mercoledì 17 giugno 2009

Traiettorie



I percorsi della storia personale di ognuno di noi, nella mia testa di pseudo-matematico, sono rappresentabili come delle realizzazioni di un processo aleatorio. Mi spiego. Un processo aleatorio è una cosa che descrive, tra le altre, delle sequenze di eventi che si verificano nel tempo. Potenzialmente ne può descrivere infinite, ognuna viene chiamata traiettoria, quella che osservo la chiamo realizzazione. La vita di un essere vivente all'inizio è il primo passo di una di queste traiettorie, è il primo passo che possiamo osservare, il primo istante della realizzazione costituita da un numero finito di eventi; una traiettoria, tra le infinite possibili, che finisce (forse) il giorno in cui l'essere vivente muore. Ora prendiamo un essere umano, la qualità della sua vita dipende da un numero elevatissimo di fattori, la sua traiettoria può finire ovunque o quasi a seconda di ciò in cui incappa nel corso del suo vivere. Può finire in quasi ogni parte dello spazio delle traiettorie, non proprio ovunque. Esistono regioni in cui è quasi impossibile che si vada perché hanno probabilità bassissima o pari zero. Io potevo finire tossicodipendente e crepare sotto a un ponte molto presto, non era una zona a probabilità nulla. Oppure potevo diventare professore ordinario a 30 anni o commessa di negozio per tutta la vita con quattro figli a carico e marito ubriacone. Non potevo diventare una contadina columbiana però, sono nata a Roma e non sono india. In effetti ognuno di noi ha infinite storie alternative possibili*.
L'idea di storia alternativa, a me è sempre servita per sentirmi fortunata. Eh sì, perché là dove il diventare professore ordinario a 30 anni è, nel mio spazio delle traiettorie, un elemento possibile ma a bassissima probabilità, quella in cui finivo tossica e morta giovane non lo è. Così come pure quella in cui facevo un lavoro di merda con 4 figli sul groppone e marito manesco. Invece sono qui, scrivo, leggo poesie, mi innamoro di pezzi di matematica, faccio un lavoro che adoro e ogni tanto mi innamoro pure di uomini più o meno decenti (ehm per ora più meno che più). Vivo chiedendomi spesso come sia fatto questo processo aleatorio che mi è caratteristico. Per ora l'unica cosa che ho capito è che è un processo a memoria lunga, molto, molto lunga, di certo non è un processo markoviano (di cui parlavo qui). Ogni gesto, ogni pensiero del giorno è condizionato da tutta la storia precedente... ai voglia a dargli di psicanalisi e meditazione e cura dell'anima (deli mortacci....), questo disgraziato del mio personale processo non scorda mai niente (a parte le chiavi di casa in ufficio o quelle del motorino chissà dove, ma se mi fidanzassi con un fabbro avrei risolto). Si porta dietro tutto, se non nella memoria cosciente, in quella profonda, quella parte del ricordare che si manifesta poi nel corpo, nelle sue tensioni automatiche davanti alle circostanze. E allora non mi resta che guardare alle storie alternative, cercare di immaginarle crogiolandomi felicemente nella realizzazione attuale. Una parte di me, cerca di percepire ciò che segue, ascolta il rumore del passo successivo senza mai afferrarlo finché quello non diventa oggi.

Quale voce viene sul suono delle onde
che non è la voce del mare?
È la voce di qualcuno che ci parla,
ma che, se ascoltiamo, tace,
proprio per esserci messi ad ascoltare.

E solo se, mezzo addormentati,
udiamo senza sapere che udiamo,
essa ci parla della speranza
verso la quale, come un bambino
che dorme, dormendo sorridiamo.

Sono isole fortunate,
sono terre che non hanno luogo,
dove il Re vive aspettando.
Ma, se vi andiamo destando,
tace la voce, e solo c'è il mare.

(Fernando Pessoa - Isole fortunate)

*In realtà per definire questa idea di storia personale parto da un bel libro che, tra le tante cose, parla anche di questo (Giocati dal Caso di Nassim Nicholas Taleb), è scritto bene, è semplice da capire ed è matematicamente molto poetico.

10 commenti:

Gillipixel ha detto...

mantenerci sempre sul limite di svariati stati potenziali pensati, immaginarci su traiettorie possibili e le più disparate, è una grande fonte di speranza, un motore formidabile che ci aiuta a tirare avanti...
vivere ipoteticamente, diceva il vecchio Musil...
Bellissimo scritto, Farly, mi complimento vivamente, mi ha fatto sentire bene leggerlo :-)

Paolo ha detto...

Buona Giornata
da Paolo

farlocca farlocchissima ha detto...

@gilly: felice di averti fatto bene. il concetto delle storie alternative è da espandere. prima o poi parlo di cosa succede in media ;-)

@paolo: grazie buona giornata anche a te

Rosa ha detto...

Bellissimo post! Mi sa che se ho tempo e modo oggi mi ci aggancio.

farlocca farlocchissima ha detto...

@rose: ma pure domani.... sono curiosissima di leggere cosa ne pensi tu :-)

Anonimo ha detto...

in effetti la "scrittura meditativa" eleva ad una certa altezza sopra la linea del tempo dalla quale, finalmente, si può ammirare il libero arbitrio della traiettoria.
U A O ! luminoso stato di consapevolezza
a.

Anonimo ha detto...

p.s.
la vita dall'alto s'effonde
nell'uomo s'arresta la traccia
potenti presenze nell'onde
splendore divino che abbraccia
a.

Maffy ha detto...

post sublime....

farlocca farlocchissima ha detto...

grazie care.
@a.: mi piace tanto lo splendore divino che abbraccia ;-)

Anonimo ha detto...

per amor di chiarezza, preferisco eccedere: non so chi stavo citando in quel p.s.
a.