Fa un freddo cane fuori e dentro un caldo infernale, come sempre negli Stati Uniti. Al secondo giorno comincio a starnutire, devo presentare il lavoro il terzo giorno, incrocio le dita e prego gli dei tutti di limitarsi ad un raffreddore nel punire i miei molti peccati. Non mi ascoltano. Il terzo giorno ho la gola in fiamme, gli occhi che lacrimano e mi gira la testa. Rantolo fino alla sala seminari dove devo presentare. Il mio tutor mi vede e si preoccupa, tossisco una rassicurazione e procedo. Riesco a presentare senza fare troppo schifo, rispondo alle domande tossendo e starnutendo. La tortura finisce e mi accascio su di una sedia. Il tutor, padre di famiglia, arriva mi sente la fronte e scuote la testa "no, not good at all... you need a doctor..." scuoto la testa, non se ne parla proprio, voglio solo dormire dico, vedrai che passa tutto. Il problema vero è che nel giro di due giorni devo risalire in macchina e tornare a New York. Là dovrei anche vedere della gente della Columbia University con la quale abbiamo da finire delle cose.
Rotolo alla macchina, sto uno schifo, parto e mi fermo ad un drugstore. Acquisto 2 cartoni da 2 litri di succo di arancia, qualcosa da mangiare, aspirine, vitamine e un termometro. Torno all'orrido motel. Mi stendo sul letto bevendo succo d'arancia, mi sento davvero male, il termometro segna 102... dopo un iniziale infarto mi rendo conto che è in farenheit e non in gradi celsius, bene significa che ho quasi 39 di febbre. Manciata di aspirine, accendo il televisore e comincio a fare zapping. Mi addormento immediatamente. Il sonno è agitato, mi muovo nel letto, rotolo, sudo, tossisco. Ad un certo punto una voce mi esplode nelle orecchie: "Hell is waiting for you!!! Sinners, confess to Jesus.... " (l'inferno vi aspetta!!! peccatori confessate a Gesù..) dallo schermo un tizio in giacchetta azzurro intenso, capello phonato biondo e cerone a tonnellate, urla verso di me. Ora punta anche un dito che sembra riempire tutto lo schermo "You, I'm talking to you!!!" (tu, sto parlando con te!!) e grida contro la mia blasfemia, il mio ateismo-giudaismo-comunismo-sarcazzochealtro.... Nel fumo cerebrale della febbre non mi rendo conto immediatamente di cosa sia successo, resto un po' lì con gli occhi sgranati, il copriletto di ciniglia tirato su fin sotto al mento e scuoto la testa come a negare ogni addebito. Visioni dantesche riempiono la mia testa febbricitante, lingue di fuoco lambiscono la moquette zozza e certamente tra un attimo mi avvolgeranno riducendomi in cenere. Poi un pensiero penetra tra le circonvoluzioni neuronali un po' abbrustolite, è come una brezzolina fresca: "Ma che cazzo vuole da me questo? chi lo conosce? perché fa così caldo qua dentro?". Lentamente un barlume di coscienza si fa strada. Mi rendo conto che, nel mio rotolare febbricitante, sono finita sul telecomando e ho cambiato canale, ora sto vedendo uno di quei programmi di predica che una stazione televisiva cristiano-fondamentalista trasmette a ciclo continuo. Ridacchio sollevata mentre il tipo phonato continua ad esortarmi ad abbracciare Gesù. Questo però ancora non spiega la temperatura tropicale della stanza. Sono debole e prima di esplorare l'impianto di riscaldamento (chiaramente prodotto nel Giurassico) misuro la mia di temperatura: 100 ovvero circa 38 celsius. Bene sto migliorando. Mi alzo, zittisco il predicatore, comincio a smanettare l'impianto di riscaldamento che emana onde al calor bianco. L'aggeggio emette un singulto, un semi-rutto, tremola e succede qualcosa: smette di funzionare. Guardo l'orologio sono le 8 di sera, ho dormito quasi tutto il giorno. Le gambe non mi reggono e la testa mi rintrona come un tamburo. Chiamo la reception e una voce mi comunica che "we are very sorry, but we have no way to fix it before tomorrow morning, the janitor just went home" (sono molto spiacenti ma non hanno modo di aggiustarlo prima di domani mattina, l'addetto alla manutenzione è appena andato a casa). Chiedo coperte extra, arrivano, il motel è pure pieno. Mi incarto come Tutankamon e scivolo nell'incoscienza con lo stomaco pieno di aspirine e un po' di cibo. Domani è un altro giorno e si vedrà.
In conclusione a New York ci tornai grazie ad un sintomatico potentissimo, che mi permise anche di tornare in Italia ed avere una conversazione semi-lucida con quelli della Columbia. Arrivata a Roma però il malefico virus che si era impadronito di me, ritornò alla carica e mi costrinse a letto per dieci giorni con frequenti incubi da predicatore-phonato.
Rotolo alla macchina, sto uno schifo, parto e mi fermo ad un drugstore. Acquisto 2 cartoni da 2 litri di succo di arancia, qualcosa da mangiare, aspirine, vitamine e un termometro. Torno all'orrido motel. Mi stendo sul letto bevendo succo d'arancia, mi sento davvero male, il termometro segna 102... dopo un iniziale infarto mi rendo conto che è in farenheit e non in gradi celsius, bene significa che ho quasi 39 di febbre. Manciata di aspirine, accendo il televisore e comincio a fare zapping. Mi addormento immediatamente. Il sonno è agitato, mi muovo nel letto, rotolo, sudo, tossisco. Ad un certo punto una voce mi esplode nelle orecchie: "Hell is waiting for you!!! Sinners, confess to Jesus.... " (l'inferno vi aspetta!!! peccatori confessate a Gesù..) dallo schermo un tizio in giacchetta azzurro intenso, capello phonato biondo e cerone a tonnellate, urla verso di me. Ora punta anche un dito che sembra riempire tutto lo schermo "You, I'm talking to you!!!" (tu, sto parlando con te!!) e grida contro la mia blasfemia, il mio ateismo-giudaismo-comunismo-sarcazzochealtro.... Nel fumo cerebrale della febbre non mi rendo conto immediatamente di cosa sia successo, resto un po' lì con gli occhi sgranati, il copriletto di ciniglia tirato su fin sotto al mento e scuoto la testa come a negare ogni addebito. Visioni dantesche riempiono la mia testa febbricitante, lingue di fuoco lambiscono la moquette zozza e certamente tra un attimo mi avvolgeranno riducendomi in cenere. Poi un pensiero penetra tra le circonvoluzioni neuronali un po' abbrustolite, è come una brezzolina fresca: "Ma che cazzo vuole da me questo? chi lo conosce? perché fa così caldo qua dentro?". Lentamente un barlume di coscienza si fa strada. Mi rendo conto che, nel mio rotolare febbricitante, sono finita sul telecomando e ho cambiato canale, ora sto vedendo uno di quei programmi di predica che una stazione televisiva cristiano-fondamentalista trasmette a ciclo continuo. Ridacchio sollevata mentre il tipo phonato continua ad esortarmi ad abbracciare Gesù. Questo però ancora non spiega la temperatura tropicale della stanza. Sono debole e prima di esplorare l'impianto di riscaldamento (chiaramente prodotto nel Giurassico) misuro la mia di temperatura: 100 ovvero circa 38 celsius. Bene sto migliorando. Mi alzo, zittisco il predicatore, comincio a smanettare l'impianto di riscaldamento che emana onde al calor bianco. L'aggeggio emette un singulto, un semi-rutto, tremola e succede qualcosa: smette di funzionare. Guardo l'orologio sono le 8 di sera, ho dormito quasi tutto il giorno. Le gambe non mi reggono e la testa mi rintrona come un tamburo. Chiamo la reception e una voce mi comunica che "we are very sorry, but we have no way to fix it before tomorrow morning, the janitor just went home" (sono molto spiacenti ma non hanno modo di aggiustarlo prima di domani mattina, l'addetto alla manutenzione è appena andato a casa). Chiedo coperte extra, arrivano, il motel è pure pieno. Mi incarto come Tutankamon e scivolo nell'incoscienza con lo stomaco pieno di aspirine e un po' di cibo. Domani è un altro giorno e si vedrà.
In conclusione a New York ci tornai grazie ad un sintomatico potentissimo, che mi permise anche di tornare in Italia ed avere una conversazione semi-lucida con quelli della Columbia. Arrivata a Roma però il malefico virus che si era impadronito di me, ritornò alla carica e mi costrinse a letto per dieci giorni con frequenti incubi da predicatore-phonato.
9 commenti:
ahhahahahahhahaa, mi sono molto divertita
ecco a distanza di tanti anni pure io ci rido... ma lì per lì il senso dell'umorismo mi aveva un pochino abbandonato :-D
Miiiiiiiii...Farly!!! :-) sei in forma narrativa strepitosa :-) mi è piaciuto un sacco e 'na sporta :-) proprio bello: ritmo, energia, humor, spunti di riflessione...
Ho adorato questo particolare:
"Farlocca è necessario che tu venga, c'è il mega-convegno-internazionale qui..."
C'è tutto il sapore surreale della invocazione di aiuto al super-eroe un po' pasticcionino :-) ma il più simpatico di tutto il parco dei super-eroi :-)
(...per la pomata, fai un conto unico alla fine :-D
gilly, dannazione!! ti ho detto che mi devi pagare il vaccino!! tra un po' devo girare con le iniezioni di cortisone anti-diminutivi :-D
e grazie però (arrossisco) che nei complimenti mi ci rotolo sempre con gusto.
ahahahha :-) guarda quel malnato di blogspot che razza di marca di cortisone mi suggerisce: culailed :-D
dev'essere di fabbricazione cinese, forse va pronunciato curaired, ossia cura le arrossature dei super eroi afflitti da diminutivite :-D
Da' retta ammè: la tua autobiografia venderebbe milioni di copie :-)
@luca: magari!!! chissà che a partire da codesti brevi resoconti, prima o poi, non ne venga fuori una vera di auto-psico-biografia :-D
Farloccaaaaa, per cortesia mi evochi anche a me un bel post come il tuo?
Mi devi un favore e non so cosa scrivere oggi.
:-)
ciao
@yossarian: non so... hai avuto un attacco di malaria-dissenteria-altro in circostanze altrettanto surreal-demenziali? fruga bene nella memoria è roba che capita spesso pare :-D
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