* continua da qui
Sulla spiaggia, in inverno, tra sole e tramontana, continuo a chiacchierare con i due pensionati, mentre i loro cani mi saltellano tra le gambe e ci riempiamo di sabbia a vicenda. Il calvo ha una storia diversa dal suo compagno di pensione. E', come dice lui, "ordinario", ha fatto l'impiegato tutta la vita, una famiglia tranquilla con due figli ora lontani "So ragazzi studiosi, mo' c'hanno una trentina d'anni e qua che ce stanno a fà... così uno sta in Danimarca e l'altra, cor marito e i figli, sta in Norveggia... che poi boh... valla a capì, io a sto clima nun c'avrei mai rinunciato... ancora ancora a Danimarca, Copenaghen... ma a Norveggia... ", la moglie è morta poco prima che lui andasse in pensione, così quando ha smesso di lavorare è rimasto solo. Lo guardo e mi sembra di vedergli in fondo agli occhi tutto quel mare di tristezza in cui deve essere sprofondato allora. "Però, vede signorì, ce stanno l'amici de sempre. Io co sto disgraziato" e mette una mano sulla spalla del barbuto "ce passavo er tempo già da regazzino. Vivevamo vicini, annavamo a giocà sulla spiaggia insieme... e poi 'na bella mattina, che io me volevo ammazzà, questo me s'è presentato alla porta e me fa 'Oh, che stai a fà?' e io, che stavo cor pigiama alle 11 de mattina e facevo schifo che manco m'ero lavato 'che voi che devo da fà? stavo a annà ar Quirinale che m'hanno 'nvitato' e quasi je chiudo la porta che m'era sembrato scemo. Poi lui tira fuori da dietro la schiena 'na borsa de stoffa e dalla borsa sbucano ste du' capocette de cane" gli occhi gli si illuminano e indica i due cani che continuano a imperversare intorno a noi. "Me dice, 'io de bestie pelose nun ce capisco 'n cazzo, ma tu ce l'hai avuti i cani, se ne potemo prenne uno io e uno te, e tu me dai 'na mano a tirallo su ... a educallo... e me voj fa entrà che fa freddo!' e da quer giorno nun se semo più divisi.... come da regazzini...." Sorride, il barbuto guarda altrove, come se in fondo non volesse essere coinvolto in questa storia di solidarietà, di solitudine, "Aho, mo basta che me stai a fà venì a lacrimuccia! che dice signorì, je lo potemo offrì 'n caffè?" il calvo ridacchia e mi strizza l'occhio. Accetto il caffè che prendiamo in uno dei pochi chioschi aperti sulla spiaggia. Cominicamo così una chiacchierata-discussione che va avanti per qualche ora. Si parla di donne e uomini sopratutto, i due nullafacenti non me ne fanno passare una, tanto per cominciare mi chiedono che fa "de mestiere" l'uomo con cui sto, alla mia risposta sgranano gli occhi, "che vordì è 'n'artista? che paga lei l'affitto?" si scandalizza il barbuto. "Aho, e che je fa? pure se paga lei a te che te frega?" ribatte il calvo. "E no porca zozza! certe cose 'n'omo nun le po' manco sentì se è omo!" e parte un dibattito tra i due su cosa-sia-un-uomo. Io zitta non ho ne negato ne confermato. Me la godo questa scenetta tra "uomini all'antica" che dibattono in una lingua che non è ne italiano ne romanesco. "Un momento", intervengo, "ci sono artisti che guadagnano quello che vogliono, quindi perché dovrei per forza essere io a pagare l'affitto? e poi non viviamo insieme..". Mi squadrano "Naaa, er suo è morto de fame semo sicuri!" e tutti a ridere, dato che è vero mi unisco. Ai caffè seguono bibite mentre i cani si sono accucciati sporchi di sabbia e felici. Non posso neppure accennare a tirar fuori il portafogli, sono con due "omini" mica si possono far offrire qualcosa da me. Me li guardo, li ascolto, è un giorno strano, non mi sento attaccata o disturbata dai loro commenti, dal loro scuotere la testa, o argomentare, anche un po' sgangherato, sulle donne indipendenti e gli uomini imbranati-che-non-sono-più-come-eravamo-noi, dai loro "Eh no, mo' 'n'attimo... e va be' seee, però... ". Mi diverte il loro capire che io voglia un giorno solo per me e il non capire come mai il mio compagno non abbia nulla da dire in proposito, "Aho' ma manco 'na parola? gnente gnente?" non ci possono credere. Continuiamo a ridere, a scherzare e a raccontarci fatti e vicende, commentando tutto il commentabile fino all'ora di pranzo. Non accetto anche l'invito a pranzo, ora ho voglia di stare da sola, mi salutano con un'ultima battuta del barbuto "lei deve scappà!" che "signorì, senta a me: la maggior parte dell'omini so troppo scemi pe' capì il valore de 'na donna intelligente, ma a volte pure de una cretina, prima dell'età della pensione... scappi lei prima che lo faccia lui così se 'mpara! scappi sempre lei pe' prima!". Cosa che, è risaputo, io non ho imparato a fare.
Ecco vanno, quei due vecchi così diversi, con i loro cani bastardissimi e meravigliosi, con la loro storia e la vita che ancora gli resta. Io riprendo a camminare e intanto ripenso all'unica battuta detta da me che era stata accettata senza discussioni, una cosa molto banale, detta forse solo per arginarli un momento: C'è un tempo per ogni cosa. Avevano accolto la frase entrambi con aria grave, annuendo. Sì, c'è un tempo per gli artisti svagati, uno per trovare un porto sicuro, uno per dare, come uno per ricevere e sopratutto un altro tempo ancora, quello di star da sola a camminare sulla spiaggia.
6 commenti:
Molto bello, Farly...raccontato con un ritmo prezioso...dovrei imparare da te ad ascoltare di più l'umanità e forse avrei più storie carine da raccontare :-) invece la mia allergia per i bipedi raziocinanti mi limita un po' :-)
ad ogni modo, mi è piaciuto tanto :-)
bipedi ok, ma raziocinanti.... forse se li guardi solo come bipedi non ti danno tanto fastidio... :-) grazie sono contenta ti sia piaciuto e che il ritmo funzioni, anche perché ci ho penato a trovarlo :-D
sì, sì, lo hai trovato, Farly...non so, ma a me come lo hai scritto è sembrato un po' la risacca delle onde :-)
gosests, dice blogspot, sull'impostanza di non competere: arriva sempre sesto e vivrai meglio :-)
anglo-romagnolo oggi blogspot.... :-D
nella prima parte avevo letto il tuo amore per loro.
in questa seconda me ne sono innamorata anche io.
bellissimo!
a.
@a: grazie... mi sa che mi toccherà scappare con un pensionato... ;-)
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