lunedì 23 marzo 2009

La porta


Roma stazione. Termini, così la si chiama. Il luogo dove termina un viaggio. Si arriva qui, la testa del treno si accosta al binario, l'animale di metallo si appoggia al marciapiede finale, si riposa. Dalle porte rigurgita persone, tante, sempre. Mille idiomi, dialetti, parole, storie, bagagli, reali e metafisici. Abito da queste parti e a volte, la domenica sopratutto, vengo qui dove c'è una bella libreria, tanti negozi sempre aperti e cose e persone da guardare. Non è un luogo particolarmente amichevole, le commesse e i commessi nei negozi non sono quasi mai gentili, tranne che in libreria. C'è forse troppo via vai, sono più occupati a controllare che nessuno rubi piuttosto che a dar retta a chi viene a comprare. In fondo, loro, passano buona parte della giornata sotto terra, non è cosa che renda socievoli. Eppure a me piace venire qui. Dopo la visita in libreria mi fermo alla testa dei binari a guardare il flusso di gente. Immagino destinazioni e storie, qualche volta mi si stringe lo stomaco mentre guardo i senza tetto sempre presenti, altre volte mi perdo nei volti delle persone che passano, ne osservo l'abbigliamento cercando di indovinare qualcosa di loro. La domenica non incontri quasi mai i viaggiatori da prima classe, la stazione è popolata di abiti non particolarmente eleganti, non ci sono che rari set di valige di marca, piuttosto borsoni e trolley da quattro soldi, jeans da bancarella e scarpe di finta pelle, dozzinali zatteroni e false scarpe hi-tech in pura plastica. Forse i ricchi non viaggiano in treno la domenica, o forse, scappano via troppo rapidi perché io possa notarli. L'estate i binari si riempiono di gente con le borse del mare e le ciabatte, se è sera hanno i piedi sporchi di sabbia e il naso bruciato dal sole, se mattina sono pallidi, allegri e portano sacchetti di plastica con il pranzo. In inverno incontro frotte di ragazzi con gli sci, fa freddo, però, quindi non resto mai a lungo. Gli odori si mescolano, dal caffé appena fatto dei chioschi, ai deodoranti, alle puzze umane e meccaniche, tutto si mischia, si confonde, creando un mostro olfattivo che non ha un'identità specifica, un alieno del naso che ogni minuto si rinnova sull'odore di fondo fatto di metallo e freni.
In realtà, più che il passaggio di umanità varia e variopinta, la cosa che mi attrae davvero verso Termini è l'edificio. Bianco, immenso, l'atrio (il dinosauro) con i suoi giochi di chiaro-scuro, gli archi bianchi dei lati, il contrasto con gli edifici intorno. Lo sporco, il brulicare, il caos, sono contenuti là, in quell'architettura monumentale e gelida che inghiotte ogni cosa, che nella sua grandezza lascia passare senza mai afferrare. Indifferente splendido edificio razionalista, è la porta da cui, più che entrare a Roma, si può fuggire dal momento presente.

Sogni ardenti di qualcos'altro!
Frenesia di andare via,
(Oh onda che in me ingrossa!)
via dalla vita, dove la vita deve rimanere -
vita sempre fino ad oggi!

Altre cose e altri luoghi!
Non una vita! Non la mia almeno!
Oh, essere il vento, un' ala,
un veliero che mi portino lì!

Dove? Se lo sapessi,
non ci vorrei andare.
(Fernando Pessoa)

8 commenti:

Gillipixel ha detto...

Termini ha veramente un fascino complesso, Farly...ci sono passato alcune volte anche io e ricordo proprio le stesse sensazioni che hai descritto con la tua consuetà sensibilità...anche in libreria ero stato, non so se la stessa...ma credo di sì, era sotto anche la mia :-)
ah...e poi ci ero stato anche dal barbiere lì, ma sarebbe un po' lungo da raccontare :-)
aggiungo solo shumbkfi, per riassumere tale fascinosa complessità :-)

farlocca farlocchissima ha detto...

ecco veramente la storia di te dal barbiere a termini mi mette una certa curiosità ;-) la libreria è a tre piani, da sotto arriva nell'atrio e poi sale ancora di un piano, è bellissima e fornitissima, sì è proprio quella. :-)

Gillipixel ha detto...

mi hai dato un'idea, Farly, potrebbe essere lo spunto per un racconto: il campagnolo tosato a Termini :-)...ci penserò su :-)
sì, sì...è forte quella libreria: lì, molto più che in altre, si prova un senso di sospensione e di quiete rispetto al brulichio esterno...bello :-)

Maffy ha detto...

Termini mi ha sempre affascinato.
Io che vengo da una piccola città di provincia, quando mi trovo in questa stazione ho la sensazione di arrivare in un nuovo mondo multicolore, chiassoso ma elettrizzante... un anticipo di quello che sarà la visita nella città eterna....
Quella libreria poi è una tappa fissa...

farlocca farlocchissima ha detto...

@maffy: be' poco bella tua città ;-) è vero che termini da questa sensazione di anticipo del caos, dell'effetto multicolore e caledoscopico della città. Per me che vivo qui è poi il binario, il treno in partenza che mi intriga, l'idea dell'uscita ... magari per andare a La Spezia e poi da lì....

Anonimo ha detto...

la libreria di termini: regali dimenticati a casa, partendo. da rifare. al volo, prima di salire in treno. e la gente, i barboni, le attese, gli abbracci.

sei una bambina strana, farli.
ma lo sapevi già. isn't it?
abbraccio stile stazione
a.

farlocca farlocchissima ha detto...

@a: eh lo so (sospiro) me lo diceva sempre anche la mia mamma ... ;-)

Maffy ha detto...

beh... ti aspetto...