Passano gli anni, per fortuna si cambia. Non radicalmente, l'essenza di ciascuno rimane sostanzialmente identica, ma cambiano i punti di vista. Ribadisco, per fortuna. Ho trascorso la maggior parte della mia vita guardando verso il futuro, con un certo timore, con una discreta dose di paura. Il presente non mi piaceva tanto, il passato era pieno di buchi neri abbastanza spaventosi. Questo fino ad un certo punto. Poi qualcosa è cambiato, ho cominciato a pensare solo all'adesso, considerando il futuro solo quando dovevo prendere delle decisioni e valutarne le conseguenze. E' stato allora che ho cominciato a pensare a questa poesia di Hikmet come a qualcosa di verosimile:
Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.
(N. Hikmet)
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.
(N. Hikmet)
7 commenti:
E cccavoli se ccc'hai ragione :-) ...è curioso infatti (e fa pure un po' rabbia) come sia diverso il modo di confrontarsi col senso del tempo nelle diverse età della vita: quando si è piccoli ha più un aspetto "aritmetico", cioè puoi vedere (o almeno credi che sia così)con precisione dove si trova un puntino futuro, oppure uno appena passato e così via...crescendo invece il tempo nella mente e nel cuore assume sempre più contorni "geometrici", ci puoi spaziare dentro con un po' più libertà e serenità, è meno assillante l'immagine che te ne fai...dicevo che un po' fa pure rabbia, perchè se da piccolo avessi avuto un senso del tempo simile a quello che ho conosciuto crescendo, credo sarei stato leggermente più felice...ma tanto è inutile recriminare, che le regole del Reale sono queste e non si scappa :-)
be' se nascevi con il senso del tempo di oggi eri nato "vecchio"... pensa che sfiga! :-)
mmmhhh...questo aspetto mi era sfuggito :-)...ma lo sai che a pensarci bene, forse anche da piccolo sono sempre stato un "bambino vecchio"? :-)...non credo che fra i miei amici delle elementari ce ne fossero tanti altri che rimanessero sgomenti davanti al tg sentendo parole come Cambogia e Vietnam :-)...mah...
non so di che anno sei, ma "ai miei tempi" (inizio anni '70) ci prendeva male a tutti o quasi di fronte al tg...
anche io ero bambino in quel periodo, e ricordo bene quel clima...sentivo questi nomi sparsi, Concutelli, Mario Tuti o robe così, e non capivo bene, ma erano come l'orco delle fiabe...una cosa però capivo: che non si trattava di una fiaba...boh, una sensazione difficile da descrivere oggi...
penso che quello che si sentiva era la paura degli adulti. noi non avevamo gli strumenti per capire cosa fosse, loro sì. dalle mie parti comunque facevano un tale casino sui fatti privati che c'era di che distrarsi :-)
allora c'è proprio da dire che era una fortuna avere direttamente in casa le armi di distrazione di massa :-)...da piccoli poi quei fantasmi facevano presto a dileguarsi: bastava magari un panino con burro e marmellata, o qualche ora passata a giocare coi Lego :-)
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