Statue, corpi immobili. Tensione di muscoli colti nell'atto di contrarsi, striature di movimento ricamate sulla pietra. Come un gioco di scatole cinesi, una foto di una statua è rappresentazione immobile di altra immobilità.
La guardo e per contrasto penso alla mia continua necessità di movimento, alla claustrofobia che l'immobilità a volte mi genera. Eppure so stare ferma, fisicamente immobile anche per molto tempo, il mio record è stato 40 minuti. Dopo tutta quella stasi avevo difficoltà a muovermi di nuovo, ma c'ero riuscita, svuotando la mente dai pensieri, sentendo solo il respiro, ero rimasta ferma senza nessun panico, senza nessuna ansia. Una sensazione bellissima.
L'immobilità diventa sofferenza, soffocamento solo se è contrasto al movimento. Al movimento dei pensieri in particolare, la mente si muove e il corpo vuole seguirla. Non c'è separazione tra corpo e mente, se una va l'altro segue e spesso accade anche il viceversa, il corpo conduce la mente in qualche luogo che lei ancora non conosce, che non ha nominato. In questa altalena di chi tira e chi segue, entra poi la paura di quelle pause profonde che a volte non sappiamo fare nemmeno dormendo. Diventare statue, anzi foto di statue, ottenendo quella doppia immobilità, sia del corpo che della mente ci fa sentire troppo vicini alla morte. Eppure esiste una qualità della mente che ci può permettere di essere statue e al tempo stesso capaci di muoverci rapidissimi, estremamente vivi, è una qualità di quiete, di assenza di dialogo interno, l'omino interiore tace, nessuno parla. Quella qualità si realizza quando mi limito, anzi no, sono capace di sentire soltanto.
La guardo e per contrasto penso alla mia continua necessità di movimento, alla claustrofobia che l'immobilità a volte mi genera. Eppure so stare ferma, fisicamente immobile anche per molto tempo, il mio record è stato 40 minuti. Dopo tutta quella stasi avevo difficoltà a muovermi di nuovo, ma c'ero riuscita, svuotando la mente dai pensieri, sentendo solo il respiro, ero rimasta ferma senza nessun panico, senza nessuna ansia. Una sensazione bellissima.
L'immobilità diventa sofferenza, soffocamento solo se è contrasto al movimento. Al movimento dei pensieri in particolare, la mente si muove e il corpo vuole seguirla. Non c'è separazione tra corpo e mente, se una va l'altro segue e spesso accade anche il viceversa, il corpo conduce la mente in qualche luogo che lei ancora non conosce, che non ha nominato. In questa altalena di chi tira e chi segue, entra poi la paura di quelle pause profonde che a volte non sappiamo fare nemmeno dormendo. Diventare statue, anzi foto di statue, ottenendo quella doppia immobilità, sia del corpo che della mente ci fa sentire troppo vicini alla morte. Eppure esiste una qualità della mente che ci può permettere di essere statue e al tempo stesso capaci di muoverci rapidissimi, estremamente vivi, è una qualità di quiete, di assenza di dialogo interno, l'omino interiore tace, nessuno parla. Quella qualità si realizza quando mi limito, anzi no, sono capace di sentire soltanto.
Segui la tua sorte,
annaffia le tue piante,
ama le tue rose.
Il resto è l'ombra
d'alberi stranieri.
La realtà
è sempre di più o di meno
di quello che vogliamo.
Solo noi siamo sempre
uguali a noi stessi.
Dolce è vivere solo.
Grande e nobile è sempre
vivere con semplicità.
Lascia il dolore sulle are
come offerta agli dèi.
Guarda la vita da lontano,
e non interrogarla mai.
Nulla essa può
dirti. La risposta
è al di là degli dèi.
Ma serenamente
imita l'Olimpo
nel segreto del tuo cuore.
Gli dèi sono dèi
perché non si pensano.
(Fernando Pessoa)
annaffia le tue piante,
ama le tue rose.
Il resto è l'ombra
d'alberi stranieri.
La realtà
è sempre di più o di meno
di quello che vogliamo.
Solo noi siamo sempre
uguali a noi stessi.
Dolce è vivere solo.
Grande e nobile è sempre
vivere con semplicità.
Lascia il dolore sulle are
come offerta agli dèi.
Guarda la vita da lontano,
e non interrogarla mai.
Nulla essa può
dirti. La risposta
è al di là degli dèi.
Ma serenamente
imita l'Olimpo
nel segreto del tuo cuore.
Gli dèi sono dèi
perché non si pensano.
(Fernando Pessoa)
4 commenti:
è una pratica molto ardua, Farly, vero...forse alla fine della storia, tutto lo scopo della nostra vita sta nel sottrarsi al flusso del divenire...ma non pensare è difficilissimo, anche se ci sono tanti che lo fanno senza sforzo...però il loro problema è che non se ne rendono conto perchè credono di pensare :-)
scrittino molto bello :-)
uhm sì è difficile, ma studiando ci si arriva :-) a proposito di cose difficili: sfida raccolta e pubblicata ....
eheheheh...visto, visto e commentato: bellissima sfida, superata e onorata in modo eccelso :-) brava!!!
Boopho, dice blogspot, parente alla lontana del gufo, appassionato ipercritico di lirica, che ad ogni opera esprime sempre il suo parere negativo: booooo!!! :-))))
"gli dei sono dei perchè non ci pensano"
come potrei scrivere dopo di lui?!
a.
Posta un commento