In chiusura di un anno di poche parole-web, vorrei raccontare ai 2-3 sventurati che capitano qui, alcune mie riflessioni. Un parallelo tra fisica e anima che ultimamente mi si ripresenta di continuo. Bene per far poco casino parto dall'inizio.
Uno dei ruoli che la vita mi ha attribuito è quello di ascoltatore, ovvero la gente, anche gli sconosciuti, dopo poco che parlano con me, mi raccontano la loro vita, i desideri, le aspirazioni e i dolori. La gente mi racconta di sé. Penso che questo dipenda dal fatto che non si sentono giudicati, la mia faccia dice "vai avanti che bella storia" più o meno qualunque cosa mi stiano raccontando di sé stessi. Per me ogni essere umano è una cosa bellissima, sacra, nella somma delle sue imperfezioni. Anche la storia umana all'apparenza più convenzionale ha per me un qualcosa di speciale: l'essere umano che me la sta raccontando.
Mi trovo così ad avere un discreto campionario di storie nel mio database e dato che ho la tendenza ad organizzare dati e cercare pattern ricorrenti, mi sono resa conto che tutte o quasi, le storie che mi si raccontano sono condite con lo stesso ingrediente: il senso di colpa.
Sarà la derivazione cattolica per uno, il senso del dovere marxista-leninista per un altro, la mamma ebrea per un altro ancora, tutti mi si rivoltano nella melma del senso di colpa. Stanno lì impantanati nelle "terribili" cose che hanno fatto, si arrotolano su se stessi tentando disperatamente di tornare indietro e disfare quel che hanno fatto. Orbene, si tenga presente che non stiamo parlando di omicidi o delitti vari, di solito si tratta di emerite cazzate. Il classico dei classici infatti sono le corna al compagno-compagna (moglie o marito dipende) di turno. Coloro che più si flagellano poi sono quelli o quelle che hanno messo un cornino fugace, o avuto una storia di breve durata di solito causata dall'essere trattati a casa come se si fosse un mobile. Ora ma se ti trattano come un oggetto di servizio fino a farti sentire una pezza, che male c'è a dare una bottarella all'amor proprio tra accoglienti braccia? L'importante è non scappare con il o la padrona o padrone delle suddette braccia abbandonando baracca e burattini. Evitato ciò e caricate le batterie, non è successo nulla di male. Tutti sono contenti: l'amante è stato amato, il consorte riceve sorrisi invece di rimbrotti e i pargoli hanno un genitore sereno.
Va be' ma mica è una bella cosa comunque, dice una voce dal fondo. Certo invece di risolvere i problemi casalinghi il soggetto è scappato altrove, vogliamo fucilarlo? Il soggetto stesso dice di sì, o chiede a gran voce che qualcuno riporti indietro l'orologio e si possa cancellare quanto fatto. Qui è il senso di colpa che parla, quel meccanismo idiota che invece di farci riflettere, alzarci in piedi e dire "be' se ho fatto tutto questo casino ci sarà pure un motivo, ora lo trovo e cerco una soluzione nella mia vita", ci tiene ben fermi e ci fa dire "ah se potessi tornare indietro".
Quest'ultimo pensiero è la peggiore cazzata di tutte. Indietro non si torna, non nel mondo macroscopico, non qui, non ora. Infatti c'è una legge fisica che nel nostro mondo vale e che regola molte molte cose, quella legge che ci ha fatto inventare il tempo come oggetto con una ben precisa direzione: il secondo principio della termodinamica. Questo principio chiarisce che il tempo non è reversibile (a meno di essere una particella e non un umano più o meno coglione), l'entropia aumenta, se fai casino il casino resta. Quindi se proprio uno si deve fermare, lo faccia per pensare, per trarre spunto dall'accaduto, da ciò che ha fatto, per cercare nuove direzioni e soluzioni ai problemi suoi e del suo mondo. Ogni casino combinato ha una sua ragion d'essere, una sua funzionalità, lasciatevelo dire da chi di cazzate ne ha fatte tante e non ne rinnega nemmeno mezza, anzi le rivendica tutte, dalla prima all'ultima, che poi è sempre la migliore....
E per chiudere:
Buon 2011
che sia un anno a bassa entropia e di grande evoluzione!