In analisi numerica esistono degli algoritmi per la soluzione approssimata di equazioni, sistemi di equazioni e calcolo di integrali che sono efficaci, eleganti e lenti come lumache. In che senso lenti? Be' nel senso che ci mettono molto, molto tempo per arrivare alla soluzione o a trovare "l'ottimo" (in senso matematico) che si sta cercando. Non tutti sono lenti, ma certi lo sono, se il problema è molto complicato è meglio non usarli, ma ciò non toglie nulla al loro fascino. Ebbene sì, questi aggeggi di calcolo mi hanno sempre affascinato (lo ammetto io sono di quelli che trovano poetica la matematica ed annessi e connessi). Non sempre afferro al volo il loro funzionamento, spesso ci devo pensare un bel po' prima di capire che fanno, immancabilmente però, quando capisco, è una specie di epifania e sono felice. Spesso sono idee semplici, che le guardi e pensi "ma certo è ovvio!", altre volte no, sono complicatissimi e chi li ha messi insieme doveva avere un terribile mal di pancia quel giorno, per cui si incartò in qualcosa di terribilment complesso pur di non pensare alla nausea.
Al di là dell'aspetto tecnico, dell'utilità di questo genere di cose, lo studio, la lettura a tema matematico ha sempre provocato in me dei voli della mente, il generarsi di associazioni improbabili, il crearsi di immagini. Ad esempio, in un'epoca di overdose di calcolo infinitesimale, chiudevo gli occhi e vedevo danze di integrali e derivate di vario ordine e genere crearsi davanti ai miei occhi, coreografie complesse e colonne sonore variegate che fluttuavano dal minuetto all'hard rock, a seconda della stanchezza e dell'ora del giorno o della notte.
E' dunque inevitabile che anche gli algoritmi di approssimazione numerica evochino immagini e pensieri vari. Infatti esistono persone nella mia vita con le quali sono arrivata all'ottimo usando algoritmi come quelli citati, piano piano, un giorno un passo avanti, un altro giorno un salto lontano, poi una sosta intrappolati da un "ottimo locale" (una di quelle fosse in cui cadono questi algoritmi e ci mettono del tempo ad uscirne), nel quale abbiamo diguazzato per un po'. Senza essere però soddisfatti. Allora via un altro salto lontano. La macchinetta di calcolo continua a girare. Ci si scruta, ci si annusa, ci si sfiora, si parla pure poco. Poi, ad un certo punto, finalmente, l'algoritmo converge. E allora si sta lì e ci si ama e basta. Con a. è stato così, con pochi altri anche. Ci siamo girati intorno per intere epoche senza mai fermarci da qualche parte. Poi una qualche circostanza, il nostro vagare inquieto per la vita, ci hanno condotto, proprio come un algoritmo alla Newton-Raphson, alla soluzione più stabile, ottimale. Nulla garantisce che poi non si riparta per altre vie, certo, siamo umani non sistemi di equazioni, ma certo è che quel che si è trovato è davvero molto molto prezioso. A. chiama questi legami covalenti, perché le piace la chimica, sono quei legami tra atomi che ci mettono molto tempo per crearsi (io sono una zappa in chimica quindi si prenda da qui solo il senso poetico please) però per romperli occorre una fortissima immissione di energia dell'esterno. Ci sei arrivato lì, è l'ottimo per te e l'altra persona, ormai ognuno "sa" l'altro senza bisogno di raccontare la storia intera, basta stare insieme, anche in silenzio.
Al di là dell'aspetto tecnico, dell'utilità di questo genere di cose, lo studio, la lettura a tema matematico ha sempre provocato in me dei voli della mente, il generarsi di associazioni improbabili, il crearsi di immagini. Ad esempio, in un'epoca di overdose di calcolo infinitesimale, chiudevo gli occhi e vedevo danze di integrali e derivate di vario ordine e genere crearsi davanti ai miei occhi, coreografie complesse e colonne sonore variegate che fluttuavano dal minuetto all'hard rock, a seconda della stanchezza e dell'ora del giorno o della notte.
E' dunque inevitabile che anche gli algoritmi di approssimazione numerica evochino immagini e pensieri vari. Infatti esistono persone nella mia vita con le quali sono arrivata all'ottimo usando algoritmi come quelli citati, piano piano, un giorno un passo avanti, un altro giorno un salto lontano, poi una sosta intrappolati da un "ottimo locale" (una di quelle fosse in cui cadono questi algoritmi e ci mettono del tempo ad uscirne), nel quale abbiamo diguazzato per un po'. Senza essere però soddisfatti. Allora via un altro salto lontano. La macchinetta di calcolo continua a girare. Ci si scruta, ci si annusa, ci si sfiora, si parla pure poco. Poi, ad un certo punto, finalmente, l'algoritmo converge. E allora si sta lì e ci si ama e basta. Con a. è stato così, con pochi altri anche. Ci siamo girati intorno per intere epoche senza mai fermarci da qualche parte. Poi una qualche circostanza, il nostro vagare inquieto per la vita, ci hanno condotto, proprio come un algoritmo alla Newton-Raphson, alla soluzione più stabile, ottimale. Nulla garantisce che poi non si riparta per altre vie, certo, siamo umani non sistemi di equazioni, ma certo è che quel che si è trovato è davvero molto molto prezioso. A. chiama questi legami covalenti, perché le piace la chimica, sono quei legami tra atomi che ci mettono molto tempo per crearsi (io sono una zappa in chimica quindi si prenda da qui solo il senso poetico please) però per romperli occorre una fortissima immissione di energia dell'esterno. Ci sei arrivato lì, è l'ottimo per te e l'altra persona, ormai ognuno "sa" l'altro senza bisogno di raccontare la storia intera, basta stare insieme, anche in silenzio.
Fra la calma e l'albereto,
fra la radura e la solitudine,
il mio vaneggiamento passa timoroso
conducendomi l'anima per mano.
È tardi già, e ancora è presto.
(Fernando Pessoa)
fra la radura e la solitudine,
il mio vaneggiamento passa timoroso
conducendomi l'anima per mano.
È tardi già, e ancora è presto.
(Fernando Pessoa)
8 commenti:
Bellissimo, Farly...io non ho mai avuto una mente prettamente matematica...ma se trovo chi la materia me la sa far prendere su dalla sua porticina poetica (come hai saputo fare benissimo tu in questo caso), l'emozione è davvero forte...
Grazie!!!
:-)
eehe ehe eeh gilly, un po' è merito pure delle chiacchiere che facciamo io e te sui libri che parlano dei matematici. da lì ho capito che in fondo si può parlare anche di questo tipo di poesia :-)
la poesia non ha confini, Farly, si può insinare in tutti i risvolti dell'umano rimuginare :-)
non è questione di dove trovarla, ma il punto è sempre e solo essere in grado di scovarla :-)
la matematica ne è piena zeppa...il mio problema forse è sempre stato l'opposto: nella matematica vedo di più la poesia che il senso dei calcoli veri e propri :-) ma questo è un altro discorso :-)
se guardi bene anche l'aspetto più prettamente tecnico, come può essere il calcolo di un integrale, ha una sua poesia. tutto sta ad impadronirsi del linguaggio. nella matematica hai due livelli, volendo semplificare, da un lato le grandi idee, il livello più astratto, le formalizzazioni dei grandi concetti, e questo livello ha una sua poetica abbastanza evidente. poi c'è il lato tecnico, l'armeggiare direttamente sulla formalizzazione e i numeri. ecco questo livello somiglia più al lavoro di un orafo, di un artigiano pignolissimo e quindi anche qui c'è poesia basta saperla trovare.
Insomma.. decidiamoci.. certi post o li scrivi tu o li scrivo io.. No, scusa.. ti leggo da un po', da quando sono inciampato in un post che stavo per scrivere, e invece era già sul tuo blog (solo scritto meglio..). Proprio in questi giorni continuo a pensare a quanto io ami i numeri (da buon ing.) e la parole (soprattutto se nutrite da Pessoa), a quanto mi servano l'ordine della matematica e il riaffiorare silenzioso della Poesia, e ancora una volta sei stata più veloce di me.
Grazie per il pensiero.
e benvenuto mattia è un piacere condividere la passione per queste cose con altri :-) be' se vuoi ci sentiamo quando uno vuole scrivere qualcosa e tiriamo a sorte chi la pubblica per primo ;-)
... allora capisco che la tua lettura del nostro incontro l'hai vissuta "atomicamente" sola con me? io invece ricordo un immediato potenziale "ionico" impedito da un elemento del c.
ecco il mio ricordo.
un b.
a.
@a: :-) precisiamo, gli elementi che rendono lenta la convergenza di un algoritmo di questo tipo, o covalente il legame, possono essere multiformi, interferenze varie, tipo certi elementi a contrasto (del c. appunto), o fattori interni evolutivi o qualsiasi cosa, fatto sta che ci si mette un sacco di tempo, pure se il potenziale ionico c'è fortissimo ... smack :-)
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