Bisogna che indaghi sul mio karma di volo, quando parto in aereo ho la tendenza ad incappare in situazioni inusuali o quanto meno improbabili. Speravo di ripetere il successone del viaggio d'andata e invece manco per niente.
All'imbarco osservo la varia umanità che sta salendo sull'aereo, ci sono molti bambini, cosa che mi impensierisce sempre, ma i genitori annessi sembrano tutti piuttosto efficaci nel moderarli, anche in modo gentile, c'è una coppia di giovanissimi ebrei ortodossi con bambino in fasce, che mi conquistano per la palese inesperienza e l'aria sorridente, un po' di famigliole spagnole e italiane, vari passeggeri poco identificabili come me, un tale con l'occhio assente e tre cappelli di paglia impilati sulla testa... non molta gente, comincio a sperare di allungare le gambe e farmi un bel sonno fino a Roma. In effetti ho un posto di corridoio su fila centrale e solo l'altro posto di corridoio è occupato da un ragazzone che scopro essere albanese, decidiamo di dividerci il posto vuoto per tirar su le gambe e magari star meglio.
Decolliamo e arriva la cena che fa abbastanza schifo, ma non importa ho fatto un ottimo pranzo prima di partire. Si abbassano le luci, i bambini sono quasi tutti tranquilli, comincio ad aggiustarmi per dormire. Improvvisamente mi trovo davanti una bella ragazza bionda con gli occhi stralunati "scusa non trovo più il mio posto a sedere" ha la voce impastata e barcolla. Cerchiamo uno degli steward che la prende in consegna e cercano il suo posto, mi ricordavo stesse due file dopo la mia e così è. Lei però è senza requie, si rialza è palesemente in stato confusionale, così con lo steward ci mettiamo a farle domande e alla fine appuriamo che ha una terribile paura di volare, così, seguendo il consiglio di un'amica ha preso un tranquillante, o meglio non si ricorda quanti ne ha presi... lo steward sbianca, le chiede di tirare fuori il blister delle pastiglie e vede che ne mancano 5 "era nuovo?" le chiede, "mi pare di sì" fa lei barcollando... "e mo che cazzo faccio" fa lui guardando me, come se io sapessi che si deve fare. Decidiamo di farla camminare un po' così magari si snebbia, devo dire che è completamente fusa. Passeggia lei, passeggio io e vado verso il bagno di fronte al quale ci sono le bevande, magari le offro una coca cola così si sveglia, lei si infila nella toilette e dopo poco parte una lucetta e un bip... lo steward si precipita alla porta bussa freneticamente, lei apre con l'occhio appannato e una marlboro accesa in mano... protesta anche un po'... poi si tranquillizza quando le regalo una delle mie sigarette finte. A questo punto sono piuttosto sveglia ma mi avvio comunque verso il mio posto sperando di addormentarmi, ho un bel libro da leggere, magari mi concilia. Passando per il corridoio noto che il tipo dai tre cappelli di paglia ha un'aria agitata, suda e si muove a scatti. Proseguo di gente stranita ne ho abbastanza. Quasi quasi mi appisolo ma proprio quando sono sulla soglia del sonno sento una gran confusione verso la coda dell'aereo. Mi alzo e vedo che il tipo dai tre cappelli è molto agitato, lo steward cerca di tenerlo seduto ma lui alza voce: vuole scendere... va anche in iperventilazione e si cerca un medico a bordo. Per fortuna ce n'è uno che riesce a tranquillizzarlo, gli mette la mascherina dell'ossigeno e pure lui si tranquillizza. Addio sonno.
All'arrivo sono veramente stonata, mi reggo in piedi a stento, ma sono tranquilla dato che mi vengono a prendere, naturalmente oggi c'è sciopero di tutti i mezzi di trasporto pubblici, fa un caldo torrido . Aspetto la valigia con il tipo dei tre cappelli che pontifica ora con uno ora con un altro sulla sua vita ma non riesco a seguire il discorso sono troppo assonnata. Il tempo passa, la valigia non arriva. Vado a chiedere, pare si sia rotto il portellone di una delle stive, è probabile che la mia valigia sia lì dentro. Che faccio? chiedo. Tranquillissimi gli addetti di Fiumicino mi aprono una pratica per bagaglio smarrito e mi mandano a casa. Penso con tristezza alle leccornie che ho comprato nel vermont, ai regaletti, ai molti libri che ho preso nella più bella libreria del mondo (secondo me) dove ho passato due ore il giorno prima (o forse era due giorni fa...) e ai sandali che mi sono comprata. Speriamo arrivino... Nel tardo pomeriggio mentre cerco ancora di capire chi sono e dove sono, mi chiamano: hanno trovato la valigia! Ottimo, la giornata sta prendendo un'altra piega, infatti rimedio anche un invito a cena dal mio amico del club dei cuori infranti... siamo ancora della serie "che voglio di più dalla vita"!
All'imbarco osservo la varia umanità che sta salendo sull'aereo, ci sono molti bambini, cosa che mi impensierisce sempre, ma i genitori annessi sembrano tutti piuttosto efficaci nel moderarli, anche in modo gentile, c'è una coppia di giovanissimi ebrei ortodossi con bambino in fasce, che mi conquistano per la palese inesperienza e l'aria sorridente, un po' di famigliole spagnole e italiane, vari passeggeri poco identificabili come me, un tale con l'occhio assente e tre cappelli di paglia impilati sulla testa... non molta gente, comincio a sperare di allungare le gambe e farmi un bel sonno fino a Roma. In effetti ho un posto di corridoio su fila centrale e solo l'altro posto di corridoio è occupato da un ragazzone che scopro essere albanese, decidiamo di dividerci il posto vuoto per tirar su le gambe e magari star meglio.
Decolliamo e arriva la cena che fa abbastanza schifo, ma non importa ho fatto un ottimo pranzo prima di partire. Si abbassano le luci, i bambini sono quasi tutti tranquilli, comincio ad aggiustarmi per dormire. Improvvisamente mi trovo davanti una bella ragazza bionda con gli occhi stralunati "scusa non trovo più il mio posto a sedere" ha la voce impastata e barcolla. Cerchiamo uno degli steward che la prende in consegna e cercano il suo posto, mi ricordavo stesse due file dopo la mia e così è. Lei però è senza requie, si rialza è palesemente in stato confusionale, così con lo steward ci mettiamo a farle domande e alla fine appuriamo che ha una terribile paura di volare, così, seguendo il consiglio di un'amica ha preso un tranquillante, o meglio non si ricorda quanti ne ha presi... lo steward sbianca, le chiede di tirare fuori il blister delle pastiglie e vede che ne mancano 5 "era nuovo?" le chiede, "mi pare di sì" fa lei barcollando... "e mo che cazzo faccio" fa lui guardando me, come se io sapessi che si deve fare. Decidiamo di farla camminare un po' così magari si snebbia, devo dire che è completamente fusa. Passeggia lei, passeggio io e vado verso il bagno di fronte al quale ci sono le bevande, magari le offro una coca cola così si sveglia, lei si infila nella toilette e dopo poco parte una lucetta e un bip... lo steward si precipita alla porta bussa freneticamente, lei apre con l'occhio appannato e una marlboro accesa in mano... protesta anche un po'... poi si tranquillizza quando le regalo una delle mie sigarette finte. A questo punto sono piuttosto sveglia ma mi avvio comunque verso il mio posto sperando di addormentarmi, ho un bel libro da leggere, magari mi concilia. Passando per il corridoio noto che il tipo dai tre cappelli di paglia ha un'aria agitata, suda e si muove a scatti. Proseguo di gente stranita ne ho abbastanza. Quasi quasi mi appisolo ma proprio quando sono sulla soglia del sonno sento una gran confusione verso la coda dell'aereo. Mi alzo e vedo che il tipo dai tre cappelli è molto agitato, lo steward cerca di tenerlo seduto ma lui alza voce: vuole scendere... va anche in iperventilazione e si cerca un medico a bordo. Per fortuna ce n'è uno che riesce a tranquillizzarlo, gli mette la mascherina dell'ossigeno e pure lui si tranquillizza. Addio sonno.
All'arrivo sono veramente stonata, mi reggo in piedi a stento, ma sono tranquilla dato che mi vengono a prendere, naturalmente oggi c'è sciopero di tutti i mezzi di trasporto pubblici, fa un caldo torrido . Aspetto la valigia con il tipo dei tre cappelli che pontifica ora con uno ora con un altro sulla sua vita ma non riesco a seguire il discorso sono troppo assonnata. Il tempo passa, la valigia non arriva. Vado a chiedere, pare si sia rotto il portellone di una delle stive, è probabile che la mia valigia sia lì dentro. Che faccio? chiedo. Tranquillissimi gli addetti di Fiumicino mi aprono una pratica per bagaglio smarrito e mi mandano a casa. Penso con tristezza alle leccornie che ho comprato nel vermont, ai regaletti, ai molti libri che ho preso nella più bella libreria del mondo (secondo me) dove ho passato due ore il giorno prima (o forse era due giorni fa...) e ai sandali che mi sono comprata. Speriamo arrivino... Nel tardo pomeriggio mentre cerco ancora di capire chi sono e dove sono, mi chiamano: hanno trovato la valigia! Ottimo, la giornata sta prendendo un'altra piega, infatti rimedio anche un invito a cena dal mio amico del club dei cuori infranti... siamo ancora della serie "che voglio di più dalla vita"!
2 commenti:
Ciao, certo che scrivi davvero bene, nel senso che sai raccontare le cose facendo sentire il lettore nel posto che stai narrando. La tipa in overdose di tranquillanti praticamente sei riuscita a materializzarmela d'avanti, e lo stesso per l'altro tipo. Ti chiedo un consiglio: Noto che usi il presente nel raccontare una storia passata. Secondo te è sbagliato invece usare il passato come a me di solito viene di fare se scrivo un racconto? Alcuni romanzi che ho letto (l'accademia dei sogni di Gibson per es.) sono al presente, altri (Neuromante per es.) sono al passato. C'è una regola che ignoro secondo te che porta a prendere l'una o l'altra decisione? Tornando alla tua avventura di volo: ma poi le lecornie nella tua valigia non più smarrita erano commestibili dopo il viaggio sotto i raggi x dell'aereoporto ? Mitiche le tue sigarette finte ^_^
Alitalia comunica che le è stata conferito il titolo di hostess honoris causa :-) V
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