Certi giorni di ottobre a Roma, non hanno prezzo. La temperatura è perfetta, né troppo caldo, né troppo freddo, l'aria è tersa, appena pulita da uno scroscio di pioggia, la terra bagnata, i sanpietrini finalmente puliti. Sono anche arrivati degli amici da fuori, così puoi cogliere l'occasione per andare a vedere qualcosa che ancora non hai visto, perché a Roma c'è sempre qualcosa che non hai visto. La Villa dei Quintili ad esempio o il giardino pubblico di Villa Aldobrandini che ce l'hai sotto casa ma non ci sei mai passata. Il giorno scorre dolcemente nell'aria tiepida che non si raffredda nemmeno a sera. Cammini per le vie del centro, entri in un bar dove una ragazza cinese ti fa un caffè ottimo, visiti una mostra, vai a cena con quegli amici di passaggio. Ti nutri del calore della loro compagnia, dell'affetto che ti sembra normalmente merce rara mentre ti disperdi nei mille rivoli del quotidiano. Gli amici ripartono, lasciano dietro di sé una presenza dipinta con i colori delle risate e delle belle discussioni, lasciano qualcosa che, forse, ti nutrirà per tutta la settimana.
La sera di ottobre è ancora morbida, vale la pena proseguire; magari con un cinema che poi scivola tra i tavoli di un minuscolo caffè dove qualcuno, che stava lì solo per caso, comincia a suonare Beethoven al pianoforte. Passa un venditore ambulante e tra le note del Chiaro di Luna vuole venderti un ragno di metallo che ti massaggia la testa. Intanto al tavolo vicino due innamorati si guardano negli occhi da un'ora senza parlare. Tu stai lì, con la tua amica a parlare dei passaggi della vita che marcano anche il corpo e di teoria e pratica dei sistemi umani, così, ondeggiando da una storia all'altra.
Essere a Roma, a volte, è come sogno.
La sera di ottobre è ancora morbida, vale la pena proseguire; magari con un cinema che poi scivola tra i tavoli di un minuscolo caffè dove qualcuno, che stava lì solo per caso, comincia a suonare Beethoven al pianoforte. Passa un venditore ambulante e tra le note del Chiaro di Luna vuole venderti un ragno di metallo che ti massaggia la testa. Intanto al tavolo vicino due innamorati si guardano negli occhi da un'ora senza parlare. Tu stai lì, con la tua amica a parlare dei passaggi della vita che marcano anche il corpo e di teoria e pratica dei sistemi umani, così, ondeggiando da una storia all'altra.
Essere a Roma, a volte, è come sogno.
8 commenti:
Stupendo, Farly :-) Mi oppongo strenuamente solo ad una cosa: questo non è affatto un parlare di nulla :-) ma neanche per idea :-)
E' proprio così Roma...anche un inveterato gattaccio Cecco Campagnolieri, qual i' sono e fui, lo sa :-)
@gilly: ma dai sì che è parlare di nulla... del nulla di cui sono fatti i momenti migliori della vita in fondo :-)
Come sempre la mia metà di chimera mi rimette sulla strada giusta :-) è vero, Farly, dimenticavo il valore fondamentale dell'inutilità, imprescindibile da tutte le cose che sanno regalare gioia nella vita...in questa accezione sì, certo, il tuo scrittino è perfetto parlare di nulla :-)
matiogi, dice blogspot...ma io ribatto: mati ogi, mati domani, sempre mati siamo :-)
eeeh eeeh oggi siamo al top del commentatore onanista .... ci lisciamo a vicenda che è una bellezza... insomma gilly tu mi hai insegnato l'alto valore moral-estetico-creativo dell'inutilità ;-) l'oracolo è sempre palesemente in sintonia ...
Eh, quanto ti invidio. Adoro Roma. :-)
ma grazie onorata della visita :-) certo alcuni giorni c'è poco da invidiare, però lo ammetto sono proprio fortunata a vivere qui....
...Sul GRA i sogni sono incubi!!
:-|
@pino: ma vai apasseggio sul GRA? ;-)
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