martedì 10 giugno 2008

Canada: Vancouver






La nostra giornata a Vancouver inizia con un cielo grigio che non si sa dove voglia andare a parare. Sono le 6 del mattino e grazie al jet lag siamo svegli e pronti all'avventura. La prima cosa è la doccia, la seconda rintracciare lo Sciatore. Lo trovo al primo piano davanti al computer che controlla la posta, ha un'aria serena e felice dovuta alle quasi 12 ore di sonno che si è concesso. Il suo viaggio è stato meno cinematografico del nostro, è incantato dalla gentilezza dei locali, ha preso il bus dall'aeroporto ma essendo senza monete non poteva pagare la corsa, così il conducente gli ha detto di salire lo stesso, in fondo è un ospite. La colazione sarà servita solo alle 8 quindi usciamo subito e andiamo a mangiare. Ci raccontiamo il "come stai" e "che fai" degli ultimi tempi e poi davanti al caffè facciamo piani. Guida alla mano (il Conte e lo Sciatore hanno sempre la guida della città e la leggono pure) cerchiamo di decidere, cominceremo dalla Art Gallery dato che non si capisce se pioverà o meno, se esce il sole però affittiamo le bici. La gallery apre alle 10 fino ad allora occupiamo il tempo camminando verso il mare, la città è bellissima almeno qui downtown, grattacieli di acciaio e vetro ben distanziati tra loro, lasciano penetrare la luce fino alla strada, anzi ce la riflettono evitando l'effetto claustrofobico che si ha a New York. Come in molte città di mare ti trovi le navi praticamente sul marciapiede, l'effetto ci piace molto.

Si fa l'ora e la art gallery vale davvero la pena. Le mostre sia permanenti che temporanee sono molto interessanti, poi fuori pioviggina e lì invece si sta al calduccio. Dopo due ore e mezzo di cultura, acquisti vari dei miei compagni e molti commenti sulle opere, esce il sole... Si vanno a prendere le bici!
Prese le biciclette partiamo alla volta dello Stanley Park. Giro nella natura di circa 8km, rilassati, senza pensieri particolari, ci godiamo la pedalata, un hamburger al salmone (abbastanza cattivo) e io la visione dei life guard (bagnini) che a 10 gradi girano a torso nudo per la spiaggia....
Uscendo dal parco continuiamo il periplo della costa di downtown, la pista ciclabile gira intorno al centro città. Sembra che tutta la città sia in giro a correre, pedalare o pattinare, dormire sul prato e quant'altro si possa fare all'aria aperta. Come in tutti i paesi freddi non appena esce un raggio di sole tutti escono di casa. Pedaliamo verso la nostra prossima meta, Chinatown, quella di Vancouver è una delle più grandi al mondo. La città in sé ha 150anni e i cinesi sono arrivati subito. Vogliamo ciondolare per le strade e vedere un chinese garden che si dice sia molto bello.

Il giardino è bellissimo e mi riempie di malinconia. Penso al passato amore e alla comune passione per cose come questa... per fortuna comincia un allegro cazzeggio collettivo, sulle attività del momento. Dentro di me benedico i miei amici e proseguo la visita.


Parcheggiate le bici percorriamo Pender street, il Conte ed io abbiamo un'insana passione per i negozietti di schifezze made in china e non ne perdiamo uno. Lo Sciatore è vagamente perplesso ma quando troviamo quadretti in 3D raffiguranti ogni genere di soggetti (dagli acquari all'ultima cena) si associa e facciamo progetti su dove collocare le prestigiose opere nelle varie case. Io vorrei comprarmi un pentola (38cm di diametro) per cuocere al vapore, il Conte acquista un porta uovo rosso con rifiniture in oro (pura plastica) per un'amica comune e un completo giacca-cravatta-camicia-orologio di carta (è talmente kitsch da essere bello), lo Sciatore vuole la teiera di ghisa (peserà 3kg almeno). Rinunciamo alla crisi consumistica. Proseguiamo.
Si pedala e si riconsegnano le biciclette, sono quasi 12 ore che siamo in giro, tra jet lag e movimento la stanchezza comincia a prendere il sopravvento. Torniamo all'ostello, lo Sciatore ha ancora un conto in sospeso con il sonno, mentre il Conte ed io ci dedichiamo alla ricerca della sua valigia.
Della valigia non c'è notizia, si sa che è a Londra adesso, ma non si sa se è partita per Vancouver. Il Conte si accerta che la compagnia aerea abbia il nostro itinerario, almeno ha una stanza decente per la notte. Usciamo di nuovo per comprare altri generi tipo calzini. Ne approfitto per fare qualche acquisto per i nipotini e poi andiamo a cena. Siamo talmente stanchi che la conversazione procede a monosillabi e grugniti, ma il bello di essere amici è proprio questo: puoi anche grugnire. Stavolta mangiamo cose buone, magari un po' pesanti (fish and chips, calamari fritti, un po' di pollo e insalata)... trasciniamo i piedi verso l'ostello mentre intorno a noi infuria il sabato sera dei ragazzini locali, tra disco-pub e peep shows, bar, tacchi alti senza calze+minigonne modello tonsille al vento, canottiere e un freddo che si capisce che sono geneticamente modificati rispetto a noi. Il giorno dopo ci aspetta la macchina in affitto, un viaggio di almeno 500km per la destinazione finale e il lavoro.
Però siamo soddisfatti, Vancouver ci è piaciuta moltissima.

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