domenica 19 ottobre 2008

Intelligente?



Foto di Sandro B.

Dopo essermi sfogata per bene nel post precedente, ora posso permettermi di prendere spunto. Così mi sono messa alla ricerca di cose intelligenti nate dai drammi femminili e non. Il problema che ho incontrato è definire cosa sia intelligente. In fondo, a seconda del momento, dello stato d'animo e di mille altri fattori troviamo intelligenti cose totalmente diverse.
La prima volta che lessi le poesie di Alda Merini, ad esempio, le trovai terribili, dolorose, farneticanti, non riuscii a vedere altro. In seguito, passato del tempo, le rilessi e vidi al loro interno ciò che non avevo colto alla prima lettura. Ci fu un cambiamento totale di percezione: mi sembrarono finestre meravigliose sull'anima umana, fiori di una pianta che cerca di curare la propria malattia attraverso le parole e molto altro ancora. Cosa era cambiato nella mia lettura? Avevo saputo chi era la poetessa, avevo letto qualcosa della sua storia, avevo acquisito informazioni sul contesto. E dunque ero in grado di leggere le sue parole senza sovrapporvi totalmente la mia "mappa" della realtà.

La mia poesia è alacre come il fuoco
trascorre tra le mie dita come un rosario
Non prego perché sono un poeta della sventura
che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore,
sono il poeta che grida e che gioca con le sue grida,
sono il poeta che canta e non trova parole,
sono la paglia arida sopra cui batte il suono,
sono la ninnanànna che fa piangere i figli,
sono la vanagloria che si lascia cadere,
il manto di metallo di una lunga preghiera
del passato cordoglio che non vede la luce.

(Alda Merini, da "La volpe e il sipario")

3 commenti:

Gillipixel ha detto...

a volte ho l'impressione che l'incontro con certi autori sia dettato da una sorta di magia: ti sembra che quella tale lettura la dovevi e la potevi incontrare solo in quel preciso momento...e non è detto che certe esperienze estetiche "più ingenue", sperimentate in età acerba, siano meno valide di altre incontrate in età più matura...mi pare che anche Leopardi parlasse di qualcosa di simile nel suo Zibaldone...

farlocca farlocchissima ha detto...

il piacere delle parole si forma spesso molto presto, quando annoiandoti, prima guardi fuori dalla finestra, poi cominci a leggere e senti la musica dei versi. sì è magia :-)

Gillipixel ha detto...

a volte le magie con le parole possono avere anche l'aspetto della lettera rubata di Poe, sono lì facili, ma subito non le vedi, non le cogli...mi è successo quest'estate con la lettura del Decamerone, un super classico che adoro da anni...beh, mi sono accorto che rileggendo certe mie novelle predilette sussurrando appena le parole sottovoce, si prova un piacere che sfiora la sensualità...senti la fisicità delle sillabe che sfiora la lingua e come esperienza di lettore diventa una faccenda molto più intensa...però credo che in questo caso molto dipenda dall'essenza del libro in questione...ciao :-)