martedì 3 marzo 2009

Sguardi notturni


Il calore della casa sì è fatto, ormai, soffocante, il sonno non vuol venire, decido di uscire, mi vesto da pneumatico (pile, giacca a vento, golf, doppia maglietta, cappello etc.). Fa freddo, saranno zero gradi qua fuori. Le mani intirizzite reggono la macchina fotografica, cerco barlumi di luce nel semi-buio della notte romana. Il quartiere è quieto, vicino casa ci sono solo alcuni barboni ubriachi, qualche tale dal sesso indefinito che sorride ai passanti. Il bar all'angolo, vicino a Santa Maria Maggiore è aperto, c'è molta gente all'interno, non è tardissimo, in fondo. Cammino un po' per le strade intorno alla chiesa, attraversando Via Merulana, passo dall'Esquilino al quartiere Monti. Una strada separa due universi. Vicoli vuoti e silenziosi a Monti, strade ampie, quasi torinesi, sempre piene di gente all'Esquilino. Un mondo cosmopolita che confina e si mescola con la Roma antica.
Cammino nel silenzio, poi ritorno sulla piazza dell'Esquilino, là torna il rumore, gli autobus notturni, le auto su via Cavour, lo schiamazzo di qualche auto di ragazzi con la musica "a palla" (tuz tuz techno/house a tutto volume), colonna sonora istantanea di un tipo di notte che non mi è mai appartenuto. Sto là per un po', osservo le macchine che scivolano via, più giù c'è un pub molto frequentato da turisti e residenti anglofoni, c'è anche un tale che declama qualcosa, ha capelli rossi spruzzati di grigio, è alto, grande, indossa un kilt e una maglietta bianca a maniche corte, è abbastanza sbronzo, ma ha un'aria così felice che mette di buon umore. Mi passa accanto strizzando un occhio e sorridendo "Bela Roma, bela... you" e ride. Deve essere veramente sbronzo o veramente felice o entrambe le cose. Sento la sua voce che si allontana continuando a declamare parole impastate. Il freddo sta cominciando a penetrare la mia corazza di lana-pile e tessuti vari, le mani formicolano, mi avvio verso il bar aperto. Entro ed è caldo, c'è ancora gente, non molta, una coppia di ventenni totalmente presi l'uno dall'altra, due bengalesi che discutono animatamente, uno dei due sembra ubriaco, l'altro no, cerca di togliergli dalle mani un bicchiere di liquido scuro, indica un caffè, l'altro scuote la testa e dice qualcosa in bengalese ad alta voce, il barista li guarda con attenzione. Ordino un orzo e mentre aspetto il bengalese sbronzo comincia a strepitare, prima nella sua lingua, poi in italiano "maledetti, moglie ..., ... maledetti italiani di merda..." l'altro cerca di farlo tacere, il barista interviene "Oh, dì all'amico tuo che di merda ci sarà lui, fallo smette che si no ve butto fori!". L'altro alza la testa, è piccolo di statura, ma ora sembra un gigante "Stia tranquillo, e abbia un po' di compassione, quest'uomo ha appena perso sua moglie... ora ce ne andiamo" replica in perfetto italiano, senza un'ombra di accento, con un tono di voce che non ammette replica e uno sguardo che non so neppure descrivere, trasuda dignità, dolore. Il barista mi guarda, io mi giro e quasi simultaneamente diciamo"mi dispiace". Ora il bengalese sbronzo piange contro la spalla dell'amico che sta tirando fuori i soldi per pagare mentre tiene un braccio sulle spalle dell'altro "lasci stare, offre la casa" dice il barista con un gesto della mano. Quello sobrio fa solo un cenno con la testa e porta fuori il suo amico che continua a piangere con le mani sul viso. Bevo in silenzio il mio orzo e sento il barista che fra sé e sé bofonchia "Secondo me nun stava a fa finta e pure se stava a fa finta chissene frega, du' amari e 'n caffè nun me rovinano" si gira e mette a posto un bicchiere.

7 commenti:

Gillipixel ha detto...

molto bello Farly questo tuo brano...l'ho apprezzato tanto...sono forti queste tue indagini umane farlocchine...come un bukowski lieve, ma molto più ingentilito dalla sensibilità femminile e dalla familiarità romana...Roma è bellissima, misteriosa e complicatamente magica...ma vista dai tuoi occhi, si trasforma in un poema estetico ancor più suggestivo..

p.s.: mi permetto di segnalare un refusino, un errore di battiturina :-)))

"...mentre aspetto il bengalese sbronzo comincio a strepitare..."

*comincia* a strepitare :-)

farlocca farlocchissima ha detto...

grazie della segnalazione ho corretto :-) non avrei mai detto che rea bukowskiano il racconto, forse preché per me bukowsky si identifica non con un osservatore ma con un partecipante attivo ad un degrado umano... comunque è uno degli scrittori che ho più amato quindi grazie dellaggettivo :-D

Gillipixel ha detto...

mah, non so bene nemmeno io, Farly...in effetti bukowski io non lo conosco molto...forse era più un mio bukowski immaginato, quello a cui mi riferivo :-) in ogni caso, il brano è molto bello e farlocchescamente intenso, e questo è quel che conta :-)
...Uncion :-)

Anonimo ha detto...

ho viaggiato dentro una sceneggiatura...
(la butto lì. hai visto mai?)
ma poi, come hai dormito?
un abbraccio ringrazievole da una delle presenze tragi-comiche del pianeta gaia (omosessuale?)
a.

farlocca farlocchissima ha detto...

da gaia, pianeta vivente secondo asimov: dopo passeggiate notturne a contatto con l'anima del luogo, si dorme molto molto bene :-)

Anonimo ha detto...

bello........si dovrebbe fare un corto......

farlocca farlocchissima ha detto...

sto aspettando il regista giusto... vedi un po' che puoi fare :-)