Dovete sapere che la qui presente farlocca farlocchissima ha, nel cassetto, una serie di antiche passioni. Un po' di quelle cose che abbiamo tutti, dei avrei-tanto-voluto o mi-sarebbe-tanto-piaciuto che al presente sono ancora tali. Alcune di queste passioni le abbiamo un po' seguite, poi la vita ci ha imposto delle scelte e abbiamo capito che erano secondarie rispetto ad altre, abbandonandole. Altre erano irrealizzabili prima e a maggior ragione lo sono ora. Un esempio è il mio sogno di fare la trapezista, puro delirio onirico per una che soffre di panico da altezza (si badi bene, panico, non vertigini) e che oltre tutto non ha più vent'anni. Al massimo se mi prendo un po' di roba lisergica (tipo timballo di funghi messicani) posso avere la sensazione di essere su di un trapezio a volteggiare, ma non so bene quali possano essere le conseguenze sul piano del reale. Comunque nel mio cassetto esistono tante cose che si possono ancora fare, prima o poi studierò l'arabo e l'ebraico, tanto per dirne una. Un'antica passione me la sono andata a rinverdire e spero a riacchiappare, proprio in questi giorni: il tango. Sono stata invitata a un fine settimana con seminario di tango annesso. Mi ci sono catapultata abbandonando l'abito da criceto lavorativo e indossando rapidissima vestito e tacchi. Certo la scarsa abitudine a questi ultimi ha provocato alcuni effetti collaterali, ma a parte ciò la conseguenza primaria è stata pura felicità. Anni fa mi ero già lanciata in questa avventura, ma volli abbandonare dando priorità ad attività sportive già in corso e al lavoro che risentiva delle mie incursioni in milonga fino alle 3 del mattino. Ad un certo punto, legatami affettivamente all'ultimo convivente, cercai di indurlo, senza alcun successo, a venire a ballare il tango con me, sola il tango non si balla, mi dicevo, rinunciando per più di dieci anni a questa passione. Falsa convinzione la mia, in fondo basta organizzarsi, iscriversi ad un opportuno corso e qualche altro disperato come te lo trovi.
Ma veniamo al punto. Perché il tango mi piace tanto? Al di là della musica e dei testi di molte canzoni, è la dinamica specifica della danza in sé che mi affascina. Nel tango l'uomo conduce il gioco, guida la donna nei passi, nel movimento. La donna segue ascoltando i segnali corporei del compagno e crea il movimento ornato. Però per ottenere un risultato appena ragionevole, entrambi i ballerini devo porsi in ascolto l'uno dell'altro, un ascolto non auditivo ma cinestesico, corporeo. E' il corpo di ognuno che deve ascoltare quello dell'altro. Un po' come nel sesso ma senza l'aiuto della biologia o dell'ormone che possono supplire spesso anche a gravi carenze dei partecipanti. E qui viene il bello, si scopre di essere sordi. Scopri che il tuo corpo non è disposto ad ascoltare, non sa come fare, sei lì tra le braccia di un estraneo (anche più imbranato di te), dopo una mezz'ora di pestate di piedi, di "ops scusa non ho capito" "merda come si dava il segnale per farti girare" ed altre amenità, tra una risata e l'altra, te e quell'estraneo riuscite a fare un paio di passi, a camminare insieme, ad armonizzare, per un attimo, i corpi a tempo di musica. Ed è come essersi scambiati qualcosa di molto molto intimo. Una comunicazione sottile, aldilà del verbale che ti lascia stupita, non pensavi fosse possibile o almeno non con quelle modalità.
Il mio compagno prevalente di tango per il fine settimana è stato un signore di Bologna alla soglia dei 70, conosciuto lì al seminario (mica a tutte capita il Pablo Veron di Lezioni di Tango). Alla fine delle innumerevoli pestate di piedi, delle numerosissime risate e delle battute con citazioni romagnole a me incomprensibili, mi ha guardato e ha detto "mo che bello, mi sa che abbiamo cominciato un gran bel viaggio!". Vi avviso se strada facendo trovo un Pablo Veron.
Ma veniamo al punto. Perché il tango mi piace tanto? Al di là della musica e dei testi di molte canzoni, è la dinamica specifica della danza in sé che mi affascina. Nel tango l'uomo conduce il gioco, guida la donna nei passi, nel movimento. La donna segue ascoltando i segnali corporei del compagno e crea il movimento ornato. Però per ottenere un risultato appena ragionevole, entrambi i ballerini devo porsi in ascolto l'uno dell'altro, un ascolto non auditivo ma cinestesico, corporeo. E' il corpo di ognuno che deve ascoltare quello dell'altro. Un po' come nel sesso ma senza l'aiuto della biologia o dell'ormone che possono supplire spesso anche a gravi carenze dei partecipanti. E qui viene il bello, si scopre di essere sordi. Scopri che il tuo corpo non è disposto ad ascoltare, non sa come fare, sei lì tra le braccia di un estraneo (anche più imbranato di te), dopo una mezz'ora di pestate di piedi, di "ops scusa non ho capito" "merda come si dava il segnale per farti girare" ed altre amenità, tra una risata e l'altra, te e quell'estraneo riuscite a fare un paio di passi, a camminare insieme, ad armonizzare, per un attimo, i corpi a tempo di musica. Ed è come essersi scambiati qualcosa di molto molto intimo. Una comunicazione sottile, aldilà del verbale che ti lascia stupita, non pensavi fosse possibile o almeno non con quelle modalità.
Il mio compagno prevalente di tango per il fine settimana è stato un signore di Bologna alla soglia dei 70, conosciuto lì al seminario (mica a tutte capita il Pablo Veron di Lezioni di Tango). Alla fine delle innumerevoli pestate di piedi, delle numerosissime risate e delle battute con citazioni romagnole a me incomprensibili, mi ha guardato e ha detto "mo che bello, mi sa che abbiamo cominciato un gran bel viaggio!". Vi avviso se strada facendo trovo un Pablo Veron.
8 commenti:
bello, Farly :-) sabato sera da Fazio era ospite Alberto Bevilacqua, ed hanno parlato un po' del tango, dato che la mamma dello scrittore era argentina ed esperta di questa arte...hanno dato diverse definizioni, e tra le altre lo hanno chiamato anche "un coito danzato"...molto bella anche l'immagine ricordata, della mamma di Bevilacqua che dissertava di tango con Borges :-)
tutto quello che comporta contatto tra un uomo e una donna finisce con l'essere paragonato al sesso :D per me la cosa che più affascinante è il cercare la comunicazione oltre le parole, quella comunicazione a cui non vogliamo mai far caso, quell'ascoltare ampio che vorrei tanto imparare ...
la metafora scatta poi molto più spesso quando il punto di vista è quello maschile...chissà perchè :-)
l'aspetto che sottolinei tu, Farly, è molto più profondo in effetti...è la questione delle questioni fin dagli albori dell'umanità :-) e il sesso semmai ne è solo un aspetto...
forse quello dipende dall'eccesso di testosterone ;) sì è l'ascolto reciproco che spesso manca, ovunque e pure tra le lenzuola ...
bè, se nel tuo cammino incontri Pablo fammi un fischio...
nessun riferimento sessuale... solo TANGO naturalmente....
qui mi interrompo perchè mi è cresciuto il naso... chissà perchè
oh certo maffy, siamo sempre tanto eteree e disinteressate ;-) il naso ha appena sbattuto sullo schermo del pc... ach
ecco...e poi sono gli uomini che hanno sempre il "kyoto fiso" :-D
adplings vi dirò allora, affidandomi all'oracolo che non sbaglia mai :-)
ti aspetto al giardino...
a.
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