
Bisogna notare che di solito l'abbandonato/a, appena diventa tale, tende a sviluppare delle spine che quelle di un saguaro sono rade al confronto, la pelle, seppur apparentemente liscia e vellutata, si copre di impenetrabili (spirituali) spine pungentissime. L'abbandonato diventa respingente, chi si avvicina e fa il carino/a viene immediatamente respinto con ogni sorta di argomentazione.
Parlare all'abbandonato/a di nuove amicizie è sostanzialmente inutile "vieni che ti presento Tizio o Caia" è cosa superflua, fosse pure Adone o Venere con il cervello di un illuminato Zen, verrà trovato sostanzialmente disgustoso. La ferita aperta duole troppo e qualunque rapporto nuovo richiede un mettersi in gioco che è fisiologicamente impossibile per il/la convalescente.
Ma arrivano i fatidici sei mesi, se il soggetto è passato già per qualche lutto, ci spera, ci conta, attende fiducioso/a quel momento magico in cui riuscirà a condurre una conversazione normale e magari anche affettuosa ed ammiccante con qualcuno. Attende e ci lavora. Tutte le mattine si sveglia e cerca di ricordare qualche orrido difetto del fuggiasco/a, tutte le mattine davanti al caffè, quando compare l'immagine di "noi due a fare colazione", furiosamente invoca immagini fastidiose dell'altro. Quando prepara da mangiare si ostina a cucinare solo cose che all'altro facevano sostanzialmente schifo, va a vedere tutti i film che l'altro non avrebbe mai voluto vedere e così via. Ci lavora e spera.
Poi arriva la boa, la giri senza neanche pensarci, e, come per miracolo, stai di nuovo su con la testa. Un giorno cominci a chiacchierare con uno sconosciuto/a, quello ti fa un complimento e invece di morderlo, sorridi e sbatti le ciglia (o gonfi il pettorale, equivalente maschile dello sbattimento di ciglia), fai una battutina scema e ti rilassi godendoti il gioco. C'è di nuovo un senso di leggerezza in ciò che fai, ti senti un po' come la figura del Matto di certi mazzi di tarocchi, pronto a passeggiare sul bordo di un precipizio.... Guardi il calendario e ti rendi conto... 'azz sono passati sei mesi.
Poi arriva la boa, la giri senza neanche pensarci, e, come per miracolo, stai di nuovo su con la testa. Un giorno cominci a chiacchierare con uno sconosciuto/a, quello ti fa un complimento e invece di morderlo, sorridi e sbatti le ciglia (o gonfi il pettorale, equivalente maschile dello sbattimento di ciglia), fai una battutina scema e ti rilassi godendoti il gioco. C'è di nuovo un senso di leggerezza in ciò che fai, ti senti un po' come la figura del Matto di certi mazzi di tarocchi, pronto a passeggiare sul bordo di un precipizio.... Guardi il calendario e ti rendi conto... 'azz sono passati sei mesi.
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