-Pronto…
-Sono io, hai da fare?
- No papà è un momento tranquillo, sono tornata ora dall’ospedale e ho visto zia che sta meglio, è più tranquilla.
-Bene, … bene…. Senti io vorrei… devo andar fuori qualche giorno che proprio non ce la faccio più
-Ma certo… lo credo bene…. Quando vai?
-Questo fine settimana, non sto fuori molto ….. ….. ho chiamato lo zio e gli ho detto di venire, con la zia che sta così almeno aiuta….
- (gasp)… ma guarda che non serve… basto io (panico nella voce) …. Sono solo pochi giorni che vuoi che sia…. Si tratta giusto di andare all’ospedale e farle un po’ di compagnia…
- Insomma (sale il tono) anche lui deve prendersi le sue responsabilità! Checazzo… mica può stare là e poi prendersela con noi per come gestiamo le cose! (furioso)… checazzo è pure sua sorella!!!!
-(gasp)… sì capisco… ma … papà… davvero basto io….
-No ormai è deciso, viene sabato…
-Sabato? Ma scusa non c’è neanche il portiere di casa di zia sabato… ha le chiavi lui?
-Ma che dici, il portiere c’è sempre… e comunque No lui le chiavi non le ha, stanno da me al solito posto… alla peggio le puoi prendere e gliele porti al treno…
-Ah… (sospiro soffocato) quindi io domani (nella testa scorre: andare a lavorare, fare spesa, ospedale zia, chiavi del cazzo, mappa della città con percorsi ottimizzati, sentire tizio, caio, sempronio… porca-puttana-la-famiglia) in qualche momento prendo le chiavi e le tengo, lui in qualche modo mi fa sapere l’ora e poi gliele porto… va bene facciamo così… tu però riposati che mi pare ti serva.
- Sì in effetti è proprio così. Be’ un bacio ci sentiamo domani, ciao
-Ciao
….. (immagini di motorino nel traffico, ospedale psichiatrico romano, supermercato, chiavi in primo piano… sole a picco sull’asfalto.. termometro a 32°)
-Sì?
-Ciao sono lo zio, puoi parlare?
- (con te no) be’ sono in riunione ma dimmi che è meglio.
-Allora, visto che tuo padre insiste tanto, nonostante io abbia molto da fare di mio (checazzo devi mai fare che sei in pensione da secoli?), scendo domani…. (sospiro) con quella croce che ci portiamo… dato che non c’è il portiere, so che le chiavi le hai tu (sospiro)… quindi me le puoi far avere quando arrivo… tanto stai vicino alla stazione no?
-Ma certo, le ho già io… ecco se magari mi dai un orario preciso… sai il sabato è il giorno in cui di solito faccio parecchie di quelle cose che in settimana non si riescono a fare… papà dice che c’è un treno che arriva all’una…
-(alza il tono) Insomma ma volete pure che mi alzi all’alba!? … No! Io prendo il treno del pomeriggio, quello che arriva alle 17:30!!!
-(alzando gli occhi al cielo, sospiro) io non voglio che ti alzi a nessuna ora in particolare, chiedevo solo…facciamo così ti aspetto a capo al treno alle 17:30… va bene?
-Sì va bene… (ora mitissimo) spero non ti scombini troppo…
-Tranquillo, se lo so prima mi organizzo… allora a domani… ciao
-Ciao
…. (telefonate per sistemare e spostare attività varie dal pomeriggio alla mattina)
Ore otto, bevuto il caffè, stropicciati gli occhi, lista delle cose da fare prima delle 17:30
DRIIIN… numero sconosciuto al cellulare
-Sei sveglia?
-(porcaputtana se rispondo tu che dici) ma certo zio buongiorno… qualche problema?
-No ho anticipato un po’ sono già sul treno… arrivo alle 13… che ti scombina troppo venire a quell’ora?
-Scusa zio, ma se sei sul treno checazzo mi chiedi a fare se mi scombina? Ci vediamo all’una a capo al treno….
-A bene bene, sai poi mi fermo un po’ così quando dimettono la zia le faccio compagnia qualche giorno… …
-(brivido gelato nella schiena) ma sei sicuro? Non avevi da fare su?
-(sospiro) ma sai, con questa croce che abbiamo in famiglia è anche giusto condividerla… a dopo allora, ciao
-ciao
(testa nel muro, treno consegna chiavi, reparto psichiatrico, valigia, casa, la zia è dimessa)
ore 7 di domenica, DRIIIIN (oddio non ho staccato il cellulare!)
-…Pronto
-PORTATELO VIA CHE SE NO LO AMMAZZO! È UNO STRONZO NON LO SOPPORTO!!!!
-buongiorno zia, sì capisco ma io non so dove metterlo… scusa ma che ha fatto?
-AAAAAAAA NON CAPISCE UN CAZZO!!!! E POI STA QUA E MI DICE COSA DEVO FARE E POI DICE CHE SONO PIGRA, E POI …. IO LO AMMAZZO
-sai che c’è zi’ mi sa che è una buona idea… ora scusa io magari dormo ancora un pochino, quando hai fatto chiamami che facciamo sparire il cadavere insieme, ok?
-Sì grazie, lo buttiamo al cassonetto?
-no zi’ così lo trovano subito, magari lo squagliamo con l’acido che dici?
-uhmmm complicato… mi sa che aspetto domani per ammazzarlo…
-va bene a dopo magari eh?
-grazie ehmm?! Scusa eh? Ciao
-ciao
martedì 29 luglio 2008
martedì 22 luglio 2008
Ah... l'amore
Ho un amico che dipinge, disegna, scrive, costruisce robot, una persona davvero poliedrica e molto romantica. Infatti si innamora una volta alla settimana. Di questi amori, eterei e delicati, fa sopratutto arte. Ama le illusioni che intravediamo tra i colori della realtà, in fondo a secondo di dove batte la luce vediamo cose e colori diversi, sentiamo cose diverse, abbiamo necessità che, al cambiare dell'ombra, cambiano anch'esse.
Queste immagini che il pittore mi trasmette mi hanno portato, per contrasto, ad un altro amico. Lui è un monogamo (cosa rarissima tra i maschi della specie umana). Finchè è in una relazione c'è solo quella. Il punto è che le sue relazioni durano un tempo finito e a volte non molto "esteso". Mentre il pittore sublima, lui ha il problema di chiudere senza infliggere dolore. Insomma sono due brave persone entrambi ma una pone un problema interessante: la temporaneità.
Queste immagini che il pittore mi trasmette mi hanno portato, per contrasto, ad un altro amico. Lui è un monogamo (cosa rarissima tra i maschi della specie umana). Finchè è in una relazione c'è solo quella. Il punto è che le sue relazioni durano un tempo finito e a volte non molto "esteso". Mentre il pittore sublima, lui ha il problema di chiudere senza infliggere dolore. Insomma sono due brave persone entrambi ma una pone un problema interessante: la temporaneità.
Riflettendo una soluzione possibile per questo vivere temporaneo, senza progettualità che non riesce a chiudere davvero senza dolore c'è: i fidanzamenti a tempo.
Non è un'idea nuova, Fabio Volo c'ha costruito un libro intorno, non particolarmente bello, anche perchè non segue l'idea fino in fondo. Però la enuncia e quindi sia dato merito a chi per primo tira fuori un'idea.
Non è un'idea nuova, Fabio Volo c'ha costruito un libro intorno, non particolarmente bello, anche perchè non segue l'idea fino in fondo. Però la enuncia e quindi sia dato merito a chi per primo tira fuori un'idea.
In certi periodi della vita sarebbe opportuno esplicitare la necessità di temporaneità, di movimento, di instabilità, l'assenza di progettualità. Ci si trova, ci si da un tempo finito di follia amorosa totale. Nel periodo ci si autorizza a scambiare tutto ciò che si vuole. Si mette in chiaro tutto ciò che è consentito (io per esempio non sopporto le raffiche di sms con pensierini in stile baci perugina, mi fanno venire le carie solo a leggerli, e dovrei dirlo). Poi ognuno per conto suo. Be' il contratto è rinnovabile, ma a brevi trance da verificare rigorosamente ogni volta. A costo di mettere tutto per iscritto.
Pensate che senso di libertà estrema che da una cosa del genere. Un po' come quegli amori adolescenziali che si vivevano al mare, avevi un mese, due settimane, poi ognuno tornava alla sua città e tutto sarebbe finito per forza. E allora potevi persino giurare amore eterno e crederci per quel tempo che c'era. Illusioni, certamente, quando poi era la realtà cittadina ad illuminarle, ne vedevi bene il colore temporaneo in tutto il suo fulgore. E allora perchè non estendere la modalità ad altro contesto? Come per l'idea del muretto di cui al post precedente, un recupero adulto di una realtà adolescenziale, un recupero consapevole della labilità del vivere tipica di quell'età della vita.
L'unico problema che vedo è che quasi sempre una delle due parti non ci crede, non crede alla temporaneità, all'aleatorietà della situazione. Ma almeno chi ci crede potrà dire "ma io te lo avevo detto... anzi scritto".
L'unico problema che vedo è che quasi sempre una delle due parti non ci crede, non crede alla temporaneità, all'aleatorietà della situazione. Ma almeno chi ci crede potrà dire "ma io te lo avevo detto... anzi scritto".
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sabato 19 luglio 2008
Club
Il mio amico del club dei cuori infranti ha stracciato la tessera del club: è guarito. Mentre mi congratulo ci auguriamo una mia pronta guarigione, ci stiamo cominciando ad annoiare della mia periodica melancolia.
Il club da lui abbandonato non è però l'unico club di cui siamo membri attivi. Da quando abbiamo entrambi cambiato casa abitiamo vicini, 5 minuti di motorino, 15 a piedi. Si è così ripristinato un sano, direi, comportamento adolescenziale: suona il citofono "che fai scendi?" Insomma siamo tornati al muretto. Il muretto è per forza di cose demograficamente molto più variegato. Ora ci sono figli e figlie, nipoti e parenti, amici e amiche di ogni età. Non si va più lì a cercare un'identità ma a godersi la propria.
Dunque lunga vita al muretto ed hai suoi adepti!
Il club da lui abbandonato non è però l'unico club di cui siamo membri attivi. Da quando abbiamo entrambi cambiato casa abitiamo vicini, 5 minuti di motorino, 15 a piedi. Si è così ripristinato un sano, direi, comportamento adolescenziale: suona il citofono "che fai scendi?" Insomma siamo tornati al muretto. Il muretto è per forza di cose demograficamente molto più variegato. Ora ci sono figli e figlie, nipoti e parenti, amici e amiche di ogni età. Non si va più lì a cercare un'identità ma a godersi la propria.
Dunque lunga vita al muretto ed hai suoi adepti!
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lunedì 14 luglio 2008
Briciole
Nelle separazioni vige una regola cautelativa e aurea che andrebbe sempre seguita al fine di farsi il meno male possibile (reciprocamente): liberarsi rapidissimamente di proprietà comuni, oggetti dell'altro in nostro possesso e scuse varie per ri-incontattarsi. E' una regola d'oro, serve a sopravvivere con il minor numero possibile di ossa rotta, ma nessuno o quasi riesce a rispettarla. Personalmente ho fatto parte della categoria più diffusa di "oggetti/scuse" per non separarsi del tutto, sono infatti figlia di divorziati. Divorziati che hanno continuato a parlarsi, confidarsi, aiutarsi fino all'ultimo giorno della vita di uno dei due, quindi per più di trent'anni dopo la loro separazione. Ora questo può essere bene, ma può anche non esserlo, dipende dalla misura con cui si fanno le cose, come sempre. I miei erano legatissimi, il che ha creato ad entrambi non pochi problemi (sopratutto a mio padre che è comunque legatissimo anche alla seconda moglie... separato anche da lei... mi sa che ha delle difficoltà a separarsi in generale lui), erano anche legati da un discreto numero di figli e quando ne sono arrivati altri tutti hanno accolto tutti. Molto bello, sopratutto perché ci ho guadagnato un fratello meraviglioso. Ma le cose non vanno sempre così bene. Molti buttano sul negativo il desiderio di non mollarsi del tutto e partono con separazioni giudiziali che vanno avanti per 10 anni, scannandosi selvaggiamente sul servizio di cucchiaini di silver della nonna peppa e la pendola dello zio gustavo, oggetti che durante la convivenza non avevano gettato a fiume solo perché doni di nozze che andavano mostrati in caso di visita. Esistono poi le vie di mezzo, le normali follie non particolarmente eclatanti, come continuare a frequentare la stessa palestra, lo stesso gruppo di meditazione zen o affrontare a puntate brevissime lo svuotamento della soffitta/cantina in cui sono conservati oggetti di entrambi. Così magari lo/la incontro per caso, lo/la chiamo per quei calzini norvegesi che gli-piacciono-tanto-e-ce-li-ho-io.... Da questo perverso meccanismo non è esente né l'abbandonato né l'abbandonatore, a meno di rare eccezioni. Certo se vi siete separati/e da uno/a che alla fine odiavate con tutte le vostre forze una cosa del genere non la fate, se trovate i calzini norvegesi gli date fuoco e basta.
Perché accade tutto questo? be' se fossimo capaci di lasciar andare davvero le cose della vita nel fiume del vissuto e fossimo capaci di accettare il continuo mutamento dell'esistenza, osho sarebbe morto povero e il papa vivrebbe a Tor Bella Monaca e non a San Pietro.
Nel nostro piccolo, nella nostra non belligerante separazione, io e il mio ex non siamo esenti dal fenomeno. Sopratutto lui manda piccole cose, link a prodotti della sua creatività o inviti ad eventi che lo riguardano, tutti da me rispediti indietro con qualche commento sarcastico o acidità. Dopotutto sono io quella rigida che non accetta di escludere solo il rapporto di coppia dal nostro rapporto... Comunque al ritorno dagli stati uniti trovo pacchettino con piccolo dono (molto significativo) e bigliettino di auguri per il compleanno. L'effetto è devastante (ovviamente), mi riporta indietro di mesi, lacrime e disperazione. Però ringrazio compitamente per email... segue email che ringrazia del ringraziamento e qui si rischia il loop. Allora rifletto, cosa è rimasto di tenue scusa per sentirsi? La cantina! oddio sono mesi che devo affrontare la mia cantina, quella di una casetta di mia proprietà dove vive un amico e dobbiamo metterla a posto... lì certamente c'è roba sua. Parto all'attacco e trovo ovviamente l'equivalente dei calzini norvegesi. Quindi impacchetto tutto chiamo un'amica (più mia che sua) che senza problemi fa da tramite, consegno tutto e mando email. Ne parlo con il mio amico del club dei cuori infranti, che è riuscito a liberarsi di tutte le scuse con una velocità impressionante. "echecazzo mi sembrate pollicino con le briciole di pane per ritrovarvi!" Ehm è vero ma speriamo le prossime se le siano già mangiate i merli.
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Pensieri
Sono un guardiano di greggi.
Il gregge è i miei pensieri.
E i miei pensieri sono tutti sensazioni.
Penso con gli occhi e con gli orecchi
e con le mani e i piedi
e con il naso e la bocca.
Pensare un fiore è vederlo e odorarlo
e mangiare un frutto è saperne il senso.
Perciò quando in un giorno di calura
sento la tristezza di goderlo tanto,
e mi corico tra l'erba
chiudendo gli occhi accaldati,
sento tutto il mio corpo immerso nella realtà,
so la verità e sono felice.
martedì 8 luglio 2008
Vacanze 4: il viaggio di ritorno
Bisogna che indaghi sul mio karma di volo, quando parto in aereo ho la tendenza ad incappare in situazioni inusuali o quanto meno improbabili. Speravo di ripetere il successone del viaggio d'andata e invece manco per niente.
All'imbarco osservo la varia umanità che sta salendo sull'aereo, ci sono molti bambini, cosa che mi impensierisce sempre, ma i genitori annessi sembrano tutti piuttosto efficaci nel moderarli, anche in modo gentile, c'è una coppia di giovanissimi ebrei ortodossi con bambino in fasce, che mi conquistano per la palese inesperienza e l'aria sorridente, un po' di famigliole spagnole e italiane, vari passeggeri poco identificabili come me, un tale con l'occhio assente e tre cappelli di paglia impilati sulla testa... non molta gente, comincio a sperare di allungare le gambe e farmi un bel sonno fino a Roma. In effetti ho un posto di corridoio su fila centrale e solo l'altro posto di corridoio è occupato da un ragazzone che scopro essere albanese, decidiamo di dividerci il posto vuoto per tirar su le gambe e magari star meglio.
Decolliamo e arriva la cena che fa abbastanza schifo, ma non importa ho fatto un ottimo pranzo prima di partire. Si abbassano le luci, i bambini sono quasi tutti tranquilli, comincio ad aggiustarmi per dormire. Improvvisamente mi trovo davanti una bella ragazza bionda con gli occhi stralunati "scusa non trovo più il mio posto a sedere" ha la voce impastata e barcolla. Cerchiamo uno degli steward che la prende in consegna e cercano il suo posto, mi ricordavo stesse due file dopo la mia e così è. Lei però è senza requie, si rialza è palesemente in stato confusionale, così con lo steward ci mettiamo a farle domande e alla fine appuriamo che ha una terribile paura di volare, così, seguendo il consiglio di un'amica ha preso un tranquillante, o meglio non si ricorda quanti ne ha presi... lo steward sbianca, le chiede di tirare fuori il blister delle pastiglie e vede che ne mancano 5 "era nuovo?" le chiede, "mi pare di sì" fa lei barcollando... "e mo che cazzo faccio" fa lui guardando me, come se io sapessi che si deve fare. Decidiamo di farla camminare un po' così magari si snebbia, devo dire che è completamente fusa. Passeggia lei, passeggio io e vado verso il bagno di fronte al quale ci sono le bevande, magari le offro una coca cola così si sveglia, lei si infila nella toilette e dopo poco parte una lucetta e un bip... lo steward si precipita alla porta bussa freneticamente, lei apre con l'occhio appannato e una marlboro accesa in mano... protesta anche un po'... poi si tranquillizza quando le regalo una delle mie sigarette finte. A questo punto sono piuttosto sveglia ma mi avvio comunque verso il mio posto sperando di addormentarmi, ho un bel libro da leggere, magari mi concilia. Passando per il corridoio noto che il tipo dai tre cappelli di paglia ha un'aria agitata, suda e si muove a scatti. Proseguo di gente stranita ne ho abbastanza. Quasi quasi mi appisolo ma proprio quando sono sulla soglia del sonno sento una gran confusione verso la coda dell'aereo. Mi alzo e vedo che il tipo dai tre cappelli è molto agitato, lo steward cerca di tenerlo seduto ma lui alza voce: vuole scendere... va anche in iperventilazione e si cerca un medico a bordo. Per fortuna ce n'è uno che riesce a tranquillizzarlo, gli mette la mascherina dell'ossigeno e pure lui si tranquillizza. Addio sonno.
All'arrivo sono veramente stonata, mi reggo in piedi a stento, ma sono tranquilla dato che mi vengono a prendere, naturalmente oggi c'è sciopero di tutti i mezzi di trasporto pubblici, fa un caldo torrido . Aspetto la valigia con il tipo dei tre cappelli che pontifica ora con uno ora con un altro sulla sua vita ma non riesco a seguire il discorso sono troppo assonnata. Il tempo passa, la valigia non arriva. Vado a chiedere, pare si sia rotto il portellone di una delle stive, è probabile che la mia valigia sia lì dentro. Che faccio? chiedo. Tranquillissimi gli addetti di Fiumicino mi aprono una pratica per bagaglio smarrito e mi mandano a casa. Penso con tristezza alle leccornie che ho comprato nel vermont, ai regaletti, ai molti libri che ho preso nella più bella libreria del mondo (secondo me) dove ho passato due ore il giorno prima (o forse era due giorni fa...) e ai sandali che mi sono comprata. Speriamo arrivino... Nel tardo pomeriggio mentre cerco ancora di capire chi sono e dove sono, mi chiamano: hanno trovato la valigia! Ottimo, la giornata sta prendendo un'altra piega, infatti rimedio anche un invito a cena dal mio amico del club dei cuori infranti... siamo ancora della serie "che voglio di più dalla vita"!
All'imbarco osservo la varia umanità che sta salendo sull'aereo, ci sono molti bambini, cosa che mi impensierisce sempre, ma i genitori annessi sembrano tutti piuttosto efficaci nel moderarli, anche in modo gentile, c'è una coppia di giovanissimi ebrei ortodossi con bambino in fasce, che mi conquistano per la palese inesperienza e l'aria sorridente, un po' di famigliole spagnole e italiane, vari passeggeri poco identificabili come me, un tale con l'occhio assente e tre cappelli di paglia impilati sulla testa... non molta gente, comincio a sperare di allungare le gambe e farmi un bel sonno fino a Roma. In effetti ho un posto di corridoio su fila centrale e solo l'altro posto di corridoio è occupato da un ragazzone che scopro essere albanese, decidiamo di dividerci il posto vuoto per tirar su le gambe e magari star meglio.
Decolliamo e arriva la cena che fa abbastanza schifo, ma non importa ho fatto un ottimo pranzo prima di partire. Si abbassano le luci, i bambini sono quasi tutti tranquilli, comincio ad aggiustarmi per dormire. Improvvisamente mi trovo davanti una bella ragazza bionda con gli occhi stralunati "scusa non trovo più il mio posto a sedere" ha la voce impastata e barcolla. Cerchiamo uno degli steward che la prende in consegna e cercano il suo posto, mi ricordavo stesse due file dopo la mia e così è. Lei però è senza requie, si rialza è palesemente in stato confusionale, così con lo steward ci mettiamo a farle domande e alla fine appuriamo che ha una terribile paura di volare, così, seguendo il consiglio di un'amica ha preso un tranquillante, o meglio non si ricorda quanti ne ha presi... lo steward sbianca, le chiede di tirare fuori il blister delle pastiglie e vede che ne mancano 5 "era nuovo?" le chiede, "mi pare di sì" fa lei barcollando... "e mo che cazzo faccio" fa lui guardando me, come se io sapessi che si deve fare. Decidiamo di farla camminare un po' così magari si snebbia, devo dire che è completamente fusa. Passeggia lei, passeggio io e vado verso il bagno di fronte al quale ci sono le bevande, magari le offro una coca cola così si sveglia, lei si infila nella toilette e dopo poco parte una lucetta e un bip... lo steward si precipita alla porta bussa freneticamente, lei apre con l'occhio appannato e una marlboro accesa in mano... protesta anche un po'... poi si tranquillizza quando le regalo una delle mie sigarette finte. A questo punto sono piuttosto sveglia ma mi avvio comunque verso il mio posto sperando di addormentarmi, ho un bel libro da leggere, magari mi concilia. Passando per il corridoio noto che il tipo dai tre cappelli di paglia ha un'aria agitata, suda e si muove a scatti. Proseguo di gente stranita ne ho abbastanza. Quasi quasi mi appisolo ma proprio quando sono sulla soglia del sonno sento una gran confusione verso la coda dell'aereo. Mi alzo e vedo che il tipo dai tre cappelli è molto agitato, lo steward cerca di tenerlo seduto ma lui alza voce: vuole scendere... va anche in iperventilazione e si cerca un medico a bordo. Per fortuna ce n'è uno che riesce a tranquillizzarlo, gli mette la mascherina dell'ossigeno e pure lui si tranquillizza. Addio sonno.
All'arrivo sono veramente stonata, mi reggo in piedi a stento, ma sono tranquilla dato che mi vengono a prendere, naturalmente oggi c'è sciopero di tutti i mezzi di trasporto pubblici, fa un caldo torrido . Aspetto la valigia con il tipo dei tre cappelli che pontifica ora con uno ora con un altro sulla sua vita ma non riesco a seguire il discorso sono troppo assonnata. Il tempo passa, la valigia non arriva. Vado a chiedere, pare si sia rotto il portellone di una delle stive, è probabile che la mia valigia sia lì dentro. Che faccio? chiedo. Tranquillissimi gli addetti di Fiumicino mi aprono una pratica per bagaglio smarrito e mi mandano a casa. Penso con tristezza alle leccornie che ho comprato nel vermont, ai regaletti, ai molti libri che ho preso nella più bella libreria del mondo (secondo me) dove ho passato due ore il giorno prima (o forse era due giorni fa...) e ai sandali che mi sono comprata. Speriamo arrivino... Nel tardo pomeriggio mentre cerco ancora di capire chi sono e dove sono, mi chiamano: hanno trovato la valigia! Ottimo, la giornata sta prendendo un'altra piega, infatti rimedio anche un invito a cena dal mio amico del club dei cuori infranti... siamo ancora della serie "che voglio di più dalla vita"!
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sabato 5 luglio 2008
Vacanze 3: il 4 luglio
Siamo al gran giorno, la super-mega-festa-nazionale the Independence Day, ovvero il 4 luglio. Le feste nazionali, sopratutto se cadono d'estate, hanno un tratto fondamentale in comune in tutto il mondo occidentale: si mangia e lo si fa all'aperto. Essendo negli stati uniti dove ogni cosa va fatta in grande, si mangia tantissimo. In particolare si procede al sacro-barbeque-del-4-luglio. E' quasi un rito religioso, tutti ma proprio tutti, anche i più strampalati tra i cittadini americani si armano di cibo vario, forchettoni, gadget tipo termometro per verificare se la carne è cotta, carne varia, pentole e pentole portate da tutti gli invitati con cibo di ogni genere.
Di solito in famiglia c'è sempre uno zio o un cugino che è sicuro di essere il migliore nel condurre a buon fine una sessione di BBQ (barbeque), tutti lo temono perchè di solito brucia tutto, anche gli hot dog e il pollo (e ce ne vuole!). Iniziano allora manovre varie per distrarre il congiunto in questione affinché il vero/a cuoco da BBQ della famiglia possa prendere il controllo e salvare la situazione, importante però è che lo zio/cugino non se ne abbia a male, in fondo è festa.
Il BBQ comincia prestino, alle 15 di solito, meglio saltare il pranzo, tanto per non finire in coma diabetico a fine serata. In molti casi scorrono fiumi di birra, ma nel nostro 4 di luglio fa un gran caldo e il gruppo familiare che ci ha adottato non beve, non bevono più alcool, semplicemente. Certo tutti i liquidi devono avere le bollicine, l'acqua liscia te la vai a prendere quasi di nascosto insieme a pochi altri e ti vergogni anche un po'. Però il cibo è ottimo, la compagnia piacevolissima e coloratissima sia negli abiti che nelle etnie di provenienza. Quando poi comincia a calare la sera si parte con le danze da sprigsteen ai greatest hits motown c'è sempre qualcuno che sa la canzone a memoria e si finisce in una specie di karaoke dissonante. Qualunque italiano nato da Roma in giù si sentirebbe a casa.
La serata ha una sua chiusura ufficiale come in tutte le feste estive: i fuochi d'artificio. Da noi li fanno a tarda notte ma qui si comincia e si finisce prima. Sparano sull'acqua da una barca, magnifici.
venerdì 4 luglio 2008
Vacanze 2
Ebbene sì lo ammetto: a me gli stati uniti piacciono. Non fraintendiamoci, il loro sistema sanitario nazionale mi fa orrore, la loro politica estera mi fa schifo e la american way of life non credo proprio faccia per me (ci ho provato a farmela piacere ma non ce l'ho fatta). Però il paese mi piace. Ci abitano 300milioni di persone, è un paese immenso e quindi ci si trova di tutto. La diversità (in senso biologico e culturale) che lo caratterizza lo rende uno dei posti più affascinanti del pianeta. Prendiamo ad esempio un altro pezzetto di questa mia (favolosa per me) vacanza americana.
Mi sveglio presto, un po' il jet lag, un po' è sempre così. Con onesy (il gatto) prendo il caffè e facciamo un giretto in giardino, tanto per vedere se la magnolia continua ad essere bella. I miei amici devono andare a lavorare, quando si svegliano ragioniamo insieme su cosa potrei fare nel frattempo. Ho a disposizione una macchina (è di uno dei figli del gallese che al momento è altrove), quindi posso andare ovunque. Ma il pensiero corre alle cose che non si fanno mai nella vita normale, sei sempre troppo di corsa e piena di pensieri: mi vado a fare manicure e pedicure. La maestra di yoga propone un posto, il gallese mi disegna una mappa e mi da indicazioni, so che mi perderò, non mi ha mai dato indicazioni stradali comprensibili... metto a fuoco un paio di punti essenziali e mi avvio. La macchina non ha il cambio automatico e questo mi rilassa, mi perdo come previsto, ma grazie ad un paio di punti fondamentali trovo il luogo.
Mi sveglio presto, un po' il jet lag, un po' è sempre così. Con onesy (il gatto) prendo il caffè e facciamo un giretto in giardino, tanto per vedere se la magnolia continua ad essere bella. I miei amici devono andare a lavorare, quando si svegliano ragioniamo insieme su cosa potrei fare nel frattempo. Ho a disposizione una macchina (è di uno dei figli del gallese che al momento è altrove), quindi posso andare ovunque. Ma il pensiero corre alle cose che non si fanno mai nella vita normale, sei sempre troppo di corsa e piena di pensieri: mi vado a fare manicure e pedicure. La maestra di yoga propone un posto, il gallese mi disegna una mappa e mi da indicazioni, so che mi perderò, non mi ha mai dato indicazioni stradali comprensibili... metto a fuoco un paio di punti essenziali e mi avvio. La macchina non ha il cambio automatico e questo mi rilassa, mi perdo come previsto, ma grazie ad un paio di punti fondamentali trovo il luogo.
Bisogna ricordare che negli US vige il culto-dell'unghia-perfetta, non ho mai capito perché ma così è, quindi in un posto dove fanno mani e piedi ti fanno di tutto: massaggio piedi con acqua turbo, massaggio alle gambe, piedi e mani... insomma un'esperienza dell'altro mondo.
Per tornare ci metto un po' dato che mi ri-perdo, ma non ho niente da fare e così mi godo il vagabondare tra villette e prati. Dopo un po' la maestra di yoga torna e si parte per la sua casa al mare, long beach island. Di nuovo un posto incantato. Una baia di acqua bassa con isolette flottanti piene di uccelli marini che fanno il nido là per la stagione. Quando vedo gli uccelli mi rendo conto che sono davvero dall'altra parte dell'oceano, a parte i gabbiani e qualche airone, non ne riconosco uno.
La casa è piccola, molto carina e con un giardino curioso pieno di oggetti particolari e statue orientali. Si respira un'atmosfera pacifica e rasserenante, pochi rumori, il vento.
Andiamo a passeggiare, incontriamo pescatori sfigati e strani cartelli.
Poi ci immergiamo tra le dune e la macchia per emergere accanto al faro, il cielo azzurro intenso, la marea che sale veloce, il colore dell'edificio, per me è come un film al rallentatore. Mi sento tornare viva e mi godo ogni singolo respiro.
Tornando verso casa ci fermiamo al negozio di souvenir, non che se ne vogliano comprare ma lei sostiene che questo negozio vende alcuni tra gli oggetti più kitsch del mondo e vuole mostrarmeli. Ha perfettamente ragione, il primo premio lo vince la palla di vetro con neve messa nella bocca di uno squalo di plastica azzurra e con un surfista basculante all'interno. E' già nella rubrica del "mai più senza".
Arriva il gallese si va a cena (ottima) e poi a dormire, la luce del faro lambisce i miei piedi mentre il rumore del mare mi culla in lontananza.
La mattina la maestra di yoga prende u aereo per andare a trovare nipoti vari, io e il gallese optiamo per un'uscita in kajak nella baia. Due ore a remare, chiacchierare e ciondolare in mezzo alle isolette e agli uccelli marini. Si fanno programmi sul seguito. Io voglio andare a New York, desidero fare alcuni giri ed andare a seguire un paio di lezioni che si terranno nel pomeriggio su cose di mio interesse specifico. Allora rapido pranzo e di corsa alla stazione degli autobus. In un'ora e mezza sono a Port Authority sulla 42nd strada. Un delirio!
Dalla quiete assoluta al casino metropolitano più completo. Ma è una bella giornata, calda, ventosa e secca, si cammina bene. La diversità di cui sopra è tutta lì davanti ai miei occhi, gente di ogni colore, razza, idee e quant'altro gira per la strada, l'unica cosa che hanno in comune è il cellulare... tutti parlano al telefono tranne quando attraversano, manco fossimo a Roma!
Cammino, mi fermo in un caffè perché è ancora presto, bevo caffè freddo e guardo la gente, gli oggetti, il movimento. Qui ci ho vissuto tanti anni fa, mi piaceva allora e mi piace adesso, per me New York è un concentrato del mondo metropolitano, ci sono pezzetti di tutte le città, da Delhi a Roma passando per Parigi e Tokyo, un specie di brodo concentrato del mondo.
Seguo le mie lezioni, poi raggiungo il gallese che insieme a uno dei figli e ad un suo amico mi aspettano per andare a cena. L'amico è uno strano e simpatico personaggio, un omone vero WASP cioè bianco, alto borghese americano, ma parecchio anticonvenzionale. Fuori da ogni cliché sul genere. Fumatore, bevitore e gourmet, infatti propone lui il ristorante
Be' se qualcuno vi dice che negli Stati Uniti si mangia male non credetegli, sopratutto se si parla di New York. Cena a quattro stelle!
Ci si saluta magari domani si va al mare insieme, torniamo nel New Jersey. Mi fermo a pensare un momento: ma dove altro al mondo avrei mai potuto passare una giornata così, in cui si va dalla natura più pura e pulita al casino metropolitano totale senza alcuno sforzo?
E sopratutto, che voglio di più dalla vita?
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martedì 1 luglio 2008
Vacanze 1
Si avvicina il momento del compleanno. Un senso di sottile panico avanza, avrò la forza per non passarlo in lacrime? I motivi per piangere sono due in realtà, in comune hanno la separazione subita, uno è l’abbandono di cui ad altri post, l’altro motivo è l’assenza di mia madre morta improvvisamente qualche anno fa, altra assenza che diventa continuamente presenza.
La soluzione mi salta agli occhi un pomeriggio durante una telefonata con il mio amico gallese che vive in New Jersey, continua a dirmi vieni qui, quest’anno non riesco a passare io e tu hai bisogno di coccole. Ha ragione da vendere compro il biglietto per gli stati uniti. E così poco dopo il rientro dal Canada, con ancora il fuso orario mezzo sballato, riattraverso l’oceano. Questa volta il viaggio è tranquillo, si dormicchia, si masticano gomme alla nicotina e quando tiro fuori le sigarette finte faccio amicizia con metà dei fumatori presenti che me ne chiedono una, si ride e si scherza sulla nostra addiction/dipendenza” a seconda della nazionalità del fumatore. All’arrivo c’è il gallese con la sua compagna che mi aspettano con un bicchierone di te verde freddo. Sono persone per me molto speciali, lei insegna yoga e lui è uno scienziato, allegria e serenità te la comunicano anche solo con uno sguardo.
Il programma per i primi giorni, incluso il fatidico compleanno, prevede un viaggio verso il nord dello stato di New York e il Vermont. La prima sosta è in un ashram nelle catskill a fare yoga, poi si guiderà per ore e andremo a Jeffersonville Vermont dove ci raggiungerà anche un’altra mia specialissima amica che vive a Houston, lei è dell’Arkansans ed è un’altra di quelle persone speciali che la vita di mette davanti per amarle.
La zona delle catskill è parecchio sottosviluppata, il posto dove andiamo si trova accanto ad un paesino a prevalenza hassidim, il venerdì è un casino con tutti che corrono a destra e a manca perché poi arriva il sabbath e quindi tutti fermi come sassi.
Il programma per i primi giorni, incluso il fatidico compleanno, prevede un viaggio verso il nord dello stato di New York e il Vermont. La prima sosta è in un ashram nelle catskill a fare yoga, poi si guiderà per ore e andremo a Jeffersonville Vermont dove ci raggiungerà anche un’altra mia specialissima amica che vive a Houston, lei è dell’Arkansans ed è un’altra di quelle persone speciali che la vita di mette davanti per amarle.
La zona delle catskill è parecchio sottosviluppata, il posto dove andiamo si trova accanto ad un paesino a prevalenza hassidim, il venerdì è un casino con tutti che corrono a destra e a manca perché poi arriva il sabbath e quindi tutti fermi come sassi.
L'ashram è un posto incantato e fuori dal tempo dove si pratica yoga 4 ore al giorno, si fa vita comunitaria, si medita etc. etc. io sono stanchissima tendo ad addormentarmi ovunque ma lo yoga mi piace e mi rilassa, poi farlo all'aria aperto è particolarmente piacevole. Lo yoga non è una mia pratica quotidiana, ma l'ho praticato per diversi anni e rinnovare questo "incontro" mi mette di buon umore.
Lavo piatti, cerco di stare sveglia durante la meditazione, faccio lunghe passeggiate per fumare di nascosto, dato che qui sono banditi tutti i vizi, dall'alcool, alla nicotina passando per la caffeina le cipolle (?) e l'aglio(?). Intorno boschi, silenzio e io dormo come un sasso, pare che durante la notte sia pure partito l'allarme anti incendio ma io non ho sentito nulla.
Rigenerati nel corpo e nello spirito, partiamo alla volta del Vermont. Ovviamente la prima sosta riguarda caffeina e bevande varie, per il viaggio si dice, ma in realtà il gallese è in crisi d'astinenza da caffeina. Si guida per ore e ore, piove che dio la manda, io continuo a dormire sul sedile posteriore. Poi si apre il cielo e siamo arrivati. Montagne, prati verdi, boschi ancora diversi e soprattutto c'è anche la mia amica dell'arkansans. Ci si abbraccia e si fa festa, lei contrariamente ai miei compagni di viaggio, gente allegra ma contenuta nei modi, mi somiglia nel modo di fare: facciamo un gran casino quando siamo insieme, ridiamo forte, parliamo ad alta voce, gesticoliamo. Insomma siamo due terrone!
Dormiamo in un bel posto gestito da una coppia gay (Mary e Moiran), un B&B dove il breakfast vale fino alla cena. Arriva il compleanno e mi dico che sono stata saggia. Passo una giornata spettacolare, tra passeggiate, negozietti, mercatini e chiacchiere, per concludere con una splendida cena con tanto di torta speciale (sorbetto alla sangria con candelina annessa).
Sono contenta come non mi succedeva da tempo, la malinconia è cancellata dalla bellezza del posto e dalla compagnia.
E' arrivato il momento di ripartire, noi torniamo in New Jersey, la mia amica va a recuperare la figlia a Lake Placid e ritorna al sud. Ci promettiamo di rifare qualcosa del genere magari l'anno prossimo, lei poi ha una vita faticosa e non facile, le auguro davvero ogni bene e cose belle. Risaliamo in macchina. Si guida in mezzo alla campagna, il cielo è di un azzurro vivissimo con nuvole bianche che corrono via, niente inquinamento qui.
Attraversiamo Lake Champlain con il ferry, imbocchiamo la highway verso sud e si guida per tutto il giorno. Alle 5 del pomeriggio dopo quasi 8 ore di macchina siamo a casa. Il gatto one-eye detto onesy ci accoglie facendo feste da cane con salti e giravolte. Vediamo cosa ci inventiamo per domani. Buon compleanno a me!
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